Siria-Onu: emergenza umanitaria per 2 mln nell'area di Idlib
Marco Guerra- Città del Vaticano
In Siria è ancora guerra aperta tra l’esercito governativo di Damasco e le milizie ribelli.
Appello dell’Onu per 2 milioni di persone
Il capo degli affari umanitari dell'Onu, Mark Lowcock, ha sollecitato il governo siriano e alcuni gruppi di insorti a consentire la consegna di aiuti a più di 2 milioni di disperati in aree difficili da raggiungere. Durante una riunione del Consiglio di Sicurezza Onu, Lowcock ha spiegato che la situazione a Idlib, uno degli ultimi baluardi dell'opposizione in Siria, è "allarmante" a causa di raid aerei, scontri tra gruppi armati, sovraffollamento e mancanza di servizi di base.
Preoccupazione ribadita dall’ambasciatore francese all'Onu, Francois Delattre, che ha affermato che l'accesso per le agenzie delle Nazioni Unite e le organizzazioni umanitarie che forniscono assistenza "è ancora molto limitato".
Usa: nessuno accordo per il ritiro dei curdi da Manbij
Intanto, sul fronte politico si segnala il confronto tra Stati Uniti e Turchia sulla crisi siriana. Il Dipartimento di Stato americano ha negato di aver raggiunto un accordo con il governo di Ankara su un piano in tre fasi per il ritiro della milizia curda YPG dalla località di Manbij in Siria. La Turchia considera l'Ypg un gruppo terroristico legato al Pkk, mentre Washington lo ha finora sostenuto nella lotta all'Is.
"Non abbiamo ancora accordi con il governo della Turchia", ha detto la portavoce del Dipartimento Heather Nauert, che poi ha aggiunto: "stiamo continuando ad avere conversazioni in corso per quanto riguarda la Siria e altre questioni di reciproca preoccupazione". I funzionari americani e turchi si sono incontrati ad Ankara la scorsa settimana per dei colloqui sulla questione e l'agenzia di stampa statale turca Anadolu aveva detto che Ankara e Washington avevano raggiunto un accordo tecnico sul ritiro dei curdi.
Russia chiede ritiro delle truppe stranire dal sud
Anche la diplomazia russa è tornata a farsi sentire, chiedendo il ritiro delle forze straniere presenti nel sud della Siria. L'appello è stato lanciato dal ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, citato dall'agenzia di stampa Tass. Per la Russia, alleata del governo di Bashar al-Assad, al confine meridionale con Giordania e Israele dovrebbero esserci solo truppe siriane. Dal canto suo Amman ha fatto sapere di essere in contatto con Washington e Mosca per discutere gli ultimi sviluppi nel sud della Siria, confermando la necessità di salvaguardare la zona di "de-escalation" concordata lo scorso anno tra Stati Uniti, Russia e Giordania.
In due mesi uccisi circa 100 iraniani nei raid di Israele
Infine, arrivano nuove segnalazioni dall’Osservatorio siriano dei diritti umani, secondo il quale circa un centinaio di truppe iraniane e milizie alleate sono stati uccise negli ultimi due mesi di attacchi da parte di Israele contro le posizioni iraniane e del gruppo sciita libanese Hezbollah in territorio siriano.
L'Osservatorio ha spiegato che dall'inizio di aprile e fino ad ora ci sono stati attacchi aerei e missilistici israeliani a vari obiettivi: l'aeroporto militare di Al Dabaa, nella provincia sud-occidentale di Homs, e nei dintorni dell'aeroporto militare T4, nella parte orientale della stessa regione. Israele ha anche lanciato attacchi nei pressi delle città di Hader, Jan Arnaba e Al Baaz, vicino agli aeroporti militari di Al Damir e Al Nairab, nella provincia meridionale di Al Quneitra; così come contro l'aeroporto internazionale di Aleppo. Stando alle stime dell'Osservatorio, in Siria ci sono attualmente oltre 32.000 soldati e miliziani alleati, di nazionalità libanese, irachena e asiatica.
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