Memorie: il ritratto di un giovane e inedito Marconi
Marina Tomarro - Città del Vaticano
Un dattiloscritto autografo scoperto di recente, quasi per caso, nella Bodleien Library ad Oxford, in cui un giovane Guglielmo Marconi raccoglie i suoi pensieri, ricostruisce le sue ricerche, esprime le sue idee sui grandi temi, si lancia in previsioni su quello che sarà il futuro della radio. Un documento che svela un tratto inedito del grande scienziato, con aneddoti personali e un'inaspettata vena ironica, e che è il cuore del libro "Guglielmo Marconi. Memorie 1895-1899. Prime note autobiografiche di un giovane inventore” a cura di Gabriele Falciasecca ed edito da Pendragon. Mentre infatti negli scritti ufficiali Marconi raramente lasciava trasparire emozioni o idee personali, in questo testo, che sarebbe dovuto rimanere privato se non fosse stato scoperto, vengono svelati aspetti poco conosciuti che ci raccontano del suo complesso e affascinante mondo interiore, con episodi divertenti che gli sono accaduti e particolari tecnici delle sue ricerche, importanti tasselli per capire l'intera sua vicenda scientifica.
Una scoperta fatta per caso
“La Marconi Company, quando cedette tutta la preziosa documentazione originale dello scienziato alla Bodleian Library di Oxford", spiega Gabriele Falciasecca, "nella Library fecero un lungo lavoro di ricatolarizzazione di tutti i documenti arrivati, e tra questi emersero alcune carte particolarmente interessanti e un mio amico, il professor Giovanni Paoloni che era lì in quei giorni, mi mandò alcune foto del dattoliscritto. Capii che eravamo di fronte a qualcosa di davvero unico, perché si trattava di scritture private di Marconi, quindi evidentemente non destinate alla pubblicazione”. “Quello che ne viene fuori – continua l’autore – è un ritratto di un giovane uomo molto sicuro delle sue ricerche e scoperte, che aveva già una visione futura di ciò che sarebbe successo, con una lucidità di alcuni passaggi che sembrano davvero essere stati scritti oggi”.
Il ricordo di Elettra Marconi
Alla presentazione del volume, nella sala della Radio Vaticana a lui dedicata, erano presenti anche la figlia e il nipote dello scienziato, la principessa Elettra Marconi e il principe Guglielmo Giovanelli Marconi. “Il periodo raccontato nel libro – racconta la principessa – lo conosco molto bene, perché è stato ricco di avvenimenti, che ho ricordato in varie celebrazioni. Ero presente sia in Francia, in occasione dell’anniversario della prima trasmissione radio, sia sulla Manica e poi in Irlanda, in occasione dei cento anni dalla prima regata che fece mio padre via radio nel 1898, la Kingstown, uno degli avvenimenti sportivi più rilevanti, così come all’America's Cup, la più importante regata del mondo. Ogni volta mio padre è stato ricordato con grande affetto e io ho sempre ricevuto un’accoglienza molto calorosa. Ripercorrere quindi questi passaggi attraverso il libro - prosegue Elettra Marconi - credo che sia molto bello e anche un incoraggiamento per quei giovani che, come lui, hanno la passione per la scienza e per l’elettronica. È importante che le nuove generazioni conoscano la storia di Marconi, perché lui ha lottato senza arrendersi e ha vinto dopo aver studiato e sperimentato tanto la sua invenzione, e penso che questo sia un insegnamento per tutti”.
Marconi e la Radio Vaticana
La figura di Guglielmo Marconi è strettamente legata anche alla Radio Vaticana, che fu ideata e costruita proprio dal grande scienziato e che da poco ha festeggiato i 91 anni dalla prima messa in onda con il radiomessaggio di Papa Pio XI il 12 febbraio 1931. “Marconi è alla radice della nostra storia come comunicatori vaticani", spiega padre Federico Lombardi già direttore della Sala Stampa della Santa Sede e della Radio Vaticana. "Tutto l’uso moderno della comunicazione dopo la stampa", ha ribadito, "è basato sull’esperienza e sull’iniziativa dello scienziato, nello sviluppare la telegrafia senza fili e l’uso delle onde elettromagnetiche per comunicare. Proprio per questo per noi è molto interessante leggere anche le prime esperienze che lui faceva, e vedere come già in queste c’erano le basi per un nuovo modo di comunicare e di servire l’informazione”.
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