Padre Zollner: la piaga degli abusi è una sfida per il mondo
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Nel mondo sono quasi un miliardo i minori vittime, ogni anno, di violenza fisica, sessuale o psicologica. Una piaga che colpisce tutti i continenti e tutti gli ambiti della società. Per accendere i riflettori su questo dramma planetario si celebra il 18 novembre la Giornata mondiale, indetta dalle Nazioni Unite, per la prevenzione e la guarigione dallo sfruttamento, dall’abuso e dalla violenza sessuale sui minori. Con una serie di iniziative promosse dalle Diocesi in tutta Italia, oggi si celebra anche la seconda Giornata nazionale di preghiera della Chiesa italiana per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili. L’iniziativa, istituita in corrispondenza della Giornata europea per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale, coinvolge tutta la comunità cristiana nella preghiera, nella richiesta di perdono per i peccati commessi e nella sensibilizzazione su questa dolorosa realtà.
Una piaga che colpisce tutta la società
Il padre gesuita Hans Zollner, direttore dell’Istituto di antropologia, studi interdisciplinari sulla dignità umana e sulla cura dei vulnerabili alla Pontificia Università Gregoriana, sottolinea a Vatican News che la piaga degli abusi è una sfida che interpella tutte le componenti della società, anche se - afferma - "sia nelle famiglie sia in settori come il turismo, lo sport, la moda, il cinema" - si fa veramente fatica "ad accettare questa realtà che è diffusa in tutti i settori del tessuto sociale e in tutte le religioni”. “E’ veramente una sfida per il mondo, per la popolazione mondiale di cui una parte, e non una piccola parte - aggiunge - è stata vittima di abusi di qualche tipo”.
Padre Zollner sottolinea che la Chiesa si trova al centro dell’interesse dei media soprattutto per il suo ideale “veramente molto più alto di qualsiasi altra istituzione: moralmente abbiamo una responsabilità molto più grande rispetto ad altri settori della società”. La Chiesa, spiega il religioso gesuita, “deve essere onesta, come dice Gesù: lui stesso ci ammonisce che dobbiamo essere sinceri e onesti e non giocare con le parole, dobbiamo essere trasparenti in quello che diciamo. Dobbiamo fare del nostro impegno anche un modello per altre istituzioni”.
L’impegno della Chiesa
Zollner ricorda quindi che per la Chiesa “il primo compito è quello non solo di ripetere parole ormai imparate a memoria – ascoltare le vittime ed essere vicini a loro – ma di farlo veramente; che siano messi a disposizione risorse, persone e spazi per accogliere le vittime di abuso, per accompagnarle”. Il secondo compito consiste nell’essere sinceri “anche rispetto ai crimini del passato”. E qui, spiega padre Zollner, “c’è molto da fare perché in molti ambiti della Chiesa c’è una forte resistenza e una forte diffidenza a guardare indietro”. “A mio parere - sottolinea - c’è un’idea erronea dell’immagine della Chiesa che, secondo questi ambiti, dev’essere difesa ad oltranza; per cui non dobbiamo ammettere o parlare in pubblico di questi crimini, di questi peccati che, come vediamo ogni giorno leggendo le notizie da tutto il mondo, alla fine vengono a galla”. La realtà, quindi, “sarà ricevuta con più sdegno se noi abbiamo prima cercato di nasconderla”. In questo senso, “il passato dev’essere chiarito e le persone devono prendersi le loro responsabilità”. Padre Zollner ricorda anche risultati già conseguiti: nell’impegno per la protezione e per la prevenzione dagli abusi “la Chiesa ha fatto passi importanti in avanti”.
Report della Chiesa italiana
Padre Zollner si sofferma infine sul primo Report pubblicato dalla Conferenza epsicopale italiana sul lavoro svolto dalla rete territoriale di Servizi diocesani e interdiocesani per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili negli ultimi anni. “Lo vedo - spiega padre Zollner - come un primo passo, un passo al quale devono seguirne altri”, chiarendo ulteriormente criteri e metodologia applicata. “Credo che le persone responsabili ne siano consapevoli. Qualche anno fa non sarebbe stato pensabile questo tipo di presentazione di dati”.
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