Via Lucis 2022, pronti a partire sull’esempio di 14 testimoni
Roberta Barbi – Città del Vaticano
Tremila chilometri in quattordici giorni, accompagnati da quattordici sorrisi che spiccano su altrettanti volti inondati dalla luce di Gesù: quelli dei testimoni che sono stati scelti come guide spirituali dell’edizione 2022 della Via Lucis, organizzata dall’associazione Tucum Odv in collaborazione con Terra e Missione Aps e con il Festival della Missione. Ogni giorno, in 14 città diverse, i partecipanti incontreranno i più poveri che vivono nelle stazioni ferroviarie per vivere insieme un momento di preghiera e di servizio, ascolteranno testimonianze, prenderanno parte a laboratori sul campo e vivranno appieno l’Adorazione Eucaristica, accompagnati da figure legate al territorio, giovani che pur negli spazi brevissimi delle loro vite hanno impresso un’impronta indelebile negli altri, semplicemente lasciandosi plasmare dal Signore nella loro esistenza quotidiana.
La malattia come esperienza da offrire al Signore
Molti dei giovani testimoni scelti come esempi per l’odierna edizione della Via Lucis hanno sofferto in vita nel corpo, ma hanno saputo convogliare il dolore in energia, spinti dal motore della fede. Oltre alla figura esemplare di Carlo Acutis che non ha bisogno di presentazioni e la cui testimonianza avverrà a Milano nella chiesa di Santa Maria Segreta che lui frequentava e che oggi conserva una sua reliquia, ci sono altri personaggi meno noti ma altrettanto splendenti. Si comincia a Roma con David Buggi, il “soldato di Cristo” che, non ancora diciottenne, non si ribella alla malattia che lo affligge, ma al contrario la accetta consapevole di non aver detto sì alla sofferenza, bensì a Dio. A Napoli si prosegue con la promettente violinista Carlotta Nobile che dall’Orchestra da Camera dell’Accademia di Santa Sofia che dirige, diventa “donatrice di musica” nei reparti di oncologia dove è ricoverata e testimonia come il cancro le abbia guarito l’anima. A Taranto Pierangelo Capuzzimati che, a neppure 18 anni, sa riconoscere nel male che lo opprime il progetto di Dio su di sé e diventa padre dei propri genitori, avvicinandoli alla fede e facendo maturare in loro la conversione. E poi, ancora, a Brindisi Matteo Farina che a soli 19 anni parla della propria malattia come di “rifioritura spirituale” e in ospedale, dimentico di se stesso, si dedica al conforto e alla salute spirituale degli altri. A Parma, invece, viene proposta la siciliana Sarah Calvano nel cui diario, pubblicato con il titolo “Il magnificat di Sarah” dà la sconvolgente testimonianza di come si possa essere felice in un letto d’ospedale. A Piacenza, infine, è la volta di Giulia Gabrieli, quattordicenne di Bergamo che sa vivere la propria malattia come un’avventura che comunque avrà un bel finale, che sia la guarigione o l’incontro con il Signore.
Donarsi agli altri è la gioia più grande
Tra i quattordici testimoni ci sono, poi, anche giovani che hanno speso tutto il loro tempo per gli altri, come Mario Giuseppe Restivo, morto in un incidente a soli 19 anni. Impegnato da sempre nello scoutismo cattolico, è in questo terreno fertile che ha attecchito la sua vocazione verso il servizio ai giovani, tanto da portare lo scoutismo nelle parrocchie periferiche della sua Palermo. Ad Assisi sarà ricordata Marianna Boccolini, diciottenne originaria di Narni che fino alla morte avvenuta per incidente stradale aveva il sogno di diventare medico per curare i poveri e i sofferenti, illuminata com’era dal suo sguardo di meraviglia verso il prossimo. Morirà in un incidente a 23 anni anche Sandra Sabattini, di Ravenna, discepola di don Benzi che dopo un’esperienza tra disabili e tossicodipendenti decide che non può più farne a meno perché scegliendo loro ha scelto Dio. A Genova sarà invece la volta di Marco Gallo, 17 anni e il coraggio di abbandonare le “cose normali” per mettersi alla ricerca di una felicità superiore, diversa, che può venire solo dalla fede e dal cielo. Sulla stessa scia anche la testimone della tappa di Torino, Maria Orsola Bussone, del Movimento dei Focolari, che a soli 16 anni scrive alla fondatrice Chiara Lubich di aver capito il valore della Croce, vivendola poi su di sé con una morte prematura durante un campo per ragazzi cui partecipa in qualità di animatrice.
Amare il Signore fino alla morte
Proseguendo in ordine sparso, ci sono altre due figure molto significative che i partecipanti alla Via Lucis saranno chiamati a conoscere, accomunate dalla violenza nella morte che è quasi un martirio. A Bari si rifletterà su Santa Scorese, la prima vittima di femminicidio quando ancora lo stalker non era un reato, uccisa in difesa della propria castità a soli 23 anni nel 1991 e per questo ricordata come “la santa delle perseguitate”. Permeata dalla spiritualità dei salesiani, dell’Azione Cattolica e dei Focolari – gli incontri più importanti della sua vita – aveva maturato prima di morire l’intenzione di consacrarsi alle Missionarie dell’Immacolata di padre Kolbe ma non fece in tempo. Infine, ma non per ultimo, don Ezechiele Ramin, detto "Lele", di Padova ma anche del mondo, perché entra a far parte dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù. Con loro andrà tra gli indigeni americani, in Messico, tornerà in patria in tempo per aiutare i terremotati dell’Irpinia e poi di nuovo in Brasile, dove sarà ucciso a causa del suo impegno in favore del miglioramento delle condizioni di vita e lavoro dei contadini vessati dai proprietari terrieri.
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