A Savona la Giornata della pace al posto della Marcia di fine anno
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
L’appuntamento è nella cattedrale di Santa Maria Assunta di Savona, dove alle 19.30 si svolge una veglia con riflessioni sui temi del Messaggio di Papa Francesco per la 55.ma Giornata mondiale per la pace "Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura". Annullata, in seguito alle nuove misure disposte dal Governo per contenere i contagi di Covid-19, la tradizionale Marcia della pace che la Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Cei, l’Azione cattolica italiana, Caritas italiana e Pax Christi Italia avevano previsto quest’anno nella diocesi di Savona-Noli, è stata pensata una Giornata nazionale della pace con due diversi momenti. Viene proposto, anzitutto da don Luigi Ciotti, fondatore del “Gruppo Abele” e di “Libera”, Renata Barberis, operatrice della Comunità di San Benedetto al porto di Genova, e Susanna Bernoldi, attivista e dirigente dell’Associazione amici di Raoul Foullereau, il commento del testo del Papa. Poi, alle 20.50, il vescovo di Savona-Noli, monsignor Calogero Marino, concelebra la Messa insieme a monsignor Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, che ha partecipato a tutte le Marce della pace svoltesi finora. La celebrazione viene trasmessa da Tv2000.
La pace, intreccio di dialogo, educazione e lavoro
Monsignor Calogero Marino spiega che il senso della Giornata è anche quello di ricordare le vittime delle guerre e dei conflitti ed evidenzia che oggi la via della pace può essere trovata nell’intreccio dei tre elementi di cui Papa Francesco parla nel suo Messaggio per l’1 gennaio, 55.ma Giornata mondiale per la pace: dialogo fra le generazioni, educazione e lavoro:
La tradizionale Marcia della Pace organizzata dalla Cei, da Azione Cattolica, Caritas e Pax Christi diventa Giornata nazionale della Pace…
Diventa Giornata nazionale della pace perché anche quest’anno siamo condizionati in modo forte dall’emergenza pandemica. La Marcia della pace avremmo voluto tenerla a Savona lo scorso anno, e invece anche quest’anno non possiamo tenere la marcia. Le ultime indicazioni del governo, in realtà, forse avrebbero consentito lo svolgimento della marcia, ma ci è sembrata una contro testimonianza nella misura in cui si chiede di evitare le feste in piazza, gli assembramenti. Abbiamo rinunciato al percorso che pure per molte settimane avevamo sognato e che è molto bello, a partire da un luogo molto simbolico per Savona, che è piazza Mameli, dove tutti i giorni dell’anno, alle 18, suonano 21 rintocchi della campana della pace a ricordare le vittime di tutte le guerre. Saremmo partiti da lì, dal suono di questa campana, a pregare per le vittime e poi a camminare per le strade di Savona. Questo non è possibile, quindi abbiamo ripiegato su due momenti pure molto significativi: un momento di veglia e di testimonianze alle 19.30, nella chiesa cattedrale, e poi alle 20.50 la celebrazione dell’Eucaristia.
Quale messaggio volete dare alla fine di quest’anno?
Il messaggio che a me sta particolarmente a cuore è quello di ritrovare la via della pace. Devo dire che, purtroppo, negli ultimi anni, una catechesi attenta al Vangelo della Pace si è un po' smarrita, mi pare, nella Chiesa. Credo che vada ritrovata, la pace, come parola centrale dell’Evangelo. Lo shalom dice la pienezza del dono di Dio, che è dono, appunto, ma che, però, chiede di essere accolto dagli uomini, chiede di costruire una cultura della pace, a partire proprio dalla radice cristologica. Cristo, infatti, è la nostra pace. Ecco, io vorrei che questo tema della pace ritornasse al centro dell’attenzione della comunità cristiana.
Nell’iniziativa pensata in cattedrale, su quali punti del messaggio del Papa per la 55.ma Giornata Mondiale della Pace, volete insistere?
Quello che mi colpisce nel messaggio molto bello di Papa Francesco è l’intreccio delle tre dimensioni: dialogo tra le generazioni, educazione e lavoro. Al punto 2 del documento il Papa scrive così: “L’opportunità di costruire assieme percorsi di pace non può prescindere dall’educazione e dal lavoro, luoghi e contesti privilegiati del dialogo intergenerazionale. È l’educazione a fornire la grammatica del dialogo tra le generazioni ed è nell’esperienza del lavoro che uomini e donne di generazioni diverse si ritrovano a collaborare, scambiando conoscenze, esperienze e competenze in vista del bene comune”. Mi pare un’espressione molto sintetica, ma anche molto precisa, che appunto dice l’intreccio di queste tre dimensioni. A me la parola intreccio piace particolarmente, perché oggi siamo nel tempo delle specializzazioni, delle competenze, delle divisioni rigide, ecco, il Papa dice non ci può essere una cosa senza l’altra, non ci può essere pace senza dialogo tra le generazioni, ma è nel lavoro che questo dialogo deve esperirsi ed è proprio nell’educazione che gli adulti, i nonni – come dice spesso Francesco – sono chiamati a dare la loro testimonianza alle giovani generazioni, imparando, anche, qualche volta, a farsi da parte. Ecco, l’intreccio fra queste realtà, dialogo fra le generazioni, lavoro, educazione, è molto concreto per costruire la pace. Questo intreccio ci interessa particolarmente, è interessante quello che dice il Papa quando parla di architettura della pace e di artigianato della pace. Quindi, la pace chiede, da un lato un contesto molto ampio, appunto architettonico, ma anche, poi, un’opera manuale, artigianale. E poi, visto che la Marcia della pace ha sempre avuto particolare attenzione al tema delle armi, della guerra, ci sono degli spunti molto belli al punto 3 del documento del Papa, quando dice: “Negli ultimi anni è sensibilmente diminuito, a livello mondiale, il bilancio per l’istruzione e l’educazione, considerate spese piuttosto che investimenti” mentre “le spese militari … sono aumentate, superando il livello registrato al termine della ‘guerra fredda’”. Quindi, diminuisce il bilancio dell’educazione e dell’istruzione, aumenta il bilancio delle armi e delle spese militari. Credo che abbiamo il dovere e il coraggio di testimoniare il nostro dissenso nei confronti di questa cultura delle armi, della guerra e della violenza.
Attraverso la giornata della Pace in cattedrale volete anche sostenere il progetto diocesano “La Scuola che sogniAMO”, di cosa si tratta?
Una cosa molto semplice: alcuni uffici della diocesi di Savona, in particolare l’Ufficio delle missioni e delle migrazioni, Caritas diocesana e Pastorale scolastica stanno portando avanti un progetto di integrazione dei minori stranieri nelle nostre scuole, per favorire la conoscenza della lingua, ma anche, poi, più ampiamente, l’integrazione delle classi e dei gruppi giovanili. La scuola che sogniamo è una scuola ospitale e inclusiva, fatta di tante tessere colorate, di tante lingue, di tante culture, che insieme costruiscono legami di pace. Quindi, molto semplicemente, raccoglieremo qualche piccolo denaro in ordine questo progetto, ma al di là dell’offerta in denaro è proprio il dato culturale che ci interessa. Sognare una scuola inclusiva e aperta a tutte le lingue e a tutte le culture. Sono tanti i ragazzi piccoli, i minori, che abitano i nostri territori; non possono rimanere al margine dell’attenzione della Chiesa e della società.
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