Il giudice: Alfie può andare a casa, ma non in Italia
Alessandro Di Bussolo e Debora Donnini - Città del Vaticano
Il giudice dell'Alta Corte britannica Anthony Hayden, poco prima delle 19 ora italiana, ha chiesto ai medici dell'ospedale Alder Hey di Liverpool di valutare se Alfie Evans può essere riportato a casa dal padre e dalla madre, ma ha escluso la possibilità di un suo trasferimento a Roma o a Monaco. Al termine della nuova udienza per valutare il caso del piccolo inglese di 23 mesi, definito in "stato vegetativo" e affetto da una malattia neurodegenerativa non meglio diagnosticata, il giudice ha anche criticato chi è vicino ai genitori e alimenta in loro "false speranze". I sanitari dell'ospedale di Liverpool hanno chiesto però "almeno 3-5 giorni per decidere", e dichiarato che un trasferimento a casa del bimbo al momento è comunque "impossibile per l'ostilita'" dei manifestanti pro-Alfie davanti al nosocomio. "Abbiamo sinceramente paura" ha detto uno dei medici.
L'Ospedale Bambino Gesù ha già la disponibilità di un aeromobile attrezzato per portare Alfie in Italia. Anche la diplomazia è al lavoro. Stamani all'alba la notizia che il bimbo, nonostante il distacco delle macchine, era riuscito a respirare da solo per 9 ore. Poi gli è stato fornito ossigeno. A darla con un post su Facebook Steadfast onlus, l’organizzazione che, assieme ad altri, sta assistendo la famiglia del bimbo inglese.
La notte del piccolo Alfie: sopravvissuto al distacco delle macchine
Contro il volere dei genitori, il ventilatore era stato staccato ieri intorno alle ore 22.30 dopo che in serata lo stesso giudice Hayden, che giorni fa ha firmato il verdetto che autorizzava i medici di Liverpool a staccare la spina al piccolo, aveva ribadito la sua decisione. Questo dopo un ultimo consulto con gli avvocati delle parti e un confronto telefonico anche con i rappresentanti legali della famiglia in Italia. I genitori vogliono, infatti, portare il bimbo in Italia: sia il Bambino Gesù, a Roma, sia il Gaslini, a Genova, hanno dato la loro disponibilità ad accoglierlo. Ma dopo il distacco delle macchine, è accaduto ciò che i sanitari non avevano previsto: il bimbo ha continuato a respirare da solo. Dopo circa sei ore, quindi, il personale sanitario è tornato a reidratarlo e, dopo circa 9 ore, a dargli ossigeno con una mascherina. Ad insistere il papà Thomas: altrimenti - afferma - “sarebbe stata una morte per fame e per sete”. Parole forti di un giovane padre - ha 21 anni - che difende suo figlio strenuamente e continua senza sosta la battaglia per la vita di Alfie.
La cittadinanza italiana e la solidarietà della gente
Una scelta, quella di staccare la ventilazione, voluta da medici e giudici e ribadita nella convulsa giornata di ieri, anche dopo che l’Italia aveva concesso la cittadinanza al bimbo di 23 mesi, malato di una malattia neurodegenerativa che però non è conosciuta e quindi non è diagnosticata. Il papà, la mamma Kate, che l'ha tenuto in braccio tutta la notte, e padre Gabriele Brusco sono con il bimbo nella stanza, presidiata dai poliziotti. Una trentina, in tutto, sorvegliano l'Alder Hey Ospital di Liverpool davanti al quale anche oggi si sono riuniti circa 200 sostenitori del piccolo Alfie. Sui Social, con interviste e con interventi della società civile civile, prosegue, intanto, senza sosta, il sostegno a Thomas e Kate. Ad intervenire nel pomeriggio di oggi anche il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, che in un video ha espresso il suo sostegno ad Alfie e ai suoi "straordinari genitori": "La forza dell'amore - ha sottolineato - sta sconfiggendo il cinismo di chi ha staccato la spina".
Il tweet del Papa
Il Papa, poi, ieri sera era intervenuto nuovamente sulla vicenda di Alfie Evans, con un tweet. Francesco scrive: "Commosso per le preghiere e la vasta solidarietà in favore del piccolo Alfie Evans, rinnovo il mio appello perché venga ascoltata la sofferenza dei suoi genitori e venga esaudito il loro desiderio di tentare nuove possibilità di trattamento".
ultimo aggiornamento ore 20.10
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