Nagorno-Karabakh: la tregua dura poche ore
Marco Guerra – Città del Vaticano
E’ stata violata la tregua umanitaria nella regione contesa del Nagorno-Karabakh, siglata ieri tra Armenia e Azerbaigian ed entrata in vigore alla mezzanotte fra sabato e domenica. I governi di Erevan e Baku si accusano a vicenda, rimpallandosi la responsabilità della violazione.
Le accuse reciproche
"Nonostante la dichiarazione di un nuovo cessate il fuoco umanitario, le forze armate azere hanno nuovamente violato l'accordo", ha scritto per primo su Facebook, Shushan Stepanyan, portavoce del ministero della Difesa armeno, sostenendo che ci fossero vittime da entrambe le parti. A sua volta, il ministero della Difesa azero ha denunciato che le forze armene hanno attaccato con colpi di mortaio e artiglieria "i dintorni della citta' di Dzhabrail" ed alcuni villaggi liberati lungo il fiume Araz.
La fragilità degli accordi
Le parti avevano raggiunto un intesa sulla tregua, sollecitata dai copresidenti dei Paesi del Gruppo di Minsk per la risoluzione del conflitto del Nagorno-Karabakh (Stati Uniti, Russia e Francia). Una settimana fa i due Paesi avevano accettato un primo cessate il fuoco, con la mediazione di Mosca, e anche quello non è mai stato rispettato.
Il contesto storico
Il Nagorno-Karabakh è una provincia abitata in maggioranza da armeni ma ricaduta in territorio azero dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991. Da circa trent’anni è un territorio conteso tra Armenia e Azerbaigian. Nei primi anni ’90 è stata combattuta una sanguinosa guerra, costata la vita a circa 30 mila persone. Dal 1994 è in vigore un accordo di cessate il fuoco, anche se non si è mai arrivati a una pace, malgrado la mediazione di Stati Uniti, Francia e Russia attraverso il cosiddetto Gruppo di Minsk.
Gli appelli e le preghiere del Papa
In queste settimane, Papa Francesco ha pregato più volte per la fine delle violenze in Caucaso e ha chiesto alle parti in conflitto di compiere gesti concreti di buona volontà e di fratellanza. Domenica scorsa, al termine della preghiera mariana dell'Angelus, Francesco ha espresso “partecipazione al dolore per la perdita di vite umane, per le sofferenze patite, nonché per la distruzione di abitazioni e luoghi di culto”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui