Attentanti Indonesia. Vescovi lanciano appello all’unità
Marco Guerra – Città del Vaticano
È orrore senza fine in Indonesia, dove tra domenica e questa mattina una serie di attacchi terroristici sono stati condotti da due famiglie radicalizzate contro alcune chiese e il comando centrale della polizia nella città Surabaya, la seconda per numero di abitanti del Paese. Il bilancio complessivo è ancora provvisorio, ma per il momento si contano almeno 18 vittime, tra le quali 10 membri delle due famiglie entrate in azione. Ieri Papa Francesco, al termine del Regina Caeli, ha espresso la sua vicinanza alle comunità cristiane della città di Surabaya ed ha lanciato un appello perché cessino le azioni violente.
La condanna della Conferenza episcopale
“I vescovi indonesiani sono scioccati, hanno espresso forte disappunto e solidarietà verso le famiglie delle persone morte e ferite. E’ traumatico sapere che a colpire è stata una intera famiglia di attentatori: cosa iniettiamo nelle menti dei bambini? Li si educa all'estremismo? Questo è l'interrogativo più profondo che questi attacchi portano con sè”, lo ha detto all’Agenzia Fides padre Siprianus Hormat, segretario esecutivo della Conferenza episcopale dell’Indonesia, riportando il pensiero dell’episcopato cattolico indonesiano. Padre Hormat ritiene che questi attacchi vogliono colpire “la convivenza e il pluralismo, bene primario della società indonesiana”.
Appello all’unità di Mons. Suharyo
L’arcivescovo di Giacarta, mons. Ignazio Suharyo, al termine di una Messa celebrata ieri sera in cattedrale, ha lanciato un appello pubblico “a mantenere la fratellanza e l’unità dello Stato”. “Dobbiamo essere persone sagge e intelligenti, usare le nostri menti e i nostri cuori”, ha affermato il presule, auspicando che la questione religiosa “non venga usata nelle elezioni per raggiungere i propri obiettivi”.
Mons. Vincentius Sutikno Wisaksono, vescovo di Surabaya, la diocesi colpita dagli attentati, ha condannato “queste azioni vili e barbare” ed ha esortato i fedeli a mantenere la calma e continuare a frequentare le chiese.
Oggi l’attacco al quartiere generale della polizia
Il portavoce della polizia, Frans Barung Mangera, ha riferito che questa mattina quattro persone sono state fermate vicino a un punto di controllo all’ingresso della caserma e che lì si sono fatte esplodere: dieci persone, tra cui quattro agenti di polizia, sono state ferite. Le fonti locali parlano di una bambina di 8, figlia degli attentatori, miracolosamente sopravvissuta all’esplosione.
Domenica gli attacchi suicidi alle chiese
Il nuovo attacco alla polizia arriva all’indomani delle stragi che hanno colpito la comunità cristiana di Surabaya con un bilancio complessivo di otto morti, oltre ai sei della stessa famiglia che hanno effettuato gli attacchi, e di 41 i feriti. Madre, padre, due sorelle di 12 e 9 anni, due fratelli di 16 e 18 anni si sono fatti esplodere domenica in tre chiese cristiane. I vari componenti della famiglia hanno agito quasi in contemporanea.
Colpita la chiesa cattolica di St. Mary Immaculate
Secondo quanto riferisce AsiaNews, i due figli maschi hanno attaccato la chiesa cattolica di St. Mary Immaculate a Nagel, uccidendo Bayu, un cattolico volontario della sicurezza che ha cercato di fermare i due che si erano avvicinati in motorino. Bayu non ha permesso loro di raggiungere l’entrata principale della chiesa dove una Messa era appena finita e stava per iniziare quella delle 7.30. Fermati al cancello, hanno fatto esplodere la bomba, contenuta in uno zaino, e Bayu è morto disintegrato. Lascia la moglie e un figlio.
Il padre ha compiuto l’attentato con un’autobomba alla chiesa pentecostale a Jalan Arjuna. Poco prima l’uomo aveva lasciato sua moglie e le sue due bambine davanti all’edificio della Chiesa cristiana d'Indonesia (Gki) di Diponegoro. Secondo testimoni, la madre aveva messo la bomba addosso a una delle bambine, poi morte nell’attacco suicida.
Sempre nella giornata di domenica i tre membri di un'altra famiglia sono rimasti uccisi dall’esplosione di alcune bombe artigianali in un appartamento a Sidoarjo, una località al confine con Surabaya, ha detto la polizia.
Rivendicazione dell'Is
Il sedicente Stato Islamico ha rivendicato gli attacchi suicidi contro le tre chiese. Dal canto suo, il Presidente dell’Indonesia, Joko Widodo, ha parlato di “atto barbarico” ed ha chiesto alla polizia di trovare subito i responsabili delle azioni violente. Widodo ha inoltre esortato il parlamento ad approvare una revisione delle legge antiterrorismo in vigore. Il capo dello Stato ha preannunciato l'intenzione di promulgare un decreto qualora entro giugno non sarà stato ancora approvato un nuovo testo.
Preoccupazione per i foreign fighters tornati dalla Siria
L’Indonesia, con i suoi 255 milioni di abitanti, è la nazione a maggioranza musulmana più popolosa del mondo ed ora deve fare i conti con circa 1.100 cittadini che sono andati a combattere con il Califfato in Siria. Anche in passato in Indonesia si sono verificati diversi attacchi di gruppi islamisti, il più sanguinoso è avvenuto nel 2002, quando alcune bombe piazzate da un gruppo vicino ad Al Qaeda sono esplose sull'isola di Bali, uccidendo 202 persone in una notte, per lo più turisti stranieri.
Appello del Wcc al presidente Widodo
Il Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) ha rivolto un appello al presidente Widodo e ai leader religiosi e ai governi di tutta la regione affinché “agiscano in modo rapido e coraggioso per garantire i diritti religiosi fondamentali dei fedeli di tutte le fedi e garantiscano la sicurezza di fronte alla violenza e la giustizia per tutte le persone”. È quanto si legge in un comunicato diffuso dall’organismo ecumenico, che il prossimo 21 giugno accoglierà Papa Francesco nella sua sede di Ginevra.
Padre Cervellera: scioccante l’uso dei bambini
Per un’analisi dei fatti abbiamo raccolto il commento del direttore di AsiaNews padre Bernardo Cervellera, che si è detto sorpreso nel vedere un padre che “ha pianificato l’uso della famiglia per colpire tutte queste chiese”. Il religioso ha ricordato che anche in Nigeria gli islamisti di Boko Haram hanno usato bambini in attacchi terroristici e ha definito questa pratica uno “stravolgimento della propria umanità”.
Padre Cervellera ha poi evidenziato che “la radicalizzazione islamica da tanto tempo è entrata in Indonesia”. “Da prima attraverso dei predicatori sauditi, poi dei predicatori talebani e infine, adesso, con l’Is – ha proseguito il religioso -. Bisogna tener conto che con 250 milioni e più di popolazione, di cui più del 90% musulmani, è chiaro che c’è un grande bacino di reclutamento. Molti di questi indonesiani sono andati effettivamente in Siria a combattere a fianco all’Is”. Tuttavia Cervellera ha dato atto ai grandi sforzi profusi sul fronte della sicurezza dal Presidente Widodo.
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