Di fronte alle moderne schiavitù non è possibile restare indifferenti
Adriana Masotti - Città del Vaticano
“Malgrado i grandi sforzi di molti, la schiavitù moderna continua ad essere un flagello atroce che è presente, su larga scala, in tutto il mondo (…), fa le sue vittime nella prostituzione, nella tratta delle persone, il lavoro forzato, il lavoro schiavo, la mutilazione, la vendita di organi, il consumo di droga, il lavoro dei bambini." Queste le parole che Papa Francesco pronunciava il 2 dicembre del 2014 nel corso della cerimonia per la firma della Dichiarazione contro la schiavitù da parte dei leaders religiosi, nella Casina Pio IV, in Vaticano. Francesco proseguiva: “E la cosa peggiore è che questa situazione, disgraziatamente, si aggrava ogni giorno di più”.
Lottare contro la schiavitù è un dovere per il cristiano
Ed è proprio per questo che l’annuale Giornata internazionale per l'abolizione della schiavitù, a ricordo del 2 dicembre 1949, data di approvazione da parte dell’Assemblea generale Onu della Convenzione sulla soppressione del traffico di persone e lo sfruttamento della prostituzione, non è mera retorica o celebrazione legata al passato. Papa Francesco ha parlato spesso delle nuove schiavitù, indicando nell’impegno per l'abolizione di questo fenomeno, nei fatti, un dovere prioritario per i cristiani.
E' necessario ascoltare il grido dei nuovi schiavi
“Anche oggi dobbiamo elencare molte forme di nuove schiavitù a cui sono sottoposti milioni di uomini, donne, giovani e bambini. (…) Come dimenticare i milioni di immigrati vittime di tanti interessi nascosti, spesso strumentalizzati per uso politico, a cui sono negate la solidarietà e l’uguaglianza?”, scrive il Papa nel messaggio per la Giornata mondiale dei poveri del 17 novembre 2019. Basti pensare a ciò che accade agli uomini e alle donne sequestrati e trafficati in Libia e spesso costretti con la forza a mettersi in mare. E il 10 febbraio dello scorso anno, all'Angelus, nella domenica in cui si faceva memoria di santa Giuseppina Bakhita, che visse la schiavitù, riferendosi in particolare alle vittime della tratta Papa Francesco dice: “Tutti possiamo e dobbiamo collaborare denunciando i casi di sfruttamento e schiavitù di uomini, donne e bambini". E supplica la santa di intercedere per tutti noi "affinché non cadiamo nell’indifferenza, affinché apriamo gli occhi e possiamo guardare le miserie e le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della loro dignità e della loro libertà e ascoltare il loro grido di aiuto”.
Non voler vedere significa essere complici
Ancora: nel videomessaggio per l’intenzione di preghiera per il mese di febbraio 2019 il Papa afferma: "Anche se cerchiamo di ignorarlo, la schiavitù non è qualcosa di altri tempi. Di fronte a questa realtà tragica, nessuno può lavarsi le mani se non vuole essere, in qualche modo, complice di questo crimine contro l'umanità". E ancora, contro il pericolo dell'indifferenza, ai partecipanti al secondo Forum internazionale sulla moderna schiavitù organizzato a Buenos Aires dall’arcidiocesi ortodossa nel maggio 2018, in un videomessaggio Francesco ricorda: la schiavitù "è una pratica che ha radici profonde e si manifesta ancora oggi in molte forme diverse". Il Papa parla poi di disinformazione a riguardo, ma anche di coloro che “non vogliono che si parli di questo, semplicemente perché ne traggono benefici elevati”. Invita poi a difendere i diritti di coloro che sono caduti in schiavitù e a “impedire che i corrotti ed i criminali sfuggano alla giustizia e abbiano l’ultima parola sulle persone sfruttate”.
La povertà e la disuguaglianza alla radice della schiavitù
Ma il Papa va ancora più al fondo della questione dicendo che non si supera il problema se non si affrontano le cause più profonde. Nei Paesi dove la popolazione soffre la povertà estrema, dove ci sono violenza e corruzione, non bastano le leggi ad impedire la schiavitù. Occorre dunque, affermava ancora Papa Francesco, vincere “ogni tipo di disuguaglianza, ogni tipo di discriminazione, che sono precisamente ciò che rende possibile il fatto che un uomo possa fare lo schiavo di un altro uomo”, e conclude: "Non possiamo fare i distratti (…). Il problema non sta sul marciapiede di fronte: mi coinvolge. Non ci è permesso guardare da un’altra parte e dichiarare la nostra ignoranza o la nostra innocenza”.
L'appello inascoltato dell'Onu
Nel 2004, l'allora segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, scriveva in un messaggio per la Giornata contro la schiavitù. "Oggi milioni di uomini, donne e bambini sono comprati e venduti come merce, spinti al lavoro forzato, tenuti come schiavi per scopi rituali o religiosi, oppure resi vittime di tratte transfrontaliere, spesso per essere avviati alla prostituzione. Tutte queste forme di schiavitù sono ripugnanti e devono essere sradicate". La realtà racconta che si è ancora ben lontani dal raggiungimento di questo obiettivo.
Oltre 40 milioni le persone coinvolte
Secondo i dati più recenti forniti dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), si stima che oltre 40 milioni di persone siano attualmente in schiavitù moderna, di cui 24,9 milioni nei lavori forzati, specie nei settori del lavoro domestico, nell’edilizia e nell’agricoltura, e 15,4 nei matrimoni forzati, mentre 4,8 milioni sarebbero le persone vittime dello sfruttamento sessuale forzato. Il termine schiavitù moderna, benché non sia definito per legge, è utilizzato per indicare tutte le situazioni di sfruttamento che un individuo non può rifiutare o lasciare a causa di minacce, violenze, coercizioni, inganni e abuso di potere, come ad esempio il reclutamento forzato di bambini nei conflitti armati. A 155 anni da quando la Camera degli Stati Uniti la abolì, la schiavitù attende ancora la parola fine, nonostante sia vietata nella maggior parte dei Paesi dove viene ancora praticata.
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