Venti anni fa ad Algeri gli accordi di pace tra Etiopia ed Eritrea
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Nel dicembre del 2000 fu l’autorevole mediazione dell’Organizzazione dell’Unità Africana (OUA), degli Stati Uniti e dell’Unione Europea a portare Eritrea ed Etiopia, in guerra da due anni, a mettere da parte le armi e a porre fine ad un conflitto doloroso per ambedue le parti. 19 mila i militari eritrei rimasti uccisi, altrettanti gli etiopi. La guerra si era scatenata per questioni di definizione dei confini e per il possesso della città di Badammè cinque anni dopo l’indipendenza dell’Eritrea dalla Etiopia. Il conflitto causò una fortissima emigrazione soprattutto delle popolazioni eritree. Disastrose le conseguenze economiche sia per l’Eritrea che per l’Etiopia. Una commissione dell’Onu lasciava la città di Badammè in territorio eritreo. Tuttavia Addis Abeba non ha ritirato il suo esercito dalla città fino al 2018.
Un conflitto mai sopito del tutto
Tra Etiopia ed Eritrea tutt’ora vi sono frizioni. Secondo Maria Grazia Enardu, docente di Relazioni Internazionali all’Università di Firenze, questo è frutto della profonda diversità dei due Paesi.
Da una parte l’Eritrea, poco più di 6 milioni di abitanti, si affaccia sul Mar Rosso, chiudendo ogni accesso al mare all’Etiopia, che a fronte della sua estensione e della sua grande popolazione, quasi 110 milioni abitanti, è potenzialmente in continuo ed esplosivo fermento.
La guerra in Tigray
Il nuovo conflitto esploso nella regione etiopica del Tigray potrebbe essere motivo di ulteriore scontro tra i due Paesi. Anche in questa zona ci sono forti istanze indipendentiste e Addis Abeba sta impegnando il suo esercito contro le milizie del Fronte di Liberazione popolare del Tigray (Tplf). Ma sul terreno si registrano anche incursioni di truppe eritree, in una situazione ancora da chiarire del tutto. Per la soluzione di questo nuovo conflitto il Papa ha rivolto le sue preghiere al Signore.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui