La libertà religiosa necessaria per raggiungere la pace
Andrea Gangi - Città del Vaticano
La dichiarazione di Potomac, ispirata all’articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, afferma che ogni nazione dovrebbe avere “la solenne responsabilità di difendere e proteggere la libertà religiosa”, includendo la possibilità di cambiare religione e la libertà di manifestare la propria fede.
L’evento
La dichiarazione conclusiva del primo incontro sulla difesa della libertà religiosa è dedicata al Potomac, il fiume su cui sorge Washington e che bagna alcuni dei luoghi più significativi della storia americana. L’incontro è stato promosso dal Dipartimento di Stato americano, che ha riunito circa 200 personalità religiose, civili e politiche provenienti da 80 Paesi per discutere di persecuzioni e di difesa delle minoranze. Proprio in virtù dell’interesse suscitato da questo tema e delle proposte emerse, l’appuntamento sarà ripetuto l’anno prossimo
L’importanza del documento
Il documento rivela che l’80% della popolazione mondiale ha gravi limitazioni nel praticare la fede e che “persecuzione, repressione e discriminazione sulla base della fede, di convinzioni o non credenze sono una realtà quotidiana per troppe persone”. La libertà religiosa è “essenziale per raggiungere la pace e la stabilità all’interno delle nazioni e tra le nazioni. Dove la libertà religiosa è protetta, anche le altre libertà – di espressione, di associazione e di riunione pacifica – prosperano; dove è assente, invece, scaturiscono conflitti, instabilità e terrorismo”. È fondamentale anche il ruolo svolto dai fedeli all’interno di una comunità: “la fede motiva le persone a promuovere la pace, la tolleranza e la giustizia, contribuisce ad aiutare i poveri, a prendersi cura degli ammalati, ad aiutare gli individui soli, oltre che a impegnarsi nel dibattito pubblico e a servire il proprio Paese”.
I punti fondamentali
In dieci punti viene sottolineata l’importanza di proteggere un diritto umano inalienabile: la necessità di non discriminare sulla base della fede e di non costringere nessuno ad abbracciare un particolare credo. Viene poi ribadita la tutela del culto e dei luoghi di culto, dei patrimoni culturali e storici, e si pone l’accento sull’importanza dell’educazione religiosa che i genitori devono poter esercitare in libertà. La dichiarazione propone un piano d’azione che incoraggia la comunità internazionale ad agire quando sono in atto violazioni e abusi e quando la libertà religiosa è compromessa.
Il contributo del Segretario di Stato Usa Mike Pompeo
Mike Pompeo ha dichiarato che “la libertà religiosa è un diritto universale dato da Dio a cui tutti hanno diritto ed è un elemento fondamentale per tutte le società libere”. Pompeo ha voluto raccontare la sua personale esperienza religiosa, che è una delle ragioni che lo hanno convito a promuovere l’incontro. “Come americano, sono stato benedetto dal diritto di vivere la mia fede senza il timore di persecuzioni o rappresaglie da parte del mio governo – ha spiegato -. Voglio che anche tutti gli altri godano di questa benedizione”. A seguito delle testimonianze di alcuni sopravvissuti ai genocidi religiosi in Iraq, Pompeo ha spiegato che il suo dipartimento “sta fornendo ulteriori 17 milioni di dollari per lo sminamento nella regione di Ninive in Iraq, un’area dove risiedono vaste minoranze religiose. La cifra si aggiunge ai 90 milioni che abbiamo fornito a tutto il Paese durante quest’anno”.
I tre obiettivi del governo americano
Il segretario di Stato ha poi condensato in cinque punti lo sforzo diplomatico del governo americano. Il primo è stato l’annuncio dell’International Leadership Program, un progetto di dieci giorni che convoglierà negli Usa tutti coloro che lavorano in prima linea sulle questioni relative alla libertà religiosa, in modo da promuovere azioni di sostegno e protezione delle minoranze religiose. Il secondo interpella il Dipartimento di Stato che, il prossimo ottobre, ospiterà il seminario Boldline per favorire partnership che promuovono e difendono la libertà religiosa in tutto il mondo. Infine, si incoraggia la continuità dell’esperienza di Washington. Gli Stati Uniti si offrono di concedere spazi per conferenze relative al tema e hanno già istituito un fondo internazionale per la libertà religiosa, dedicato ai difensori della libertà religiosa e alle vittime di persecuzioni.
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