Alfabetizzazione: un diritto fondamentale ancora oggi negato
Claudia Valenti – Città del Vaticano
In base a quanto riportato dal rapporto Unesco 2018, emesso in occasione della Giornata Mondiale dell’Alfabetizzazione, sono ancora 750 milioni le persone a cui viene negato oggi il fondamentale diritto all’istruzione. 102 milioni sono giovani fra i 15 e i 24 anni, che si trovano a non avere competenze di base. “A livello globale, sono stati compiuti costanti progressi nell'alfabetizzazione con l'aumento del tasso di alfabetizzazione degli adulti (oltre 15 anni) dall'81% nel 2000 all'86% nel 2016”, scrive l’Unesco. Ma questi progressi non bastano.
L’appello della comunità di Sant’Egidio
“Occorre intervenire con urgenza per garantire il futuro a milioni di bambini, soprattutto in Africa e nei campi profughi” dichiara la Comunità di Sant’Egidio, in un appello che ha lanciato in questa occasione ai governi, agli organismi internazionali e alle società nel loro complesso. La situazione risulta particolarmente grave nei paesi dell’Africa subsahariana, dove i tassi di iscrizione e sopravvivenza scolastica sono molto bassi e le strutture risultano comunque scarse e insufficienti. La Comunità di Sant’Egidio si sta impegnando nell’alfabetizzazione di molti paesi in tutti i continenti attraverso il programma Bravo e tramite le Scuole della Pace. “Bravo si occupa di dare atti di nascita ai bambini, perché il diritto all’identità legale è fondamentale per accedere ad altri diritti, come quello di andare a scuola”, racconta a Vatican News Evelina Martelli, responsabile del coordinamento programma Bravo e delle Scuole della Pace. “Le Scuole invece sono centri di educazione, che insegnano ai bambini delle periferie del mondo l’alfabeto della propria lingua insieme a quello della convivenza”.(Ascolta l'intervista a Evelina Martelli sulla Giornata internazionale dell'Alfabetizzazione)
L’importanza della parola nella mediazione
Sapersi esprimere, infatti, e saper negoziare i propri bisogni e le proprie difficoltà è un modo per evitare che i conflitti si sviluppino in forma violenta. Per questo la parola è così importante: l’alfabetizzazione di un paese è strettamente legata alla difesa della sua pace. “La capacità di ragionamento e di incontro con l’altro, necessitano dell’alfabeto. La mediazione - sottolinea Martelli- si basa sulla capacità di interagire e di trovare soluzioni che siano vie di compromesso”.
L'Africa, conflitti e educazione
Secondo i dati Unicef del 2018, circa il 30% dei giovani fra 15 e 24 anni – sono 59 milioni in tutto – che vivono in paesi colpiti da conflitti o disastri naturali sono analfabeti, un numero triplo rispetto alla media globale. In Niger, Ciad, Sud Sudan e Repubblica Centrafricana – tutti paesi con una lunga storia di instabilità ed elevati livelli di povertà – si registrano i tassi di analfabetismo giovanile più alti al mondo: rispettivamente il 76%, 69%, 68% e 64% dei giovani fra 15 e 24 anni sono incapaci di leggere o scrivere. “Per questo - conclude Evelina Martelli - occorre fare un grande sforzo, per educare una generazione e per aiutarla a crescere, avendo gli strumenti per poter costruire il futuro personale e quello del proprio paese”.
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