Caporalato in agricoltura, a rischio 100 mila persone
Alessandro Guarasci – Città del Vaticano
Il lavoro irregolare in agricoltura è in costante crescita, attestandosi su un valore del 17%. E le condizioni in cui operano tante persone, per la maggior parte migranti, sono spesso al limite dell’immaginabile. Ieri all’Angelus il grazie del Papa per l’iniziativa della diocesi di San Severo in Puglia che "permetterà ai braccianti dei cosiddetti 'ghetti della Capitanata', nel foggiano, di ottenere una domiciliazione presso le parrocchie.
La Caritas di San Severo: i migranti chiedono riconoscibilità
La Caritas di San Severo da anni lotta contro lo sfruttamento nei campi, contro il caporalato. Grazie a un’assistenza capillare e settimanale nel foggiano, l’organizzazione caritativa ha verificato che i lavoratori migranti che non possono permettersi un alloggio e che, per tale motivo, non possono ottenere il riconoscimento della residenza nel territorio, sono inibiti nell’accesso ai servizi minimi e costituzionalmente garantiti: primo fra tutti il diritto alla salute. Per il direttore della Caritas di San Severo don Andrea Pupilla, “ la riconoscibilità è uno dei diritti più richiesti da questi migranti, oltre a condizioni di lavoro degne”.
Diocesi e Comune collaborano
Dunque, la Diocesi di San Severo e l’Amministrazione comunale hanno inteso “dare testimonianza di vicinanza concreta a tali situazioni mediante la sottoscrizione di un protocollo d’intesa che consentirà a quei fratelli e conterranei, che si trovano in situazioni di povertà e di sfruttamento, di poter eleggere un domicilio fittizio presso le parrocchie e gli uffici diocesani che ne manifesteranno la volontà, al fine di poter ottenere il riconoscimento della residenza sul territorio da parte degli Uffici Anagrafici comunali”.
In agricoltura almeno 220 mila lavoratori irregolari
Si calcola che siano non meno di 220 mila i lavoratori irregolari in agricoltura e purtroppo il fenomeno è in aumento. Lo sfruttamento, che non di rado vede il ricorso al caporalato, raggiunge fino a 100 mila soggetti, la stragrande maggioranza dei quali immigrati. Eppure queste persone sono fondamentali per far sì che i prodotti agricoli arrivino sulle tavole degli italiani. Giorgio Mercuri, presidente di Fedagri-Confcooperative, afferma che le cooperative “possono essere punto di contatto tra domanda e offerta, visto che conoscono bene il territorio e le esigenze degli agricoltori”.
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