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Un soldato siriano nella provincia di Idlib (Photo by AFP) Un soldato siriano nella provincia di Idlib (Photo by AFP)

Siria, regge la tregua ad Idlib

Il cessate il fuoco dello scorso 5 marzo concordato da Ankara e Mosca può costruire una base per fermare l’escalation in Siria ed alleviare la pesante crisi umanitaria. Il presidente siriano Bashar al Assad ha espresso soddisfazione per i risultati dei negoziati tra il presidente russo Vladimir Putin e quello turco Recep Tayyip Erdoğan

Andrea De Angelis – Città del Vaticano

Tiene la tregua nel nordovest della Siria, ad Idlib, dopo l’intesa trovata giovedì 5 marzo da Russia e Turchia. Ankara oggi segnala che non si registrano violazioni della tregua nella regione. Lo ha reso noto il ministro della Difesa, Hulusi Akar. "Dal momento dell'entrata in vigore dell'accordo sul cessate il fuoco a Idlib non c'è stata alcuna violazione”, ha detto Akar, citato dall'agenzia ufficiale Anadolu. “Seguiamo la situazione con attenzione - ha aggiunto - e risponderemo con fermezza a qualsiasi eventuale attacco”. Un incontro, quello di giovedì tra Putin ed Erdoğan, fortemente voluto dal presidente turco dopo che la scorsa settimana 33 militari di Ankara sono stati uccisi dalle forze di Assad nella provincia di Idlib. Tra le misure previste dall'intesa raggiunta giovedì tra Mosca ed Ankara, la fine delle azioni militari nella cosiddetta "zona sicura" di Idlib e la creazione di un "corridoio di sicurezza" di sei chilometri a nord ed a sud dell'autostrada M4 che collega Aleppo e Lattakia. Un corridioio dove il 15 marzo inizieranno le attività delle pattuglie congiunte di militari di Russia e Turchia.

La soddisfazione di Assad

In una conversazione telefonica con il presidente russo Vladimir Putin, il capo di Stato siriano Bashar al Assad ha espresso "soddisfazione" per l'accordo sul cessate il fuoco ad Idlib. Assad ha sottolineato "i potenziali effetti positivi" dell’intesa per la popolazione siriana, a livello umanitario, sociale ed economico. Secondo quanto riporta l'agenzia siriana Sana, durante la conversazione si è affermato che l'accordo è stato ottenuto "nell'ambito degli sforzi per garantire la sovranità e l'integrità territoriale della Siria".

Una tregua fragile

"Come negli anni passati, anche questo cessate il fuoco si basa su presupposti fragili ed è dunque effimero". Lo afferma nell'intervista a Vatican News Lorenzo Marinone, analista responsabile del Desk Medio Oriente del Centro Studi Internazionali. Secondo Marinone il motivo di tale fragilità è semplice: Russia e Turchia hanno interessi opposti in un unico territorio. Nel sottolineare poi "il dramma umanitario di Idlib", l'analista del Cesi spiega come anche l'Europa abbia trovato soluzioni sbagliate a problemi complessi. L'esempio più lampante è l'accordo del 2016 tra Bruxelles ed Ankara, che ora mostra tutti i suoi limiti nell'emergenza migratoria ai confini tra Turchia e Grecia.

Ascolta l'intervista a Lorenzo Marinone

Le reazioni internazionali

L’Unione europea sostiene l’accordo per il cessate il fuoco in Siria e per la diminuzione della pressione migratoria al confine greco-turco. Lo ha scritto su Twitter il premier croato Andrej Plenkovic, dopo aver avuto una conversazione telefonica con i leader dell’Unione Europea e con il presidente turco Erdoğan. Plenkovic ha avuto modo di confrontarsi con il presidente della Commissione europea, signora Ursula von der Leyen e con il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel. Ieri a Zagabria si è tenuta la riunione del Consiglio straordinario convocato dall’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza Joseph Borrell su richiesta della Grecia. Borrell ha poi annunciato che dal 29 al 30 giugno 2020 Bruxelles ospiterà una conferenza dei donatori sulla Siria, alla quale sono invitati anche i governi coinvolti nel conflitto. Sempre, ieri, conversazione telefonica tra lo stesso Erdoğan ed il cancelliere tedesco, signora Angela Merkel nella quale si è affrontata anche la questione migratoria con migliaia di persone dirette dalla Turchia in Grecia.

L’appello di Papa Francesco 

Domenica 23 febbraio, all’Angelus pronunciato a Bari in occasione dell’incontro di riflessione e spiritualità sul tema “Mediterraneo, frontiera di pace”, il Papa aveva ancora una volta lanciato un accorato appello per la Siria. “Mentre siamo riuniti qui a pregare e a riflettere sulla pace e sulle sorti dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo, sull’altra sponda di questo mare, in particolare nel nord-ovest della Siria, si consuma un’immane tragedia. Dai nostri cuori di pastori si eleva un forte appello agli attori coinvolti e alla comunità internazionale, perché - aveva affermato il Pontefice - taccia il frastuono delle armi e si ascolti il pianto dei piccoli e degli indifesi; perché - aveva proseguito - si mettano da parte i calcoli e gli interessi per salvaguardare le vite dei civili e dei tanti bambini innocenti che ne pagano le conseguenze”. Parole accorate per un Paese che più volte Francesco ha definito “amato e martoriato”. Parole che ricevono ora un “grazie speciale” da parte di alcune realtà impegnate per la Siria: sigle del mondo associativo ecclesiale e non solo, come l’Associazione giornalisti amici di padre Dall’Oglio, Amnesty International Italia, Caritas Italiana, Centro Astalli, sezione italiana del Jesuit Refugee Service, Comunità di Sant’Egidio, Focsiv, Ucoii - Unione delle Comunità Islamiche d’Italia.
 

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07 marzo 2020, 11:55