I giovani della Via Lucis a San Pietro: pronti a "sporcarci le mani" con i poveri
Giulio Bultrini - CIttà del Vaticano
Partono questa domenica di agosto dalla Stazione Termini della capitale, i giovani della “Via Lucis itinerante”, cammino giunto alla IV edizione, col desiderio di incontrare in prima persona i poveri che spesso si concentrano nelle stazioni dei treni e portare loro la speranza del Vangelo con la vicinanza, l'ascolto e il servizio. A loro, presenti stamattina in Piazza San Pietro, è arrivato il saluto di Papa Francesco che, al termine della preghiera dell'Angelus, ha citato i giovani "del cammino della Via Lucis che, sostenuti dall’esempio dei Santi della “porta accanto”, incontreranno i poveri che vivono nei pressi delle stazioni ferroviarie".
Una trentina i ragazzi che hanno aderito alla proposta dell’associazione Tucum, in collaborazione con Terra e Missione e con il Festival della Missione e che sabato hanno ricevuto il mandato missionario. Il cammino sarà supportato dall’ospitalità e la collaborazione di diversi ordini religiosi e parrocchie. Nella tappa intermedia di Assisi, per esempio, i partecipanti vivranno un momento di preghiera e contemplazione insieme alle monache benedettine.
Il percorso, che si chiuderà il 3 settembre a Torino, dopo 3000 chilometri, si snoda nelle stazioni centrali di 14 città italiane, raggiunte in treno o a piedi, giorno dopo giorno. In ogni tappa, fatta di testimonianze, laboratori di prossimità e un momento di adorazione eucaristica, anche la presentazione della storia di un " Santo della porta accanto". La testimonianza di David Buggi, diciassettenne romano che ha offerto la sua malattia e le sue sofferenze per la salvezza dei giovani, per esempio è al centro della tappa di Roma. Ma quali sono le aspettative dei ragazzi che si mettono in cammino e quale la conoscenza di santi giovani che nel quotidiano hanno saputo donarsi totalmente a Dio? A Vatican News, una delle animatrici della Via Lucis, Daniela Girardi, ripercorre la sua esperienza, sottolineando quanto le sollecitazioni del Papa contino nelle sue scelte e quanto la sofferenza trasformata in grazia, nelle vite dei giovani santi, sia una spinta ad andare avanti anche nei momenti bui:
Daniela Girardi, che cosa ti ha spinta a partecipare e cosa ti aspetti da questa esperienza tra i poveri?
Mi ha spinta l'idea di poter fare un'esperienza diretta e di incontro con i poveri, quindi di sporcarmi le mani e vedere che cosa significa servire Gesù, incontrare Gesù nei poveri. Questa esperienza l'anno scorso mi ha cambiata tanto, mi ha aperto tanto mente e cuore, quindi quest'anno ho deciso di partecipare nuovamente come organizzatrice e ho dato una mano nella preparazione del cammino.
La Via Lucis ruota attorno a figure di giovani che hanno vissuto una vita di fede. Nella tappa di Roma si parla di David Buggi, tu lo conosci?
Sì, David Buggi è un ragazzo che è nato nel 1999 ed è morto a 17 anni a causa di un osteosarcoma. Noi abbiamo scelto questi giovani come testimoni "Santi della porta accanto" come li chiamerebbe il Papa, perché ci dimostrano come è possibile trasformare una disgrazia, un momento di sofferenza e di buio. David è un ragazzo che ha affrontato la malattia con una fede veramente forte. Lui ha avuto questo tumore che l'ha molto segnato e ha offerto tutte le sue sofferenze per i giovani, tant'è che negli ultimi giorni della sua vita, c'erano tutti i ragazzi, gli amici che andavano a trovarlo e lui nonostante la debolezza, diciamo, della malattia ha scelto di incontrarli uno ad uno e di pregare proprio in maniera specifica per quello di cui ognuno di loro aveva bisogno. Quindi sicuramente un esempio di una persona che attraverso la forza della fede riesce ad affrontare con serenità, con gioia quasi, mi verrebbe da dire, la malattia, a trasformare in un certo senso la disgrazia in grazia.
Il vostro cammino si apre con la benedizione del Papa: c'è qualcosa nel magistero di Francesco che ti colpisce o che ti è rimasto dentro? l
Sicuramente del Papa ci colpisce la semplicità e l umiltà e soprattutto il suo chiedere tanto ai giovani, e il suo dirci che dobbiamo sognare in grande, pensare in grande e non vivere la nostra vita seduti sul divano. Ed è un po' questo che noi cerchiamo di fare. Abbiamo colto l'invito al balzo perché veramente crediamo che nella nostra vita dedicarsi agli altri, oltre che a noi stessi, può permetterci di vivere in pienezza.
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