Card. Bagnasco: dopo il crollo del ponte Morandi, obiettivi rapidi, concreti e sicuri
Alessandro Gisotti - Poznań
Dopo il crollo del ponte Morandi, persiste a Genova un “senso di dolore e sconcerto per quanto accaduto”, ma si venuta a creare anche “una compattezza di solidarietà e di vicinanza, che è un grandissimo patrimonio, perché c’è la volontà di andare avanti, di superare la difficoltà”. Da Poznań, in Polonia, il cardinale Angelo Bagnasco torna a parlare della sciagura che ha colpito il capoluogo ligure. L’impegno con l’assemblea plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee), infatti, gli impedisce di essere questa sera in cattedrale per la Messa in ricordo delle 43 vittime, a un mese dal disastro.
Preservare la fiducia e la speranza
Tutto questo “patrimonio di fiducia e di speranza”, precisa il porporato, non può andare disperso e questo vuol dire che gli obiettivi devono essere “rapidi, concreti e sicuri”, anche con l’assegnazione delle case agli sfollati, che comunque hanno il desiderio di “rimanere nel proprio quartiere”. L’arcivescovo di Genova parla anche della vicinanza dei sacerdoti al “quartiere più ferito”, “perché la speranza non venga meno, perché non ci si lasci andare allo scoraggiamento che sarebbe la divisione e la distruzione del futuro”.
Un ponte “genovese e bello”
Il cardinale Angelo Bagnasco parla anche del ponte, arteria fondamentale per la città, che deve essere ricostruito “in tempi brevi e in modo assolutamente sicuro”. Inoltre, secondo i suoi auspici, dovrebbe essere “genovese”, “perché a Genova c’è una moltitudine concreta di aziende e soggetti che hanno un’esperienza, una genialità, una perizia, una determinazione e una disponibilità a collaborare”; e “bello”, “spettacolare”. “Proprio perché siamo capaci di fare questo in Italia – conclude l’arcivescovo di Genova – perché e la bellezza incoraggia sempre”.
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