Haiti, rapimenti e violenze in aumento
Elvira Ragosta e Benedetta Capelli – Città del Vaticano
C’è apprensione per i rapimenti in aumento ad Haiti e che hanno come vittime sia civili che religiosi. Ci sono infatti cinque preti e due suore, di cui due di nazionalità francese, tra le 10 persone sequestrate due giorni fa nel nord est della capitale Port-au-Prince. Gli altri tre finiti nelle mani dei malviventi sono i familiari di un prete haitiano che però non è tra i rapiti. "Sono consapevole che lo Stato deve compiere maggiori sforzi nella battaglia contro questa catastrofe" ha ammesso il presidente Jovenel Moïse, assicurando che farà "tutto ciò che consente la legge per risolvere i problemi". Sospettata della responsabilità dell’accaduto è una banda armata, battezzata "400 Mawozo", attiva nell'area dove sono avvenuti i rapimenti. I sequestratori avrebbero chiesto un riscatto di un milione di dollari. Intanto, la Procura di Parigi, competente per i reati commessi all'estero contro cittadini francesi, ha aperto un'indagine per "sequestro di persona e sequestro di persona in una banda organizzata". Il Paese vive una situazione di grave insicurezza a causa della crisi sociale, economica e politica che sta attraversando ormai da tempo. In un comunicato firmato dall'arcivescovo della capitale, monsignor Max Leroy Mésidor, la Chiesa sottolinea che "da tempo assistiamo ad una discesa agli Inferi della società haitiana", dato che "la violenza delle bande armate" ha assunto "una proporzione senza precedenti".
Aumento dei rapimenti e delle violenze
I sequestri a scopo di estorsione sono aumentati negli ultimi tre-quattro anni. I malviventi rapiscono le persone per ottenere fondi per rifornirsi di armi e per rifornire le gang che hanno il controllo di alcuni quartieri. Così testimonia a Vatican News Maddalena Boschetti, missionaria genovese fidei donum, da 18 anni nel Paese e anima della missione di Mare-Rouge nel nord-ovest di Haiti, nella quale si curano i bimbi disabili. “Si parla dei religiosi perché evidentemente rapire un religioso, un prete, è un segno forte di una mancanza di rispetto – dice - , ma ormai non c'è più rispetto. Quello che si è perso in questi anni è il rispetto della persona umana. Ci sono violenze inutili, volute espressamente per umiliare e impaurire, su tutti coloro che vengono presi, anche senza arrivare al rapimento”. La missionaria fidei donum parla anche dei tanti rapimenti di cui non si hanno notizia perché passano in secondo piano e del fenomeno dei sequestri non denunciati dalle famiglie nella speranza di vedere il proprio caro tornare a casa.
La reazione della popolazione e il ruolo dei social network
Boschetti racconta poi di come la popolazione haitiana si sia organizzata per condividere sui social network Facebook e WhatsApp notizie, richieste di aiuto e consigli sulle zone da evitare per non correre rischi. “Abbiamo dei gruppi di sicurezza che durante la giornata ci aggiornano su dove e come passare, dove stare attenti, dove ci sono sparatorie o disordini, in modo da poter organizzare gli spostamenti per la giornata. Ecco, questa è la nostra normalità”. La missionaria fidei donum sottolinea anche come sui social circolino ormai diffusamente le immagini delle brutalità cui assistono le persone, che appaiono sul digitale a volte senza essere riportate sui giornali o rimbalzate all'estero.
Il controllo dei quartieri
Nella capitale haitiana di Port-au-Prince ci sono alcuni quartieri in cui le gang hanno un potere assoluto. “Due settimane fa -conclude Maddalena Boschetti - sono stati massacrati quattro poliziotti. Sono circolate sui social delle immagini terrificanti circa questi poveri corpi disintegrati. Questi video, che poi vengono fatti girare, documentano come si è perso il senso del limite nell'attaccare un essere umano. Questo credo sia il male più grande. Quello che è terribile è la violenza che viene applicata a queste persone, gratuita, inutile”.
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