Salvataggio di migranti in mare Salvataggio di migranti in mare 

Naufragio nel Mediterraneo. Oim: 117 i dispersi, 3 i sopravvissuti

Ancora una tragedia nelle acque del Mediterraneo. Un gommone con 120 persone a bordo è stato avvistato ieri al largo delle coste di Tripoli: secondo una prima ricostruzione dell'Oim, i dispersi al momento sono 117. I tre superstiti sono stati trasferiti a Lampedusa

Sono tre i sopravvissuti arrivati a Lampedusa e scampati al naufragio del gommone avvistato ieri nel Mediterraneo, al largo delle coste di Tripoli: a bordo c’erano 120 persone. A riferirlo è il portavoce dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), Flavio Di Giacomo. “I tre sopravvissuti arrivati a Lampedusa - spiega - ci hanno detto che erano in 120. Dopo 11 ore di navigazione hanno imbarcato acqua”.

I dispersi sarebbero 117

Il gommone ha quindi cominciato “ad affondare” e le persone ad annegare, ha proseguito. “Sono rimasti diverse ore in acqua. Tra i dispersi, al momento 117, ci sono 10 donne, di cui una incinta, e due bambini, di cui uno di 2 mesi”. I sopravvissuti sono stati soccorsi dalla Marina Militare italiana, dopo che il gommone era stato avvistato da un velivolo dell'Aeronautica Militare italiana in volo nell'ambito dell’operazione Mare Sicuro.

Sant’Egidio: Europa intervenga

Di fronte all’ennesimo, drammatico, naufragio di migranti, occorre “far tacere ogni polemica e mostrare pietà”: così in una nota la Comunità di Sant’Egidio. “Non si può far finta di niente”, si legge nel comunicato. Di fronte ad un fenomeno di così ampie proporzioni, “che riguarda non solo il futuro dell’Africa, ma anche quello del nostro continente”, l’Europa - aggiunge la Comunità di Sant’Egidio - dovrebbe “mettere da parte i litigi e avere il coraggio di avanzare proposte di ampio respiro”. Prima di tutto, sottolinea la Comunità di Sant’Egidio, “occorre continuare a salvare chi è in pericolo, non solo nel mare ma anche nel deserto e nei campi di detenzione in Africa”. In secondo luogo, “occorre intervenire con intelligenza, in modo consistente, nei Paesi di origine dell’immigrazione per consolidare la pace e creare soluzioni occupazionali, a partire dai giovani”. In terzo luogo, è “urgente” anche pensare a “vie di ingresso regolare - come lo sono i corridoi umanitari per chi fugge dalle guerre - perché favoriscono l’integrazione, che è l’unica risposta umanamente, economicamente e socialmente sostenibile ad un fenomeno che ci accompagnerà anche nei prossimi anni”.

 

(Ultimo aggiornamento: sabato 19 gennaio 2019, ore 16:39)

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19 gennaio 2019, 16:12