Malaria, un progetto dei medici Cuamm in Sud Sudan
Elvira Ragosta – Città del Vaticano
La malaria uccide ancora centinaia di migliaia di persone ogni anno. Per l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) sono 229 milioni i casi stimati nel 2019 e 409mila le vittime. Dimenticata ormai in Occidente, questa malattia è ancora pericolosamente presente in Africa, dove viene registrato il 94 per cento dei contagi. Nel 2020, col dilagare della pandemia da Covid-19, secondo quanto denunciato dal Fondo globale per la lotta all'Hiv, Tubercolosi e Malaria, le diagnosi di malaria si sono ridotte del 31%, lasciando presupporre che saranno molte di più le vittime, non curate in maniera adeguata. “Purtroppo è una di quelle patologie che assieme alla tubercolosi e all' HIV sta devastando il continente africano – dice a Vatican News don Dante Carrano, direttore di Medici con l’Africa Cuamm – ed è una patologia di cui sappiamo tutto dal punto di vista sanitario medico e che può essere anche curata, oltre che prevenuta”.
Il progetto di Cuamm in Sud Sudan
Migliorare la prevenzione e la diagnosi partendo dai villaggi dell’ex Stato di Amadi. Questo l’obiettivo del progetto che la ong sta portando avanti in Sud Sudan, dove nel solo 2020 ha registrato 331 mila casi di malaria e 243 morti; 128 mila erano bambini con meno di cinque anni, 114 dei quali sono morti. “Stiamo sostenendo cinque ospedali, cinque distretti – continua don Dante - in un Paese fra i più poveri e fragili al mondo. Facciamo educazione e distribuzione di zanzariere, che servono a prevenire la malaria, poi i test rapidi per diagnosticarla, supportando i laboratori, lì dove ci sono, e infine il trattamento della malattia. Tutto questo lo facciamo in sinergia con le autorità locali, in modo che alla fine del progetto queste attività possano camminare con le proprie gambe”.
Oms: sradicare la malaria in altri 25 Paesi entro il 2025
Un nuovo sostegno ai Paesi vicini all’eliminazione della malaria arriva dall’Organizzazione mondiale della Sanità, che pochi giorni fa, in previsione della Giornata mondiale, ha lanciato una nuova iniziativa, chiamata E-2025. Sono otto gli Stati aggiunti alla lista dei 17 che partecipavano alla campagna precedente ma che non sono ancora riusciti a sradicare la malattia: Guatemala, Honduras, Panama, Repubblica Dominicana, Corea del Nord, Sao Tomé-e-Principe, Thailandia e Vanuatu, nel sud Pacifico. Il successo nella lotta contro la malaria "è dovuto soprattutto alla volontà politica di porre fine alla malattia in un Paese dove è endemica", ha spiegato Pedro Alonso, responsabile del programma contro la malaria dell'Oms. A fine 2020, 24 Paesi erano riusciti a interrompere la trasmissione della malaria da almeno 3 anni, e tra questi 11 sono stati dichiarati liberi dalla malattia.
Come sconfiggere la malaria
Nel sottolineare l’importanza dell’iniziativa dell’Oms, il direttore di Medici con l’Africa Cuamm individua tre passaggi fondamentali nella lotta a questa malattia, partendo dalla necessità di fondi a quella di sviluppare le realtà ospedaliere. “Ma la malaria – ricorda - si combatte soprattutto nei centri sanitari periferici. Quindi occorre sviluppare e sostenere molto quella che viene chiamata in termine tecnico la Primary health care, cioè le cure sanitarie primarie. Assieme a questo, il terzo passaggio è quello di una raccolta affidabile”. Intanto, sul versante vaccini, quello sviluppato dall’Università di Oxford e sperimentato in Burkina Faso su 450 bambini, sembra avere un’efficacia del 77 per cento.
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