Processione di sacerdoti davanti alla Basilica di Notre-Dame a Parigi Processione di sacerdoti davanti alla Basilica di Notre-Dame a Parigi  (AFP or licensors)

Il nunzio a Parigi: a Notre-Dame brilla l’anima della Francia

L’arcivescovo Celestino Migliore rappresenterà questa sera il Papa alla cerimonia di riapertura dell’antica cattedrale mariana, restaurata dopo l’incendio del 2019: se lo shock provocato dall’incendio è stata una ferita che ha lacerato un’identità profonda, oggi questa eccellente ricostruzione ha l’effetto di risanarla

Delphine Allaire - Parigi

Incontrato nella nunziatura alla vigilia della riapertura della cattedrale gotica, l’arcivescovo Celestino Migliore, nunzio apostolico in Francia dal gennaio 2020, riflette su questo evento importante per la diocesi di Parigi, per il Paese e per tutti coloro che hanno a cuore Notre-Dame. La cerimonia di apertura riunirà capi di Stato e varie personalità, religiosi e reali, ma anche persone povere e vulnerabili, invitate dalla diocesi di Parigi. Per l’occasione, Papa Francesco invierà un messaggio ai francesi, che sarà letto oggi, sabato 7 dicembre, all’interno della cattedrale.

Eccellenza, quali sentimenti prova nel vedere questa cattedrale emblematica della Francia restaurata e riaperta cinque anni dopo un devastante incendio?

Provo sentimenti di gioia, soddisfazione e condivido questa gioia con i francesi. Durante la presentazione dei lavori di restauro, una settimana fa, il presidente Emmanuel Macron ha dichiarato che, dopo lo shock dell’incendio avvenuto cinque anni fa, la riapertura della cattedrale ci offre oggi uno shock di speranza. Non ha specificato in cosa consista questa speranza, ma per il francese comune, credente o meno, cristiano o meno, la cattedrale di Notre-Dame è sempre stata l’incarnazione solenne e familiare dell’identità della Francia.

Cosa rappresenta questo evento?

È un segno di speranza. Se lo shock provocato dall’incendio è stato una ferita profonda - è come se fosse stato lacerato un simbolo, un’identità - oggi la ricostruzione, realizzata in maniera eccellente, significa un po' cicatrizzare quella ferita. La speranza che porta è quella di ritrovare e rinnovare il senso e il gusto della propria identità nazionale. Un’identità che restituisce fiducia in sé stessi e nella società, di cui la Francia ha grande bisogno. Un’identità che apre l’individuo e la società al confronto con il mondo, all’inclusione, lontani da ogni identitarismo esclusivo.

Cosa dice a chi attendeva la presenza del Papa a questo evento?

Lo abbiamo detto e ripetuto più volte, ma evidentemente il messaggio non è stato compreso. Alcuni sostengono che il Papa non ami la Francia. Forse questo può vendere sui giornali, ma non corrisponde alla verità. Il Santo Padre ha semplicemente una visione del mondo che privilegia le periferie, i Paesi poveri, i luoghi che non hanno ancora ricevuto una sua visita.
In secondo luogo, la ragione più profonda è che, se il Santo Padre fosse venuto a Parigi per l’inaugurazione, sarebbe stato lui il protagonista di quella giornata. Egli desidera che la protagonista sia Notre-Dame. Siamo anche in un momento sinodale. La cattedrale è la “cattedra” di un vescovo e dunque il Papa vuole che sia il vescovo del luogo a presiedere e celebrare questo grande evento. Il Papa sarà comunque presente attraverso un messaggio, con la preghiera, con la sua unità e con la grande stima che nutre per la Francia. A tutti coloro che dicono che il Papa non ama la Francia, rispondo che si tratta di una percezione errata, di un’idea falsa.
La Francia affascina Papa Francesco per ciò che egli percepisce come un sorprendente paradosso. È, allo stesso tempo, uno dei Paesi in cui il processo di secolarizzazione è più avanzato, al punto che Dio sembra essere scomparso dal panorama, ma è anche una delle terre di santità più feconde, non solo in passato, ma anche oggi. È la creatività pastorale, la ricerca teologica e la testimonianza di santità del popolo di Dio in Francia che il Papa ama.

Una settimana dopo, Francesco si recherà in visita pastorale in Corsica. Alcuni mettono a confronto questi due eventi. È giusto vederli così?

Il Papa andrà in Corsica per concludere il Congresso sulla pietà popolare e sappiamo quanto questo tema sia a lui caro, così come a molti sacerdoti e pastori. Oggi, la pietà popolare veicola forme più profonde di fede. A volte, la pietà popolare può sembrare un po’ folkloristica o superficiale. C’è anche questo aspetto, ma trasmette una fede profonda di cui abbiamo bisogno oggi per ravvivare la fede in Gesù.

Cos'è che tocca maggiormente il Papa della cultura religiosa francese?

Lo abbiamo visto chiaramente l’anno scorso, quando il Santo Padre ha visitato Marsiglia. Spesso, quando riceve a Roma delegazioni francesi, ripete sempre: «Avete una Chiesa coraggiosa e creativa». In un contesto di crisi, con la questione degli abusi, si potrebbe pensare che il Papa esageri. No, non esagera, ha una percezione e una conoscenza molto profonda della realtà in Francia. Sa che non ci sono solo abusi o una diminuzione della frequenza alla Messa domenicale, ma anche ciò che i teologi hanno riassunto in due parole: il passaggio dal controllo alla generazione di nuova vita di fede. Se il controllo, l'inquadramento dei cattolici, oggi, in termini statistici, è molto più debole, la generazione è davvero viva. Ci sono iniziative e persone impegnate nell’evangelizzazione, nel favorire una fede molto più convinta, più personale, e quindi molto più efficace e creativa nella società.

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07 dicembre 2024, 12:10