Bassetti: conosciamo bene il flagello della guerra. Il momento è drammatico
Antonella Palermo - Firenze
Sono giornate attraversate dalle preoccupazioni per quanto sta accadendo in Ucraina. Dal Palazzo Vecchio della città, scrigno di storia e bellezza, il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nella sua introduzione all’Assemblea congiunta di Vescovi delegati e Sindaci delle città del Mediterraneo, è tornato ancora una volta a citare l’ex sindaco di Firenze Giorgio La Pira: “Il Mediterraneo torni ad essere quello che fu”.
Ogni conflitto è una 'inutile strage'
Le armi non hanno mai risolto i problemi. Questo il cuore del messaggio di Bassetti che ha precisato quanto il momento “è davvero drammatico. Non possiamo non guardare al conflitto in corso ed esprimere tutta la preoccupazione e lo sgomento per quanto sta avvenendo”. “Conosciamo bene questo flagello – ha aggiunto - per questo abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere la pace. Ogni conflitto è una ‘inutile strage’, come affermò Benedetto XV nel pieno della Prima Guerra Mondiale. Il presente non può che essere racchiuso in una parola che diventa invocazione: pace!”, ha ancora scandito il porporato. Il capo dei vescovi italiani si è fatto portavoce in sostanza dell’avvio di un processo “non semplicemente ideale, di fratellanza e di conoscenza delle diversità che sono una grande ricchezza. La bellezza del mosaico di tradizioni e culture, violata dai drammi che vivono molti nostri popoli – ha concluso - è imperativo perché il Mare Nostrum torni ad essere crocevia di storie e tradizioni e non più doloroso cimitero”. Si intende portarlo ai leader internazionali, a capi di Stato e di governo per ribadire al mondo - come è scritto - che ‘siamo per la pace’. Bassetti stamattina ha raccontato ai giornalisti di essere stato profondato turbato dalle immagini dall’Ucraina di un carro armato enorme che inghiottiva una macchina piccolina. “Ha vinto quella persona che invocava la pace, non ha vinto il carro armato”, ha detto.
La giornata di domani, uniti al Papa "da lontano"
La rimodulazione della giornata di domani qui a Firenze, che avrebbe dovuto ospitare Francesco, prevederà la concelebrazione eucaristica nella Basilica di Santa Croce presieduta dal cardinale Bassetti, mantenendo invariata la partecipazione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La Messa sarà preceduta dall'incontro con un gruppo di profughi e rifugiati, in forma privata, con il presidente della Cei, il cardinale di Firenze Giuseppe Betori e con il sindaco Dario Nardella. Prima di questo momento, ci sarà stato l'ascolto di alcune testimonianze dai territori: il cardinale Lopez Romero, arcivescovo di Rabat; Kostas Bakoyannis, sindaco di Atene; monsignor Zelimir Puljic, arcivescovo di Zadar e presidente della Conferenza episcopale di Croazia; Moshe Lion, sindaco di Gerusalemme; e ancora monsignor Rami Flaviano Al-Kabalan, procuratore a Roma del Patriarcato di Antiochia dei Siri e Ekrem İmamoğlu, sindaco di Istanbul.
Puljic: "La guerra è una vergogna. Mi sento umiliato, avendola già vissuta"
"Questa nostra riunione in una situazione di guerra ha messo ancora più in risalto la irragionevolezza della guerra", ha detto ai nostri microfoni il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali che, ai cristiani che sono in Ucraina e vivono sotto assedio, offre un simbolico abbraccio nella consapevolezza di vivere un senso di impotenza nei loro confronti. Felicissimo dell'intuizione di invitare a confronto primi cittadini e presuli del Mediterraneo, è monsignor Hocevar Stanislav, arcivescovo di Belgrado, segretario generale della Conferenza episcopale internazionale dei Santi Cirillo e Metodio: "c'era anche il sindaco di Belgrado e questa è stata un'ottima cosa", dice. Soprattutto, evidenzia la necessità di ringraziare di più il Creatore di tanta bellezza nel Mediterraneo di cui possiamo fruire. "Bisogna sentire di più che è dono di Dio - afferma - e la Dichiarazione che abbiamo firmato è molto buona perché orienta al dialogo e alla pace, cose molto importanti in questo tempo e mi è piaciuto che anche i sindaci lo abbiano sottolineato". E poi sulla crisi in Ucraina: "Ci pone una nuova sfida per impegnarci di più sull'unità dei cristiani. Dobbiamo credere con tutto il cuore, perché solo una fede profonda aiuta. Se viviamo il cristianesimo in maniera convinta, le dittature cadono".
Di evento "storico" parla anche, sempre ai nostri microfoni, il cardinale Zelimir Puljic, arcivescovo di Zadar, presidente della Conferenza episcopale di Croazia: "Tutti abbiamo condannato l'aggressione, è una vergogna per l'Europa, gli Stati e i popoli cristiani. Mi sento umiliato, avendo già vissuto la guerra quando ero vescovo a Dubrovnik. Bisogna fare al più presto qualcosa per bloccare questa crisi". Dal Libano, il cardinale Boutros Béchara Rai, patriarca di Antiochia dei Maroniti, presidente dell'Assemblea dei patriarchi e vescovi cattolici del Libano, ci dice che adesso torna nel Paese mediorientale "con più coraggio". Il Libano, storicamente porta e ponte tra le civiltà dell'Oriente e dell'Occidente, può essere ancora un riferimento per il mosaico del Mediterraneo.
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