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L'Overshoot Day si calcola tenendo conto del consumo delle risorse del pianeta L'Overshoot Day si calcola tenendo conto del consumo delle risorse del pianeta 

Risorse naturali, l’Overshoot Day sempre più in anticipo

Il 29 luglio il Pianeta esaurisce le proprie risorse per l’intero 2019. L’uomo dovrà dunque vivere “a credito” ed è un andamento negativo che va avanti da decenni. Nel 2050 serviranno le risorse di due pianeti per poter vivere, ma cambiare rotta è ancora possibile

Salvatore Tropea – Città del Vaticano

Le risorse della Terra per il 2019 sono terminate e con un drammatico anticipo. È l’allarme che arriva dall’Earth Overshoot Day, il calcolo del giorno in cui l’umanità consuma interamente le risorse prodotte dal pianeta nell’arco dell’anno in corso. Nel 2019, appunto, la data limite è il 29 luglio, un record negativo e che peggiora rispetto agli anni scorsi. “Una situazione che sta impoverendo sempre di più la Terra e rompe l’equilibrio sia della natura che del futuro stesso dell’uomo”, afferma Alfonso Cauteruccio, presidente di Greenacccord, la onlus italiana di ispirazione cristiana nata nel 2002 e che opera per la sensibilizzazione su temi e scenari ambientali. (Ascolta l’intervista ad Alfonso Cauteruccio sull’Earth Overshoot Day).

Un trend negativo che non si arresta

Il livello del consumo delle risorse terrestri si è iniziato a calcolare negli anni ’70, grazie all’iniziativa del Global Footprint Network, associazione no profit che sviluppa strumenti per promuovere la sostenibilità ambientale. Ufficialmente il primo Overshoot Day è stato il 21 dicembre 1971, quando la Terra registrò dieci giorni di “over”. Da quel giorno il trend è sempre stato negativo e soprattutto ha continuato a peggiorare, arrivando lo scorso anno a toccare il 1° agosto, con ben 152 giorni di buco rispetto all’anno solare. Un dato così negativo che si calcola che sono attualmente consumate risorse pari a 1,7 volte la capacità rigenerativa annuale della Terra e si stima che procedendo di questo passo intorno al 2050 l’umanità consumerà addirittura il doppio di quanto il pianeta produce. “Siamo una generazione di cicale e non di formiche - spiega Alfonso Cauteruccio a Vatican News - infatti esageriamo nei consumi e non abbiamo quella sobrietà che la Terra ci implora. Con la natura - sottolinea - non si scherza perché una volta che ci sono ingenti danni poi non ci si può pentire”.

Il Mediterraneo a rischio. Giamaica e Vietnam gli esempi da seguire

L’impatto ambientale di un Overshoot Day che arriva con così largo anticipo colpisce i luoghi della Terra già ampiamente destabilizzati a causa di siccità, deforestazione e desertificazione. Ma anche e soprattutto le risorse alimentari sono a rischio, proprio perché i parametri per definire questo calcolo si riferiscono al consumo di frutta, verdura, carne, pesce, acqua e legno. In tal senso l’area del Mediterraneo risulta tra quelle a maggior rischio, in particolare per gli stock ittici, dei quali ben l’87% è sottoposto a sovrasfruttamento, come spiega in una nota la ong MedReAct, l’organizzazione che promuove azioni di recupero della biodiversità marina nel Mediterraneo. In generale, per quanto riguarda il consumo delle risorse terrestri, i Paesi più “voraci” sono paradossalmente due territori piccolissimi come Qatar e Lussemburgo, ma anche gli Usa rientrato tra gli Stati che consumano di più. Ad essere invece molto più “green” sono Giamaica e Vietnam, tant’è che si calcola che se tutti i Paesi fossero come loro, le risorse verrebbero esaurite a metà dicembre. Il presidente di Greenaccord racconta come l’Italia il tal senso sia in condizioni peggiori rispetto ad altre nazioni perché “già lo scorso 15 maggio sono finite le riserve ambientali e ancora più grave è la situazione del Continente europeo che è andato in overshoot il 10 maggio”.

Papa Francesco profetico sui temi ambientali

Secondo Cauteruccio, Papa Francesco con l’enciclica Laudato Si’ e con i suoi numerosi appelli a favore della cura del Creato “è stato profetico sui temi ambientali”, grazie anche a quella che “il Santo Padre chiama una conversione ecologica”. Si tratta, sottolinea il presidente di Grenaccord, di “ascoltare le parole del Pontefice per cambiare la nostra mentalità e il nostro modo di agire. Il Papa, appunto, è stato lungimirante in tal senso e dal mondo scientifico - spiega Cauteruccio - gli viene riconosciuto di aver dato una nuova dignità a questi temi e problemi”. Una questione, quella dell’ambiente, che avrà un altro momento particolarmente importante con il Sinodo per l’Amazzonia, che si terrà dal 6 al 27 ottobre prossimi.

Tornare indietro si può: #MoveTheDate

Nonostante il drammatico trend negativo degli ultimi decenni è ancora possibile invertire la direzione. Secondo il Global Footprint Network se spostassimo la data dell’Earth Overshoot in avanti di cinque giorni ogni anno, l’umanità tornerebbe ad essere in armonia con il proprio pianeta già prima del 2050. L’associazione no profit propone per quest’anno alcune azioni concrete da mettere in pratica subito e ne valuta il loro impatto sul giorno del sovrasfruttamento. Ad esempio, sostituire il 50% di consumo di carne con una dieta vegetariana contribuirebbe a spostare la data dell’Overshoot Day di 15 giorni. Ridurre la componente delle emissioni di CO2 del 50%, invece, sposterebbe la data di ben 93 giorni. Infine è stata lanciata la campagna “Steps to #MoveTheDate”, che indica cinque ambiti su cui poter incidere: energia, cibo, città, popolazione, e pianeta. Le opportunità per agire concretamente sono, per esempio, avviare un dialogo sul problema del sovrapopolamento, avere delle buone pratiche sul luogo di lavoro come la riduzione dello spreco di cibo o fare delle petizioni ai propri governi per gestire le risorse naturali in maniera responsabile e sostenibile.

L’importanza della responsabilità personale

Dunque tornare indietro è possibile e in tal senso la grande sfida è quella di avere una maggiore “consapevolezza di quanto sia importante la responsabilità personale di ognuno di noi”, spiega sempre Cauteruccio. È giusto confidare “nelle tecnologie che in effetti ci aiutano molto per affrontare e risolvere alcuni problemi legati alla questione ambientale, ma se poi non cresce anche la responsabilità personale - sottolinea - i benefici apportati dalla tecnologia si rivelano inutili”.

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28 luglio 2019, 09:43