"Viene il Mattino": il libro del parroco di Aleppo per rilanciare la speranza
Gabriella Ceraso e Luca Collodi - Città del Vaticano
Dedicato a quanti amano il popolo siriano e pregano per la pace, il secondo libro di padre Ibrahim Alsabagh - " Viene il mattino. Aleppo, Siria. Riparare la casa, guarire il cuore", Edizioni Terra Santa - vuole raccontare e condividere la vita quotidiana dei siriani che tornano a popolare le strade di Aleppo con speranza, coscienti della distruzione ma anche desiderosi di ricominciare.
La Siria è ancora un campo di battaglia
Piovono ancora missili sulla parte ovest di Aleppo, racconta il parroco, e il territorio è circondato da eserciti stranieri, americani, francesi, turchi. A muoverli è l'interesse oltre che per il petrolio, per il gas e non c'è una prospettiva di uscita e di fine di questo assedio. La condizione generale - spiega - è di povertà, fame e mancanza di lavoro: Aleppo, città paragonabile alla Milano italiana, è ridotta ormai industrialmente ed economicamente al minimo, rispetto al passato.
I cristiani ancora troppo pochi
In questa situazione di instabilità ancora troppo poche sono le famiglie cristiane rientrate nel Paese: solo 54 nel 2017, ricorda padre Ibrahim. "L'emorragia", confessa, "non è recuperata: ci sentiamo ancora minacciati nella nostra esistenza e abbiamo paura".
La "guarigione" del popolo
Eppure il nuovo libro, il secondo scritto in italiano da padre Ibrahim, non ha i toni della disperazione. " Noi cristiani" dice "abbiamo nel cuore, il fuoco e la luce che è Gesù Risorto", sappiamo dunque che "la morte non può avere l'ultima parola". Quella che il volume racconta è, secondo il suo autore, una "nuova tappa" che segna l'esistenza di Aleppo e dei suoi abitanti: non più fatta di "missili che cadono", ma una "fase di guarigione" ricca di sfide.La ricostruzione è la cosa più necessaria ora: "la Chiesa" confessa " è l'unuica per ora che sta facendo la sua parte, con 1200 case ricotruite e 400 progetti di microeconomia per sostenere altrettante famiglie". Ma quello che il parroco chiede è l'attenzione ai restanti circa 2 milioni di siriani che vogliono ricominciare ma che non ce la fanno senza un aiuto.
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