Sud Sudan: tutto pronto per un nuovo round di colloqui di pace
Marco Guerra – Città del Vaticano
Facilitare il dialogo politico tra le forze che hanno firmato nel 2018 "l’Accordo Rivitalizzato sulla Risoluzione del Conflitto in Sud Sudan” e quelle che ne sono rimaste volutamente fuori, per fare in modo che l’intesa sia sempre più inclusiva e il Paese più stabilizzato. Con questo obiettivo, dalla fine della prossima settimana ripartiranno i colloqui di pace per il Sud Sudan coordinati dalla Comunità di Sant’Egidio, che intende far riprendere il dialogo portato avanti fino a gennaio e febbraio scorsi - quando si sono tenuti due incontri importantissimi tra le parti, per gettare le basi per una collaborazione futura - poi interrotto a causa della pandemia del coronavirus.
2 milioni e mezzo di rifugiati interni
La Comunità di Sant’Egidio punta ad un coinvolgimento più ampio possibile di tutti i gruppi ribelli, dal momento che questi hanno forze militari in campo che possono destabilizzare il Paese, come dimostrano gli scontri e i combattimenti che si sono verificati nel periodo successivo all’interruzione delle trattative. La popolazione civile è la più esposta ad ogni tipo di violenza, compresi stupri e saccheggi, soprattutto se si considera la vulnerabilità dell’enorme numero di sfollati interni. Secondo le stime delle Nazioni Unite, sono almeno 2 milioni e mezzo i rifugiati interni sud-sudanesi e 2 milioni quelli che hanno trovato riparo all’estero.
Il ruolo delle Chiese
I negoziati di pace per il Sud Sudan sono stati al centro dei colloqui di ieri fra la Comunità di Sant'Egidio e il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, venuto in visita a Roma. Lo scorso 21 settembre è arrivato anche l’appello delle Consiglio delle Chiese del Sud Sudan (Sscc), che in una dichiarazione congiunta hanno esortato ad una rapida implementazione dell’Accordo del 2018 siglato ad Addis Abeba dal governo del presidente Salva Kiir e dal partito di opposizione guidato dal rivale Riek Machar. “L’attuazione di questo accordo significa mettere a tacere le armi, porre fine alla violenza sessuale e di genere, vivere in comunità pacifiche senza la paura di essere uccisi o derubati, proteggere bambini e donne e consentire la ripresa dell’economia e lo sviluppo delle infrastrutture”, hanno scritto i leader delle Chiese sud-sudanesi.
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