Ritiro Usa dalla Siria. Mons Audo: in cammino verso la pace
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
"La lotta all'Isis non è finita in Siria, ma siamo sicuri che il ritiro dei soldati Usa dal nord - est sia il segno di una nuova fase, l'inizio della fine della guerra": sono le parole con cui mons. Antoine Audo vescovo caldeo di Aleppo ed ex presidente Caritas Siria, spiega i sentimenti del popolo siriano di fronte alla decisione del presidente Donald Trump di portare via dal Paese, entro trenta giorni, circa duemila soldati. (Ascolta l'intervista a mons Audo sulla Siria e il Natale)
Il motivo arriva da twitter: "Abbiamo sconfitto l'Isis" scrive Trump "per la mia presidenza l'unica ragione per essere lì". Non poche le critiche giunte in primis da Israele ma anche dallo stesso Pentagono che, insistendo sulla lotta agli estremisti islamici, starebbe cercando di dissuadere il presidente con la carta del" tradimento" delle milizie alleate curde a rischio ora di una offensiva turca. Diversa la reazione della Russia che invece parla della scelta USA come di un viatico per una "reale prospettiva di accordo politico".
In cammino verso la pace definitiva
"Per noi siriani l'impressione generale in questo momento è di aver intrapreso un cammino verso la fine della guerra nonostante la presenza ancora di gruppi armati" e il ritiro dei soldati statunitensi andrebbe in questa direzione. Nelle parole del vescovo caldeo di Aleppo non prevale dunque il timore. Visitando nei giorni scorsi proprio le popolazioni del nord-est mons. Audo testimonia la cessazione nell'area delle violenze più forti e di una volontà dei curdi, in particolare, di puntare alla presenza dello Stato siriano e non di "uno Stato autonomo". Il presule parla di soluzioni temporanee e rilancia che oggi occorre trovare una soluzione definitiva, "un accordo tra russi e americani per tutta la Regione".
Smettere di vendere armi all'Isis
Non è finita la lotta all'Isis, mons. Audo ne è convinto e a Vatican News tiene a ribadire che la cosa più importante però è "smettere di vendere armi al Daesh" che definisce "una creazione artificiale voluta nella regione solo per scopi politici". Poi il pensiero del vescovo va al Natale e ai sentimenti del popolo che resta una minoranza privata di tante famiglie che sono fuggite a causa della guerra.
Vogliamo rimanere presenti e attivi
"Il Natale" dice mons Audo "per noi significa sempre cambiamento. Sentiamo la mancanza di tanti cristiani partiti e questo genera in noi tristezza; ma nello stesso tempo avvertiamo il desiderio di voler continuare a essere attivi e vivi. Vedo segni del Natale ad Aleppo: le luci i decori sui balconi! E' una cosa piccola ma c'è, e questa è una bella testimonianza".
La pace e l'incoraggiamento del Papa
L'augurio che mons. Audo ripete senza stancarsi, è la pace. "Vogliamo cotinuare ad essere presenti, solidali e mantenere i ponti con quelli che se ne sono andati. Dobbiamo puntare all'unità e scoprire vie di speranza e di continuità per la Chiesa in Siria. Vogliamo rimanere attivi e vivi". Mons. Audo fa notare anche che ogni parola e riferimento che il Papa fa al popolo sisriano, dai saluti durante l'Udienza generale ai gesti seppur simbolici, rappresentano un' "attenzione significativa" che "aiuta a restare coscienti dell'importamza della pace e della presenza cristiana nella regione medio orientale".
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