Stallo Brexit: bocciati anche ultimi quattro piani B
Camillo Barone – Città del Vaticano
La settimana scorsa la Premier Theresa May aveva dato l’assenso affinchè potessero arrivare in via del tutto eccezionale proposte di accordi per la Brexit anche di provenienza parlamentare. Questo cedimento era stato già giudicato da molti come incostituzionale o comunque non in linea con la prassi legislativa britannica, dato che l’iniziativa di proporre disegni di legge in Gran Bretagna spetta al potere esecutivo. Eppure anche questo non è bastato per trovare un accordo: le quattro proposte di iniziativa parlamentare trasversale sono state tutte bocciate, portando dunque il Paese in una fase di stallo. I deputati britannici hanno infatti votato contro il restare nell’unione doganale, contro un ipotetico secondo referendum, contro il rimanere in un “mercato unico 2.0” e infine contro una probabile revoca dell’articolo 50 del Trattato dell’Unione europea.
Convocato consiglio dei ministri fiume da Theresa May
Da questa mattina intanto è ancora in corso un Consiglio dei ministri ristretto e senza la partecipazione dei funzionari governativi, che dovrebbe durare più di tre ore. Ancora non si hanno notizie delle mosse che potrebbe mettere in campo il primo ministro dopo questa ennesima disfatta, ma resta il fatto che entro il 12 aprile è necessario che la Gran Bretagna presenti un accordo formale di uscita a Bruxelles, altrimenti sarà obbligata a prendere una fra due strade complicate: o chiedere alla Commissione europea un ulteriore prolungamento dei negoziati oppure la scelta drammatica di uscire dall’Ue senza un accordo. “Una Hard Brexit è quasi inevitabile, siamo pronti ad affrontare l’abisso” ha detto Guy Verhofstadt, coordinatore del Parlamento europeo sulla Brexit. “Una eventuale proroga dovrà essere ben giustificata”, ha invece ammonito Barnier, capo negoziatore dalla parte di Bruxelles. Drastico anche il primo ministro italiano Giuseppe Conte, che in riunione con Juncker a Roma, si è detto pronto ad un drammatico no-deal. Per trovare un’ultima soluzione restano dunque soltanto 11 giorni impossibili alla Premier Theresa May, ormai messa con le spalle al muro dai suoi avversari interni al Partito conservatore.
“Lo sconforto è tutto quello che proviamo adesso”
“Questa nazione è sempre stata con un piede in Europa senza però mai appartenerci completamente. Tutto è sempre sembrato più semplice e meno burocratico ai cittadini mediterranei che venivano a Londra in cerca di lavoro” ha commentato ai microfoni di Radio Vaticana Italia Caterina Soffici, scrittrice ed editorialista de La Stampa che vive a Londra. “Anche se la situazione attuale è di totale sconforto, non credo però che i 3 milioni e mezzo di europei che vivono solamente in Inghilterra perderanno dei diritti. Paradossalmente questa paura generale ha fatto sì che ci fosse carenza in nuovi settori occupazionali, dato che gli emigrati provenienti dall’Est Europa hanno smesso di cercare fortuna in Gran Bretagna”, ha poi continuato Soffici.
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