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La storia

Tutti fratelli, una sola Casa da proteggere

La comunità islamica sempre più impegnata nella tutela dell’ambiente. Tante le iniziative per evitare che il mondo si trasformi in una enorme pattumiera: dalle campagne di sensibilizzazione alla giornata della Moschea Verde celebrata a Roma durante la quale volontari di diverse fedi hanno ripulito le strade, potato gli alberi, sistemato le aree comuni per renderle vivibili dall’intera comunità. L’imam Nader Akkad: tutti dobbiamo contribuire al restauro del pianeta

Cecilia Seppia – Città del Vaticano

Dopo aver celebrato nei mesi scorsi un Ramadan eco-friendly, con l’adesione alla campagna “Plastic free” lanciata da Londra, che ha vietato la plastica monouso durante i pasti serali comuni, dopo aver pensato a un piano per ridurre gli sprechi d’acqua con fontane intelligenti e infine dopo la firma del patto energetico con l’Università Pontificia Antonianum per la produzione e la distribuzione di energia pulita da pannelli solari, il Centro Culturale Islamico d’Italia ha messo in campo, anche quest’anno, la giornata de’ “La Moschea Verde, immersa nel verde”. Oltre 100 volontari, tra musulmani, cattolici e persone di altre fedi, dalla mattina alla sera, si sono rimboccati le maniche e con scope e rastrelli hanno riordinato e pulito l’intera area intorno alla Grande Moschea di Roma che sorge nel quartiere Parioli, dalla fermata Campi sportivi a quella di Monte Antenne sulla linea regionale Roma-Viterbo. Sono stati raccolti oltre 12 metri cubi di rifiuti di ogni genere. Chinati a terra, sotto un sole caldo, i volontari hanno provveduto allo sfalcio di rovi e arbusti che impedivano il transito pedonale sui marciapiedi, alla rimozione di erbacce, sterpaglie e immondizia di varia natura, alla potatura e piantumazione di nuovi alberi. Il materiale è stato poi raccolto e chiuso in sacchi di plastica e ritirato alla fine dell’intervento dagli operatori ecologici dell’AMA.

I cumuli di rifiuti abbandonati lungo l’area della Moschea
I cumuli di rifiuti abbandonati lungo l’area della Moschea

Un’iniziativa di risanamento urbano

“E’ una collaborazione che porta avanti un progetto comune, sia di fraternità che di amicizia e con un obiettivo comune, quello della cura dell’ambiente. Tutto il quartiere, i residenti ma anche i semplici passanti hanno accolto con gioia questa iniziativa e ci hanno dato un grande incoraggiamento. Abbiamo trovato frigoriferi vecchi, mobili, divani buttati sulla strada e certe immagini feriscono il cuore oltre che la vista, per questo ci siamo impegnanti in quest’opera di risanamento urbano e riqualificazione dell’area verde fuori la Moschea”, racconta a Vatican News e a L’Osservatore Romano l’imam della Grande Moschea di Roma Nader Akkad che insegna anche ecologia integrale all’Antonianum. “Alla fine della giornata - afferma - eravamo tutti stanchi ma avevamo un pezzetto di paradiso terrestre di cui poter godere e c’è stata una grande festa per tutti. La cura della Casa comune ci sta molto a cuore non si tratta solo di un dovere verso l’ambiente ma verso se stessi, verso l’uomo in generale che sporcando e deturpando la casa che ci accoglie, l’unica che ci è stata donata, non si rende conto di sporcare anche la sua anima. Noi da diversi anni abbiamo iniziato un percorso innovativo per contribuire a questo ‘restauro’ del pianeta in tanti modi: lo facciamo attraverso la raccolta differenziata, accurata e sistematica; lo facciamo attraverso la riduzione degli sprechi nel cibo, nei consumi e specialmente per quello che riguarda l’acqua. La Grande Moschea di Roma sta mettendo in campo piani di risanamento delle fontane e dei diversi percorsi delle fonti per il recupero e il riciclo anche dell’acqua. Le fontane sono belle, ma spesso rappresentano uno spreco di questo bene prezioso che non possiamo permetterci. Inoltre durante il Ramadan quest’anno ci siamo impegnati anche per evitare l’uso della plastica”.

I volontari insieme agli operatori dell’AMA hanno anche provveduto alla potatura degli alberi
I volontari insieme agli operatori dell’AMA hanno anche provveduto alla potatura degli alberi

La campagna plastic free per tutelare l’ambiente

Dopo la preghiera del tramonto nell’esperienza dell’iftar i fedeli rompono il digiuno per tornare tutti insieme a consumare cibo: spesso questo momento, svolto per esempio nelle moschee, prevede l’uso di forchette e coltelli di plastica ma anche bottiglie d’acqua e altri prodotti monouso, vista la larga partecipazione delle persone riunite per mangiare. Un momento in cui, senza dovute attenzioni, è facile accumulare prodotti in plastica, che come sappiamo sono estremamente complessi da smaltire (appena il 10% viene riciclato). Considerando che nel mondo ci sono circa 1,9 miliardi di musulmani, soprattutto in luoghi dove il problema della plastica è particolarmente sentito (come Indonesia, Bangladesh o Nigeria), l’indicazione di utilizzare meno plastica che è arrivata da imam e moschee è dunque risultata decisamente efficace in termine di riduzione dei volumi di rifiuti. Di recente un articolo pubblicato sulla rivista Plos One ha ricordato come sui mari della Terra galleggiano ormai 171 trilioni di frammenti di plastica per un peso di 2,3 milioni di tonnellate, numero che senza misure di contrasto internazionali è destinato a triplicare entro il 2040. Oltretutto questa plastica è spesso quella che entra negli oceani attraverso dieci fiumi principali, la maggior parte situati in Asia, Africa e Medio Oriente. Altri dati, per esempio relativi alla Malesia, raccontano come nella sola capitale Kuala Lumpur lo scorso anno a fine Ramadan siano state raccolte 40mila tonnellate di rifiuti domestici (8mila in più rispetto al 2021) e la maggior parte di questi era composta appunto da monouso in plastica e avanzi.

Conversione ecologica, rivoluzione culturale

“L’urgenza di cui parla Sua Santità Francesco nell’enciclica Laudato si’ noi la sentiamo sulla nostra pelle, la vediamo nei nostri mari inquinati, nelle nostre città, per questo – prosegue l’imam Nader Akkad - c’è anche bisogno di una rivoluzione culturale. Durante il mese di Ramadan c’è sicuramente maggiore afflusso di fedeli nelle moschee, molta più partecipazione, perciò abbiamo approfittato di questa presenza massiccia anche per sensibilizzare, per parlare, per instaurare un dialogo, richiamare alla responsabilità, capire come agire insieme come comunità prendendoci cura l’uno dell’altro e dell’ambiente. Portare la propria borraccia da casa o le proprie posate può sembrare un gesto piccolo ma non lo è e soprattutto se fatto da tutti può salvare i pesci e le acque dei nostri mari. Essere persone attive, concrete e non solo persone che trasmettono parole e pensano all’ambiente da dietro alle scrivanie, ecco cosa serve al Pianeta. Essere costruttori, edificatori, cittadini in azione, questo aiuta tanto. Tramite le predicazioni del venerdì e i pasti serali del Ramadan abbiamo insistito molto sulla necessità del riciclo, della riduzione degli sprechi, di atteggiamenti quotidiani che sono forieri di conversione ecologica, ma niente salva l’ambiente più del sudore, della fatica, del lavoro delle nostre mani, dell’esempio, quello che il Papa e i nostri leader religiosi ci danno ogni giorno”.

Una veduta aerea della Grande Moschea di Roma sul cui tetto si sta procedendo all’istallazione di pannelli solari
Una veduta aerea della Grande Moschea di Roma sul cui tetto si sta procedendo all’istallazione di pannelli solari

Il patto energetico tra cattolici e musulmani

L’impegno del Centro Culturale Islamico d’Italia è forte anche sul fronte dell’energia pulita. Nel decimo anniversario dell’elezione di Papa Francesco, il Centro insieme alla Pontificia Università Antonianum, ha infatti siglato un patto energetico: un accordo per la creazione di una “comunità energetica rinnovabile e di pace” attraverso la produzione e la distribuzione di energia pulita tramite pannelli solari che saranno installati sui tetti dell’università, della Curia generalizia dei Frati Minori e della Grande Moschea di Roma. “I lavori per la realizzazione di questa prima comunità energetica interreligiosa – spiega l’imam – sono già iniziati. Con questo accordo epocale siamo riusciti a mettere in pratica gli ideali che ci hanno lasciato i nostri leader religiosi specialmente nel documento sulla Fratellanza Umana firmato il 4 febbraio del 2019 ad Abu Dhabi da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Al Tayyeb, gli insegnamenti della Laudato si’ e anche quelli di Fratelli tutti. Con questa firma abbiamo trasformato il nostro dialogo, di solito di carta, in un dialogo incarnato, in un cammino con l’impegno comune di fare una comunità energetica, per produrre energia e donarla. Perché oggi anche donare energia è molto importante. Questo accordo potrà essere di modello e ispirazione per altre comunità a livello nazionale ma anche mondiale. Fare energia per la pace così pure donare energia – oggi la cultura del dono deve essere necessariamente cambiata non possiamo pensare solo all’elemosina, soprattutto con la guerra in corso tra Russia e Ucraina – ma anche pulire insieme la città, cristiani e musulmani, sono tutte azioni che fanno bene e rinsaldano l’amicizia e la fratellanza tra persone di credo differente. Il Papa e Al Tayyeb ci hanno dato l’esempio: due leader religiosi si sono abbracciati e uno ha chiamato l’altro ‘fratello’ ma poi ci hanno detto di mettere in atto questa fraternità e noi stiamo camminando in questa direzione per il bene dell’umanità”.

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01 agosto 2023, 08:30