Don Maiorana: a Lampedusa si lavora per ricomporre la comunità dell'isola
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Dopo le polemiche è il tempo dei fatti per Lampedusa e per i tanti migranti approdati sull’isola in cerca di una nuova possibilità. Nel pomeriggio di oggi sulla situazione si farà il punto a Palazzo Chigi con il premier Conte, il ministro dell’Interno Lamorgese e quello dell’Economia Gualtieri ma anche con il governatore della Sicillia Musumeci insieme al sindaco dell’isola Martello che, nei giorni scorsi, aveva paventato il blocco di tutte le attività ed i servizi.
Il governo cerca una soluzione
Secondo diverse fonti, l’esecutivo invierà in Sicilia tre navi-quarantena da 600 posti ciascuna per svuotare l'hotspot di Lampedusa ormai al collasso. La nave ong Sea Watch 4, con a bordo 353 migranti, sta viaggiando verso la nave quarantena GNV Allegra, ormeggiata nella rada del porto di Palermo. Sul tavolo dell’esecutivo poi ci sarebbe lo stop alle scadenze fiscali fino al 31 dicembre dell'anno prossimo e mutui agevolati per Lampedusa, in particolare, per i settori alberghiero e della pesca.
Una casa per accogliere
Ma come si stanno vivendo queste ore sull’isola? Risponde don Fabio Maiorana, viceparroco della chiesa di san Gerlando a Lampedusa:
R. - La situazione possiamo dire che è sempre la stessa. Avvengono sempre gli sbarchi in questo periodo e con l’estate molti migranti raggiungono le nostre coste, quindi il numero all'interno dell’hotspot è aumentato. Noi abbiamo dato la disponibilità come parrocchia della nostra Casa della Fraternità e quindi lì abbiamo la presenza dei bambini e delle mamme, mentre nell’hotspot si trovano gli uomini. Chiediamo soprattutto all'Europa che possa intervenire in questa situazione perché l’emergenza non finisce sull’isola di Lampedusa.
Nella casa quante persone accogliete?
R. – Le persone che ospitiamo sono sempre di passaggio perché a Lampedusa vengono identificati. Si tratta di solito di una cinquantina di persone anche di più ma non è un numero fisso perché poi vengono trasferiti nei centri d'accoglienza che ci sono in Sicilia e in altre parti d’Italia. Abbiamo aperto questa casa con il lockdown, all'inizio dell’emergenza coronavirus abbiamo dato la nostra disponibilità.
Il governo metterà sul piatto diverse proposte, l’invio di 3 navi quarantena per svuotare l’hotspot di Lampedusa e c'è poi la possibilità di dare aiuti come sgravi fiscali, mutui agevolati. Queste novità dai lampedusani come sono state accolte?
R. - Purtroppo ci sono logiche contrarie. C'è una parte dei lampedusani molto tenera e accogliente che si prodiga soprattutto su queste problematiche. C’è un'altra parte invece che oppone resistenza. Fa scioperi e pensa che il migrante sia il problema dell’isola ma in realtà non è un problema dell'isola. Qualcuno dice che i migranti sono in giro invece non si vedono e sono controllati quindi non sono un problema. Questa resistenza è un problema. Noi cristiani siamo chiamati a pregare perché i cuori siano aperti dinanzi a queste situazioni.
Di fronte ad una comunità così divisa quale è il contributo che la Chiesa è chiamata a dare?
R. - Ogni giorno sensibilizziamo con le Messe, nei momenti di preghiera. Per noi il Vangelo è chiarissimo: l'accoglienza è fondamentale perché saremo giudicati sull’accoglienza e sull’amore. Quindi ogni giorno come chiesa lanciamo sempre l’invito ad accogliere il diverso da noi, coloro che vengono da lontano.
Dal punto di vista economico, l’isola che momento sta passando? C’è il fenomeno migratorio ma anche il Covid...
R. - Come in tutto il resto d’Italia, il Covid si è fatto sentire però con la stagione estiva il lampedusano non si può lamentare. I turisti sono stati presenti e questo ha aiutato anche a risollevare un po' le famiglie di Lampedusa.
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