Muore John Hume, protagonista del processo di pace nordirlandese
Fausta Speranza e Isabella Piro – Città del Vaticano
John Hume, un cattolico ex insegnante e attivista per i diritti umani, è stato per diversi anni, fino al 2001, il leader del Partito socialdemocratico e laburista (Sdlp), di cui era stato tra i fondatori nel 1970. Nel 1998, l'anno della firma dell'accordo di pace in Irlanda del Nord, è stato insignito del Premio Nobel insieme al dirigente del Partito unionista dell'Ulster, David Trimble. Nel 2004 ha lasciato la politica in seguito ad una malattia. Ne traccia un profilo la giornalista Francesca Lozito, che da anni segue da vicino lo scenario irlandese:
R. – Ha fatto tantissimo per la pace, un lavoro instancabile. Hume era l’uomo che ci credeva e più di tutti aveva una visione: proprio dalla martoriata Derry chiedeva che il Nord Irlanda raggiungesse la pace. Ha lavorato per il dialogo con l’altra componente, quella protestante. Una cosa straordinaria. Hume è stato un uomo della visione, colui che ha trattato con gli Stati Uniti perché potessero essere i mediatori più importanti nel processo di pace in Nord Irlanda. Un uomo grande e umile fino all’ultimo.
Un cattolico profondamente credente …
R. - Finché ha potuto è stato visto in chiesa. Le sue condizioni di salute erano già compromesse durante gli anni delle lunghe ed estenuanti trattative che hanno portato poi alla sigla dell’accordo del Venerdì Santo, nel 1998. Ma fino all’ultimo a Derry lo si poteva trovare nella Cattedrale di Saint Eugene dove pregava e, insieme alla moglie, prendeva parte alla celebrazione della Messa.
Cosa dire della sua visione negli anni più bui della questione nordirlandese?
R. - L’SDLP era il partito in cui Hume militava. Purtroppo l’eredita oggi è flebile; si dice che i due partiti, repubblicani e unionisti, che hanno contribuito al processo di pace sono stati in un certo modo sacrificati per il raggiungimento di questa pace. Il contributo di Hume è stato attivo, militante nel sostenere il raggiungimento della pace in uno scenario difficile: erano gli Anni Settanta e la legislazione del Nord Irlanda risaliva al 1920. Lui ha contribuito ad andare oltre le regole ormai passate rispetto ai tempi che stavano cambiando. Prima del Bloody Sunday, il movimento di protesta, soprattutto quello che stava crescendo nella parte cattolica di Derry, chiedeva diritti civili sulla scia di quanto stava accadendo negli Stati Uniti con i neri americani che protestavano; pensiamo al Reverendo Martin Luther King. Tutta una scia di pacifiche proteste prima che scoppiassero i Troubles, prima che scoppiasse il conflitto in Nord Irlanda. Hume si inserì in quella linea, in quello scenario e vi operò fino alla fine anche durante la difficoltà degli anni dei Troubles lavorò perché si riaffermassero i diritti attraverso una via pacifica. Nei suoi scritti si legge: “… purché le decisioni siano in mano alle persone, e non a qualche appartenenza, in mano non a chi cerca la divisione, ma a chi cerca l’unità”. E Hume aveva anche una visione di unità dell’Europa. Aveva trovato in David Trimble, la parte unionista che contribuì al processo di pace, un alleato ideale. Le loro visioni combaciavano nel cercare la pace tanto che, non potendo pronunciare due discorsi a Stoccolma, Hume lasciò a Trimble la parola. Ma non è stato solo la voce di una parte: è stato la voce sola del popolo del Nord Irlanda.
In questo momento lascia un’eredità che può essere una testimonianza importante: la fase storica è molto differente ma c’è bisogno di uomini di pace …
R. - C’è tanto bisogno di uomini di pace. Ho visto l’eredità di Hume soprattutto nella base, nelle persone che lo hanno amato tanto e che sono sicura ai suoi funerali parteciperanno in tanti. Vedo la sua eredità più che nella politica del Nord Irlanda, nella gente comune, in quelle persone che sono preoccupate per gli effetti che la Brexit può avere sul loro futuro e per gli effetti che la situazione, aggravata anche dalla pandemia, possono avere sulle generazioni successive. Vedo soprattutto lì l’eredità di John Hume e sono sicura che in questi giorni, nelle prossime ore, il tributo più grande sarà proprio quello della gente comune che lo vedeva come uno di loro. Non era sicuramente un notabile, tutt’altro. Era un uomo che si poneva con umiltà. La pace vera la vogliono veramente in tanti ora, soprattutto le giovani generazioni che la chiedono insieme alla pace.
Il cordoglio dei vescovi
"Uno dei più grandi costruttori di pace e sostenitori della giustizia sociale del nostro tempo”: così, in una nota a firma di monsignor Donal McKeown, vescovo di Derry, la Chiesa cattolica irlandese definisce John Hume. Hume “ha dedicato la sua vita al benessere di questa comunità – si legge nella nota episcopale – ad un costo non indifferente per se stesso”, tanto che “il suo nome è diventato sinonimo di dedizione alla causa della pace, qualunque siano gli ostacoli o le critiche”. “Costruttore di ponti – si legge ancora – Hume aveva trascorso alcuni anni in Seminario ed aveva sempre mantenuto quel forte senso cristiano di sentirsi chiamato ad essere un operatore di pace”. “Ha generato speranza nella comunità – conclude Monsignor McKeown – e per questo sarà ricordato come una delle grandi figure della sua generazione, sia a livello locale che mondiale”.
Gli fa eco Monsignor Eamon Martin, arcivescovo di Armagh e Primate d’Irlanda che definisce il compianto John Hume “un modello da seguire”, “una pietra di paragone per la pace”, “uno statista gigante” il cui nome “evoca ammirazione, rispetto e ringraziamento per una vita dedicata alla pace e alla giustizia sociale”, nella ricerca costante di “alleviare la povertà e fornire condizioni di vita decenti a tutti”, “sfidando le ingiustizie”. Monsignor Martin ricorda, poi, che nel 2012 Benedetto XVI aveva conferito a Hume un titolo di cavalierato, “in riconoscimento del suo impegno per la pace, la riconciliazione, la non violenza e la giustizia sociale” e per la promozione della “dignità della persona umana”. Hume “viveva secondo il principio ‘Non c’è forza se non si lavora insieme’ – ricorda ancora l’arcivescovo di Armagh - Il suo segreto era quello di incoraggiare la condivisione di idee e risorse per aumentare le speranze e le opportunità per tutti”. E il presule conclude: “Ora tocca a noialtri farci avanti ed essere tanto coraggiosi e determinati quanto lui”, che era “una persona speciale”.
Mercoledì i funerali
I funerali dello statista, rende noto la Chiesa irlandese, si terranno nella Cattedrale di Sant’Eugenio di Derry mercoledì 5 agosto, alle 11.30, e verranno celebrati nel pieno rispetto delle normative sanitarie anti-contagio da coronavirus. A presiedere la Messa sarà il vescovo locale, Monsignor McKeown. Sarà disponibile la diretta video.
Ultimo aggiornamento 03.08.2020 ore 17.30
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