Abusi in Francia, pubblicata un’indagine interna della comunità di Saint-Jean
Adélaïde Patrignani – Città del Vaticano
A dieci anni dalle prime rivelazioni sugli abusi sessuali commessi dal fondatore, il frate domenicano Marie-Dominique Philippe, la comunità di Saint-Jean ha pubblicato lunedì 26 giugno un rapporto, frutto di una rilettura approfondita della loro storia, basata su archivi e testimonianze personali. Il documento di 800 pagine, intitolato "Comprendere e guarire - Origini e analisi degli abusi nella comunità di Saint-Jean", è stato scritto in gran parte da confratelli della comunità, oltre che da esperti esterni - storici, psicologi e teologi - incaricati dai religiosi di redigere il report.
Fatti gravi e scioccanti
I fatti descritti sono "gravi e scioccanti", sottolinea il comunicato stampa della comunità. Dal 1975, anno di fondazione, non solo il fondatore ma anche 72 fratelli hanno commesso abusi sessuali e si contano 167 vittime. La maggior parte degli abusi sono stati compiuti "da fratelli sacerdoti nel contesto dell'accompagnamento spirituale di donne adulte".
Rendere giustizia alle vittime
Il rapporto evidenzia le cause di queste azioni criminali e della loro propagazione, tra cui le deviazioni all'interno della famiglia Dehau-Philippe, l'autoreferenzialità di Marie-Dominique Philippe, le "carenze e gli errori" nel suo insegnamento, una concezione di paternità spirituale predisposta al dominio e l'uso improprio di alcune concetti come "amicizia, misericordia, unione con Dio", utilizzate in realtà "per giustificare il comportamento abusivo". Nel pubblicare questo rapporto, i confratelli spiegano di voler "rendere giustizia alle vittime", "porre fine a un modello di abuso che dura da tanti anni" e comprendere i meccanismi che ne sono alla base per "rinnovare la loro congregazione nella sua vera vocazione, al servizio del Vangelo e della Chiesa". "La storia dei fratelli di Saint-Jean non può essere ridotta all'oscura vicenda degli abusi sessuali", affermano i religiosi.
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