Giornata mondiale dell’alimentazione: le guerre accrescono fame e miseria
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
In molti Paesi, milioni di persone non riescono a procurarsi pasti nutrienti a causa delle forti sproporzioni del costo del cibo rispetto al reddito. Tra le principali cause di questo drammatico squilibrio, ci sono i conflitti i cambiamenti climatici e l’instabilità politica. È quanto emerge da un rapporto dell’agenzia delle Nazioni Unite “World Food Programme” pubblicato oggi, in occasione dell’odierna Giornata mondiale dell'alimentazione.
Prezzi sproporzionati
Sud Sudan, Nigeria Repubblica Democratica del Congo e Malawi sono i Paesi dove la situazione è più critica. In altri Stati, tra cui Iraq, Afghanistan e Siria è in particolare la guerra a rendere inaccessibili i prezzi dei beni alimentari. Per preparare una zuppa di legumi negli Stati Uniti, si ricorda nel rapporto, si spende poco più di un dollaro. Per cucinare lo stesso piatto, un cittadino del Sud Sudan spende invece l’equivalente del proprio reddito di due giorni: è come se un cittadino di New York spendesse 348 dollari.
Nei Paesi poveri cibo sempre meno accessibile
A Vatican News Emanuela Cutelli, Responsabile Comunicazione per l'Italia del “World Food Programme”, si sofferma sul Rapporto pubblicato oggi e intitolato Counting the Beans (Un conto salato: vero costo di un piatto di cibo nel mondo). Il dossier “mostra come il cibo sia sempre meno alla portata di tutte quelle persone che vivono in Paesi in conflitto o soggetti a instabilità politica, nei Paesi più poveri e vulnerabili”. Nello Yemen per esempio – ricorda Emanuela Cutelli - il 36 per cento del reddito medio “viene usato per l’acquisto di cibo”. In molti casi - aggiunge - solamente “con l’assistenza umanitaria del Wfp e dei suoi partner sul campo queste persone possono continuare a vivere e ad avere un’assistenza alimentare adeguata ai loro bisogni”. (Ascolta l'intervista ad Emanuela Cutelli)
Nel mondo una persone su nove soffre la fame
Si stima che nel mondo siano oltre 821 milioni le persone che soffrono la fame, una su nove. “I conflitti spiega Emanuela Cutelli - sono tra le principali cause” di questo incremento. “Nel mondo - sottolinea - 821 milioni di persone soffrono la fame e più della metà di queste vivono in Paesi colpiti da conflitti”. “Ci sono anche altri fattori da non dimenticare, come i cambiamenti climatici o i disastri naturali che contribuiscono in maniera notevole al numero di persone che soffrono la fame nel mondo”.
Appello alla comunità internazionale
Per affrontare questa crisi sempre più grave bisogna impiegare maggiori risorse soprattutto a livello internazionale: “Bisogna fare di più, bisogna davvero investire dal punto di vista politico, dal punto di vista di una buona governance, dal punto di vista di mercati trasparenti, perché altrimenti, senza questi elementi essenziali il lavoro del Wfp e delle altre organizzazioni umanitarie nel salvare delle vite, nel cambiarle, nel migliorarle potrebbe non durare a lungo”. “C’è bisogno di un impegno ancora maggiore della comunità internazionale e dei vari Stati”.
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