Matera, un mese dopo. L'arcivescovo: “Siamo diventati una città eucaristica”
Alessandro Di Bussolo – Matera
In quattro giorni, dal 22 al 25 settembre, l’antichissima Matera, che conta circa 10 mila anni di storia, ha vissuto momenti da ricordare. Il suo arcivescovo, monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo, pastore della Diocesi di Matera-Irsina, che incontriamo a poco più di un mese dalla fine del 27.mo Congresso Eucaristico Nazionale, sul tema “Torniamo al gusto del pane”, parla di un “coinvolgimento meraviglioso, stupendo”. Che ha portato i quasi mille congressisti (un record, come il numero di diocesi rappresentate, 175) e i millesettecento pellegrini venuti da tutta Italia, a mescolarsi a materani e turisti tra le case e le viuzze del Sasso Barisano e del Sasso Caveoso, e poi nel cuore della città, da Piazza Vittorio Veneto a Piazza Duomo. E a riempire con entusiasmo le chiese per l’Adorazione eucaristica e le strade per le confessioni, e ad inginocchiarsi al passaggio della Processione Eucaristica guidata proprio dall’arcivescovo Caiazzo. Infine la Messa conclusiva allo stadio con Papa Francesco, “arrivato stanco” dopo il sabato ad Assisi per The Economy of Francesco, “ma che via via, in mezzo a noi, ha ritrovato vigore”. Uno stadio trasformato in una chiesa a cielo aperto, dove “tutti pregavano in silenzio incredibile”.
Ad un mese di distanza dalla visita di Papa Francesco a Matera, che bilancio si può fare e cosa è rimasto, tra i fedeli e nella città?
È rimasto moltissimo: il messaggio del Papa è stato forte, concreto, diretto e ci ha molto incoraggiato. Posso dire di aver ricevuto riscontri positivi anche da parte di persone lontane dalla Chiesa o anche che si definiscono atee, e ha lasciato un messaggio veramente profondo che ha toccato tante coscienze, ma soprattutto anche il suo stile, il suo modo di essere, di fare, il suo sorriso, il suo incoraggiamento. Nonostante che fosse arrivato stanco, man mano che passavano i minuti della sua presenza in mezzo a noi, era come se improvvisamente stesse ritrovando vigore. Per cui si gusta ancora, a un mese di distanza, quel momento e penso che sia stata scritta con la presenza di Papa Francesco, a conclusione del 27.mo Congresso Eucaristico Nazionale, un'altra pagina storica alla plurimillenaria storia di questa città di Matera. Uno dei momenti più belli è stato quello della Celebrazione eucaristica allo stadio, dove lo stadio non sembrava più tale, sembrava una chiesa, perché tutti pregavano in silenzio incredibile. Così come è stato altrettanto emozionante il momento in cui siamo andati, dopo la Messa, a benedire la Mensa della fraternità Don Giovanni Mele.
Il Papa è venuto a concludere il Congresso Eucaristico Nazionale, nel quale la “Città del pane” è diventata Città del Pane eucaristico. Cosa è rimasto anche della presenza dei congressisti a Matera, e della scelta della vostra città per questo importante appuntamento?
Devo ringraziare i sacerdoti e i laici che si sono impegnati tantissimo, e ognuno ha fatto la sua parte. Nonostante che noi fossimo una diocesi piccola, devo ringraziare la Cei che si è fidata noi e quindi siamo riusciti ad accogliere molto bene tutti. Da quello che mi hanno detto, facendo un confronto con gli altri Congressi Eucaristici Nazionali, questa è stata la prima volta che 175 diocesi hanno partecipato con le loro delegazioni. Per un totale di 950 congressisti e ben 1750 pellegrini che hanno partecipato a tutte e quattro le giornate, ininterrottamente dalla mattina alla sera. Davvero un risultato incredibile! La cosa bella è stato vedere, per le strade della città di Matera, abituati a vederla sempre piena di turisti, in quei giorni il volto era cambiato completamente perché si vedevano volti diversi, persone che camminavano per le strade con un entusiasmo e una gioia incredibile. Andare da una chiesa all'altra, nei diversi luoghi dove ci si incontrava e si vivevano tutti i momenti, anche fino a tarda sera. Per esempio, nelle adorazioni eucaristiche non c'era posto nelle chiese per mettere la gente, erano tutte piene la sera per l'adorazione eucaristica, fino a tardi. Oppure le confessioni anche per le strade. È stato tutto un coinvolgimento meraviglioso, stupendo. Anche la stessa processione eucaristica per 4 km per le strade della città: io era da piccolo che non vedevo persone che al passare di Gesù si inginocchiavano o che uscivano fuori dai negozi per vivere e partecipare, anche perché avendo messo l’amplificazione per tutto il percorso, tutti potevano partecipare. Una città che era improvvisamente piombata nel silenzio più assoluto e una preghiera corale. È stato veramente un momento indimenticabile e tutti i congressisti che hanno partecipato, ritornando nelle loro case, nelle diocesi, ci hanno mandato tanti attestati di ringraziamento, di gioia e di entusiasmo. Per cui posso dire che davvero siamo contenti per come il Signore ha voluto che le cose andassero.
Anche la stessa Via Lucis tra le strade dei Sassi è stata suggestiva e significativa…
Sì, la Via Lucis eucaristica é stato un altro dei momenti belli. Quando mi è stato chiesto se potevo scrivere le meditazioni ho pensato proprio di fare delle scelte ben precise, partendo da alcuni dei brani del Vangelo, dove il pane viene preso fortemente in considerazione sia da parte di Gesù si da alcuni esempi che Gesù porta, applicandoli anche a quella che è la vita e la storia di questa città e quindi alla situazione attuale. È stato suggestivo perché soprattutto nella zona della Madonna dell'Idris, questo sperone di roccia che si alza, e da lì a scendere le diverse stazioni dove poi tutti i congressisti, era insieme ai vescovi. Lì poi abbiamo concluso uno dei momenti, anche, perché no, più suggestivi che abbiamo vissuto, anche per lo scenario particolare che i Sassi riservano.
Torniamo alla visita del Papa e a questa sorpresa, questo regalo che vi ha fatto con la benedizione della nuova struttura della Casa della Fraternità dedicata a don Giovanni Mele…
Don Giovanni Mele era uno di quei preti molto attenti e vicini al mondo di tutti coloro che si trovavano in difficoltà, forse aveva anche un carattere molto forte, oggi alcuni lo definirebbero magari un “prete comunista”, ma in realtà a lui importava soprattutto il bene degli altri. E lui aveva voluto fortemente una mensa, che era nella sua parrocchia della Visitazione, nella zona di Piccianello. Una mensa che col tempo è diventata troppo piccola e grazie anche al sostegno e all'aiuto di tantissimi donatori, l'abbiamo ampliata e ristrutturata quasi gratuitamente, nel senso che c'è stato offerto quasi tutto da parte di alcuni che hanno voluto dare anche oltre 700 mila euro e in più anche la Caritas italiana ha voluto contribuire con 100 mila euro. È stato uno dei quattro segni che abbiamo voluto lasciare per il Congresso eucaristico, per cui questa è una mensa completamente nuova che abbiamo realizzato e che diventa Casa della Fraternità, nel senso che è aperta non sono a quelli che hanno maggiormente bisogno, ma anche a coloro che vogliono condividere un pasto insieme a quelli che si trovano più a disagio. Quindi una casa aperta a tutti, perché tutti si rendano conto che non ci sono le persone di serie A e persone di serie B, ma che tutti abbiamo diritto e che tutti abbiamo bisogno allo stesso modo. Questo significa anche la condivisione del pane e quindi spezzare insieme il pane.
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