I migranti schiacciati tra Grecia e Turchia: l' Ue in aiuto dei bambini
Marina Tomarro - Città del Vaticano
Il governo tedesco ha annunciato che una coalizione di Paesi volontari dell’Unione Europea, prevede di prendersi in carico fino a un massimo di 1.500 minori attualmente bloccati sulle isole greche, come misura di sostegno umanitario. "Vogliamo aiutare la Grecia ad affrontare la difficile situazione", hanno spiegato i partiti della coalizione di governo della cancelliera Angela Merkel. "Si tratta - hanno detto - di bambini che a causa di una malattia hanno urgentemente bisogno di cure o i non accompagnati di età inferiore ai 14 anni, per lo più femmine".
Oggi Erdogan a Bruxelles
Intanto il governo turco ha invitato la Grecia ad aprire i confini e a lasciar passare i migranti negli altri Paesi europei. Oggi il presidente Erdogan è a Bruxelles per una serie di colloqui sulla stabilità della regione con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen. L'obiettivo dichiarato del presidente è quello di ottenere la modifica dell'accordo sui migranti tra Turchia e Unione europea del 2016, come lui stesso ha anticipato. Erdogan è tornato ad accusare pubblicamente la Grecia e l'Unione europea di usare comportamenti disumani nei confronti dei migranti che stanno tentando disperatamente di attraversare il confine greco-turco.
Il dramma dei migranti sulla linea di confine
Nel frattempo la situazione dei migranti diventa sempre più grave, come ci racconta il giornalista del quotidiano Avvenire, Nello Scavo, che in questi giorni è stato inviato proprio nella zona di confine tra Turchia e Grecia. “Quello che noi abbiamo visto, e che abbiamo anche documentato - spiega Scavo - è l'uso di esseri umani come armi non convenzionali di una guerra tra potenze. Sono state ammassate migliaia e migliaia di persone lungo la linea di confine sapendo che sarebbe stato per loro impossibile riuscire a passare. Questa mattina le autorità greche ci hanno informato che gli ultimi respingimenti riguardano più di 1400 persone solo nella giornata di ieri fino a poche ore fa. Questo vuol dire che gli scontri saranno sempre molto intensi fino a quando non si troverà una soluzione politica. "Le autorità greche reagiscono, sono stati usati anche lacrimogeni e fumogeni. D'altra parte lo stesso accade anche dalla parte turca. Noi abbiamo anche visto dei migranti picchiati dalla polizia turca perché non volevano più assaltare la linea di confine. E dunque si tratta davvero di persone schiacciate tra due fuochi".
Come vivono queste persone?
R. - È molto difficile anche per i giornalisti europei raccontare con esattezza, perché l'accesso all'area è stato molto complicato, noi siamo stati respinti, e minacciati di arresto più volte da parte della polizia greca. Quello che abbiamo visto che chiedono semplicemente di passare perché gli era stato promesso nei campi dove si trovavano prima, soprattutto intorno a Istanbul, che sarebbe stato facile l'attraversamento del confine europeo. Al contrario si sono trovati contro un vero muro. Comincia a scarseggiare davvero il cibo, vengono usati addirittura gli idranti da parte greca, questo vuol dire che il confine diventa un pantano. Molti migranti non hanno vestiti per potersi cambiare e quindi stanno letteralmente all’addiaccio, le condizioni di salute davvero sono precarie, questo aumenta moltissimo il nervosismo. Tra l'altro in condizioni meteorologiche difficili per cui basta un raggio di sole per incoraggiare di nuovo i gruppi a tentare l'assalto alla frontiera, con il risultato in questo momento di farsi molto male, ci sono stati almeno 4 morti su cui ci sono delle incertezze riguardo alle responsabilità e diverse decine di feriti, e ricordiamo che tutto questo accade dentro l'Unione Europea.
Perché si percepisce una certa disattenzione da parte della società di fronte ad un dramma così evidente?
R - Ci sono varie ragioni. Alcune locali che riguardano in particolare le condizioni di impoverimento della popolazione greca che soffre la presenza dei migranti come una minaccia per un'economia già precaria. Parlando con i cittadini soprattutto di Kastani, che è il paese dove si fronteggiano di più questi gruppi, abbiamo percepito molta delusione da parte delle persone che speravano in una maggiore presenza dell’Unione Europea che non si risolvesse solo nella promessa di invio di denaro. Va anche detto che questo tema viene utilizzato da una certa ultradestra politica europea. Noi abbiamo raccontato e documentato la caccia ai migranti da parte di gruppi paramilitari greci tollerati dalle autorità, a cui si stanno aggiungendo, l'abbiamo scritto proprio ieri, anche i gruppi che arrivano dalla Germania, dall'Italia, dell'Ungheria, e dall'Austria. Dunque queste persone davvero sono schiacciate dentro interessi più grandi.
È arrivata la notizia da Berlino, che saranno accolti 1500 bambini in diversi Paesi europei per poterli curare. Secondo lei questo passo è una prima apertura dell'Unione Europea alla crisi umanitaria?
R - Sì, è una prima apertura doverosa, anche dopo l'appello coraggioso, come sempre, di Papa Francesco. Il fatto che questa notizia arrivi alla vigilia dell'incontro tra Erdogan e i vertici europei oggi fa ben per sperare per uno sblocco della situazione, anche se non ancora per una soluzione definitiva, perché i conflitti vanno avanti e la partita si gioca su altri tavoli compreso anche il tavolo libico, dove la Turchia è molto impegnata e anche qui Erdogan chiederà probabilmente concessioni all'Unione Europea. Speriamo che, cominciando dai bambini,piano piano, si cerchi di trovare soluzioni migliori per tutte queste persone.
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