Rylko: il Giubileo del Rinnovamento nello Spirito, una corrente di grazia
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
“Un popolo che ha scoperto che la Pentecoste non è un evento del passato ma un evento sempre vivo e presente nella Chiesa”. Il cardinale Stanislaw Rylko, arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore, inizia così la celebrazione che segna l’avvio del Giubileo d’Oro del Rinnovamento nello Spirito in Italia. Un evento che coincide con l’inizio della 45.ma Conferenza Nazionale Animatori, in programma fino al 28 novembre al Palaterme di Fiuggi e in 133 luoghi diocesani.
La forza missionaria della Chiesa
Nell’omelia, il cardinale ricorda che “celebrare un Giubileo nella Chiesa vuol dire risvegliare la memoria e lo stupore per le grandi opere che Dio ha compiuto nella nostra vita, nella vita della Chiesa e nella vita del mondo”. Ricordando lo spirito dei primi anni, accolto dai Papi con apertura e disponibilità, il Rinnovamento è diventato dopo 50 anni “una realtà diffusa in Italia in maniera capillare; è un enorme popolo e un’importante forza missionaria a servizio della Chiesa”. Si è assistito – sottolinea il cardinale Rylko – a tante vocazioni, matrimoni, a tante rinascite, il Giubileo è anche una “sfida” a vincere la routine e la stanchezza che possono arrivare.
Un cammino affidato a Maria
C’è infatti una “stanchezza buona”, come ha detto Papa Francesco, che “è quella di un discepolo di Cristo che senza riserve si dedica al lavoro missionario” ma anche una “stanchezza cattiva” che invece “estingue la capacità di desiderare cose grandi, impedisce di volare verso le alte vette della santità e ci rinchiude nella mediocrità”. L’invito del porporato è di vivere questo Giubileo come un ritorno al “primo amore”, “un richiamo per tutti voi a riscoprire con rinnovato stupore ed entusiasmo l’affascinante bellezza di questa straordinaria corrente di grazia, che ormai da 50 anni anima la vostra vita e la vita della Chiesa”. Da qui l’esortazione ad affidare il cammino a Maria, la “piena di grazia”, “la prima e la più grande carismatica della storia”, perché questa occasione “porti frutti copiosi di comunione e di rinnovato impegno nella vita e nella missione della Chiesa”.
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