Il messicano “Totem-Il mio sole” miglior film del festival Tertio Millennio 2023
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Al Tertio Millennio Film Fest, il festival che promuove il dialogo tra religioni e culture attraverso la “lingua franca” del cinema, vince l'amore “e la straordinaria forza delle donne e di una bambina, che compensano la debolezza degli uomini”. Sono le motivazioni con le quali la Giuria interreligiosa della 27.ma edizione del festival ha premiato ieri sera Tótem - Il mio sole, della messicana Lila Avilés, come miglior film tra gli otto in concorso, definendolo “di grande potenza” e “luminoso, nonostante la morte in agguato, e in cui il linguaggio cinematografico molto vivace è al servizio del racconto". Il Messico lo ha candidato a concorrere agli Oscar come miglior film straniero.
Menzione della Giuria interreligiosa a The Man From Rome
La giuria, presieduta dal regista Radu Mihăileanu e composta da Guglielmo Doryu Cappelli, delegato Unione Buddhista Italiana, Sira Fatucci, per l’Unione delle Comunità Ebraiche italiane (Ucei), Muhammad Pallavicini, per la Comunità Religiosa Islamica Italiana (Coreis), Giuseppe Bellasalma, rappresentante della Chiesa Valdese, Lilamaya Devi, delegata Unione Induista Italiana, e Rosario Tronnolone, giornalista di Radio Vaticana, ha poi attribuito una menzione speciale a The Man From Rome, di Jaap van Heusden. “Un film - si legge nella motivazione - che interroga noi tutti, sia religiosi che laici, sulla tensione del rapportarsi alle differenti manifestazioni del Sacro, soprattutto quelle che apparentemente appaiono distanti dal nostro modo di vivere la religiosità”. Nella sua tormentata ricerca della Verità, il protagonista, interpretato con passione da Michele Riondino, “attraversa una dura messa in discussione delle proprie certezze e realizza che ciò che cerca è nella sua essenza mutevole e inafferrabile, e, di conseguenza, non può che sviluppare uno sguardo empatico e compassionevole”. L’incontro con il Sacro, conclude la giuria, “fiorisce quindi nel momento in cui apriamo il nostro cuore e incontriamo l’altro/diverso da noi con le sue sofferenze e le sue speranze”.
I critici premiano l'italiano Una madre
Ritorna così il tema “L’armonia delle differenze” scelto per questa edizione dagli organizzatori, guidati dalla Fondazione Ente dello Spettacolo della Cei, e dalla tavola preparatoria del Tertio Millennio Film Fest, che coinvolge molte Chiese e comunità religiose italiane. La Giuria della Critica Sncci, composta da Joana Fresu De Azevedo, Alessandro Amato e Domenico Palattella, ha assegnato il premio per il miglior film all’italiano Una madre, di Stefano Chiantini, per il suo racconto delle vicende di “tre donne, tre diverse generazioni a confronto con maternità rifiutate, negate, obbligate. Una direzione scenica e attoriale che non si abbandona a scelte scontate. Ma che entra con naturalezza nella profondità dell'animo dei personaggi”.
Gli studenti universitari colpiti da Explanation for Everything
La menzione speciale della giuria della Critica è stata assegnata a Tótem - Il mio sole di Lila Avilés, che è “con la delicatezza di uno sguardo attento ai moti del sentimento, un film in cui amore e lutto si fondono perfettamente nell'intimità della regia, per esplodere nei magnetici occhi della giovanissima protagonista”. All’ungherese Explanation for Everything, di Gábor Reisz, è andato infine il Premio della Giuria “Nuovi Sguardi”, composta dagli studenti di cinema dell'Università Salesiana, perché “è riuscito al meglio a catturare l’attenzione di noi giovani, facendoci rispecchiare nei protagonisti e nelle loro emozioni, ed è stato in grado di informarci su realtà politiche vicine e allo stesso tempo lontane da noi delle quali però si sa poco”. E’ un film che, per gli universitari, “fornisce anche una chiara dimostrazione di quanto sia importante la correttezza di una notizia visto il suo forte impatto sulla collettività”.
Il Premio Fuoricampo alla Holland per Green Border
Martedì, al termine della prima giornata del festival, sempre in una sala del Cinema Nuovo Olimpia, davanti ad un pubblico numeroso, Agnieszka Holland aveva ricevuto il Premio Fuoricampo, assegnato da Tertio Millennio Film Fest, Religion Today di Trento e Popoli e Religioni di Terni, per il suo film Green Border, premio speciale della giuria all’ultima Mostra del Cinema di Venezia. La regista polacca ha parlato della sua opera nella masterclass tenuta prima della premiazione, sottolineando di aver voluto raccontare l’ondata migratoria che ha condotto i rifugiati al confine tra Bielorussia e Polonia. “La zona di confine, dove c’è la foresta Zielona Granica – ha spiegato Holland - è diventata un laboratorio di violenza e vergogna, un territorio chiuso dove nessuno può entrare, non i medici né i giornalisti. Vietato dare aiuto, in questo caso sei considerato un trafficante e incorri in conseguenze legali. Eppure – ha proseguito la regista – gli attivisti si sono uniti e hanno trovato il modo di portare aiuti, rischiando ma continuando la loro attività senza sosta”. Ed ha concluso con un appello: “La rete di attivisti ci comunica che è a corto di fondi. Chiedo anche a voi sostegno, c’è bisogno di aiuto”.
Le motivazioni: un capolavoro umanista e umanitario
Il Premio Fuoricampo è stato consegnato ad Agnieszka Holland con questa motivazione: “Attraverso un bianco e nero abbacinante, Green Border ci porta sul confine polacco- bielorusso per evidenziare il fallimento di una comunità, farci immergere nella tragedia di un popolo, denunciare lo scandalo di persone usate come proiettili viventi. In quattro capitoli e un epilogo, Agnieszka Holland segue i destini di una famiglia di rifugiati siriani, un’insegnante afghana, una giovane guardia di frontiera e una psicoterapeuta: ci apre gli occhi su una realtà che, per ignavia o opportunismi, abbiamo voluto ignorare. Il suo è un capolavoro umanista e umanitario, un grido e un monito che crede fermamente che il cinema possa smuovere le coscienze e cambiare lo stato delle cose”.
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