Padre Aurelio Gazzera incontra il primo ministro del Centrafrica
Camillo Barone – Città del Vaticano
È stata una giornata intensa quella di ieri per Padre Aurelio Gazzera, missionario cuneese che dal 1992 vive nella cittadina di Bouzom, in Repubblica Centrafricana. Lo scorso 27 aprile Padre Aurelio è stato arrestato per aver scattato delle fotografie ad una miniera d’oro cinese illegale che aveva deviato il corso di un fiume di importanza vitale per la vita della poverissima popolazione locale. Liberato subito dopo in seguito ad una ingente protesta di popolo, Padre Aurelio ha raccontato questa storia sul suo blog che poi ha fatto il giro del mondo. Le autorità militari hanno sparato sulla folla senza ferire nessuno, ma a detta del missionario italiano il fatto rimane gravissimo, tanto che è riuscito a ottenere un incontro privato a Bangui col primo ministro del Centrafrica, accompagnato dal Cardinale Nzapalainga e e da Mons. Guwca.
Durante l’incontro si è discusso della situazione delle miniere del paese
Sentito anche ai microfoni di Radio Vaticana Italia, Padre Aurelio Gazzera ha confermato di essere riuscito a raccontare la sua storia al primo ministro, chiedendo più trasparenza nella delicata gestione delle risorse minerarie della Repubblica Centrafricana. All’incontro hanno poi preso parte anche i ministri delle miniere, dell’ambiente e delle foreste. Secondo Padre Aurelio, il ministro delle miniere ha riconosciuto che è necessaria la formazione di una commissione d’inchiesta che indaghi sui danni causati dalla ditta cinese al fiume fotografato dal missionario.
Padre Gazzera: gli investimenti stranieri devono essere fatti nel rispetto di tutti
“Nonostante qualche minaccia, il primo ministro e i ministri coinvolti hanno accettato di formare una commissione d’inchiesta sul caso, per chiedere alla ditta cinese in questione di riparare i danni causati al letto del fiume”: così ha fatto sapere Padre Aurelio ai microfoni di Radio Vaticana Italia, aggiungendo che però si tratta solamente di “un piccolo passo” e che il problema dello sfruttamento minerario delle aziende cinesi e occidentali resta grande. “Non sono sicuro che la mia avventura sia finita, ma almeno siamo riusciti a fare del rumore sul problema e questo è importante”, ha poi continuato il missionario, affermando in conclusione che “tutti gli investimenti stranieri in Africa devono essere fatti nel rispetto delle leggi, dell’ambiente e di tutta la popolazione”.
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