Libano: esplode la rabbia popolare a Beirut
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Nuova giornata di violente proteste oggi a Beirut. Il dolore per il disastro, avvenuto martedì scorso nella zona del porto, ha scatenato l’indignazione popolare. L’annunciata manifestazione odierna è stata teatro di violenze. I dimostranti a Beirut hanno assaltato i ministeri degli Esteri, dell'Economia, dell'Energia e l'Associazione delle banche, dando fuoco ad alcuni palazzi vicini al Parlamento. Le forze dell’ordine a fatica hanno arginato i movimenti di una manifestazione, che a tratti ha assunto la fisionomia di una vera e propria rivolta, che ha messo a ferro e fuoco la capitale. Nei tafferugli un poliziotto ha perso la vita e, secondo i dati forniti dalla Croce Rossa, circa 240 persone sono rimaste ferite negli scontri con gli agenti in tenuta antisomossa. Le autorità hanno dispiegato anche l’esercito. Dietro la protesta non c’è solo la richiesta di fare luce sulle esplosioni, che hanno devastato Beirut, ma la richiesta al governo, in corso da settimane, di porre fine alla corruzione e ad una gravissima crisi economica che si sta ripercuotendo drammaticamente sulla popolazione.
La preoccupazione del mondo di fronte al Libano ferito
Di fronte ai recenti eventi la protesta della gente di Beirut si è, dunque concretizzata in episodi di estrema violenza. Il premier libanese, Hassan Diab, per arginare la rabbia popolare ha annunciato che lunedì proporrà elezioni anticipate. Lo ha detto nel corso di un discorso televisivo in cui ha chiesto a tutte le parti politiche di mettere da parte i disaccordi e lavorare assieme. Ha aggiunto di essere disposto a mantenere il proprio incarico per due mesi, in modo da consentire ai politici di attuare riforme strutturali. Intanto la comunità internazionale guarda con preoccupazione
all’evoluzione della situazione libanese. Dopo la visita del presidente francese, Macron, oggi a Beirut c’è stata quella del presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, che ha visitato il porto di Beirut per rendersi cinto dell'entità del disastro. Ha chiesto un'inchiesta indipendente per far luce sulle cause della catastrofe. Intanto l’inchiesta libanese in corso ha portato già all’arresto di diverse persone, tra le quali il direttore del porto. Sulla situazione libanese sono intervenuti anche gli Stati Uniti che, attraverso l’ambasciata a Beirut. In un twett si legge: “Sosteniamo il diritto alla protesta pacifica. Il popolo libanese ha sofferto fin troppo e merita dei leader che lo ascoltino e rispondano alle richieste popolari di trasparenza e individuazione delle responsabilità”.
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