Festival e proposte di legge per istituire la Giornata della vita nascente
Marco Guerra – Città del Vaticano
Istituire il 25 marzo come ricorrenza nazionale per riscoprire la bellezza della vita, della genitorialità e della natalità. E’ quanto si propone il primo Festival nazionale per la Giornata della Vita Nascente, che si terrà sabato 27 marzo in modalità virtuale sui canali social delle oltre 40 associazioni promotrici e sul sito giornatavitanascente.org.
Il programma del Festival
Musica, interviste, storie, approfondimenti e tanto altro per raccontare lo spettacolo della vita prenderanno forma sabato con una sorta di talk show dalle 14:30 alle 17:30 , arricchito dal contributo di esperti di diversi settori e dei responsabili della realtà che animano l’evento. Tra gli altri parteciperanno il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, il ministro dei Trasporti Enrico Giovannini, l’economista Leonardo Becchetti, il regista Pupi Avati, l’attrice Beatrice Fazi, le conduttrici televisive Lorena Bianchetti e Licia Colò e il cantante Nek.
La presentazione delle proposte di legge
Intanto oggi presso la Camera dei Deputati un ampio fronte di parlamentari presenta alla stampa le proposte di legge già depositate per l’istituzione della Giornata della vita nascente. Le realtà associative proponenti sono convinte che una ricorrenza istituzionale contribuirà ad aprire un grande dibattito sui tema della maternità, della paternità e della procreazione e a creare un clima favorevole all’accoglienza della vita nascente e della vita fragile in generale. “Una legislazione a favore della famiglia e della maternità è certamente fondamentale – si legge sul sito dell’iniziativa -, ma non è sufficiente se non è accompagnata da un lavoro culturale che ricordi a tutti che dare la vita dà vita e che il sorriso di un bambino illumina il futuro e lo carica di speranza”.
Il fronte trasversale
L’idea del Festival prende le mosse dall’annuale fiaccolata ecumenica per la vita nascente svoltasi il 28 dicembre a Modena, voluta nel 2006 da don Oreste Benzi in persona e organizzata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Nel 2019 diverse sigle pro-life e associazioni familiari si sono messe insieme intorno ad un tavolo per dare una valenza nazionale a questa manifestazione che, a causa della pandemia, vedrà la sua prima edizione svolgersi on line. Tra le realtà aderenti il Movimento per la Vita, l’Associazione Nazionale Famiglie Numerose, Famiglie Nuove-Movimento dei Focolari, il Family Day, Pro Vita, Il Forum delle associazioni socio sanitarie, la Chiesa Evangelica “Gesù Fonte Acqua Viva”, l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, i i giuristi del Centro studi Rosario Livatino e molti altre ancora.
Morandini (Mpv): natalità priorità del Paese
“Bisogna coinvolgere in un grande dibattito pubblico il mondo della politica, dell’economia e della scienza e soprattutto le giovani generazioni perché saranno proprio loro ad avere le ricadute più pesanti se non porremo rimedio alla denatalità”, il vice-presidente del Movimento per la vita e già magistrato, Pino Morandini, spiega a VaticanNews gli obiettivi del Festival, sottolineando la trasversalità politica e confessionale dell’iniziativa, “è un fronte ampio, questo dice la ricchezza di questo tema che è una priorità per il Paese e per l’Occidente in particolare – prosegue -, per questo siamo grati a tutti i parlamentari che hanno presentato le proposte di legge, perché mamma, papà e bambini sono tutti uguali indipendentemente dalle appartenenze religiose e politiche e perché l’esperienza dice che ogni nuova vita alimenta la felicità e la solidarietà tra generazioni e fa bene anche all’economia”.
Trasmettere la bellezza della relazione
Il Festival, fra le altre cose, cercherà di analizzare sia le ragioni economiche sia quelle culturali dell’inverno demografico come riferisce ancora Morandini: “Vogliamo far emergere il fatto che alla denatalità concorrono sicuramente ragioni di natura economica ma è anche un elemento eminentemente culturale, dovuto alla felicità effimera del 'qui e subito'. La sfida - evidenzia - è trasmettere e far capire che c’è la felicità della relazione a medio e lungo termine, della famiglia, dello sguardo che sappiamo volgere con umanità all’altro”.
Alimentare la speranza nel futuro
In questo contesto la pandemia sembra alimentare la chiusura in sé stessi. “Anche in regioni dove ci sono interventi sostanziosi per la natalità – ricorda il vice-presidente del Movimento per la Vita – i dati dicono che in questo ultimo anno c’è stato un crollo delle nascite e che è prevalsa la paura per il futuro, noi dobbiamo alimentare cultura per la vita con uno stile dell’accoglienza e della mite determinazione”. “Aprirsi alla vita – conclude Morandini – significa fidarsi del futuro e credere che se ci apriamo all’accoglienza non viene del bene sono a noi ma a tutta la società. La debolezza delle relazioni viene proprio dall’impoverimento di queste esperienze”.
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