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Forum Firenze. Il sindaco di Napoli: le città siano "hub" di confronto per i giovani

Gaetano Manfredi è tra i sessanta primi cittadini partecipanti al Forum di Firenze dove oggi, insieme ad altrettanti vescovi dei Paesi del bacino mediterraneo, si firma la Dichiarazione congiunta con proposte per la convivenza tra culture e popoli diversi: un impegno quanto mai urgente in questo tempo assediato dal conflitto

Antonella Palermo - Firenze

Nel capoluogo toscano i lavori del doppio Forum di sindaci e vescovi del Mediterraneo proseguono nonostante l'amarezza di sapere che domani il Papa non potrà venire qui a suggellarli. E' questa la giornata in cui si produce - nell'ambito di un'assemblea congiunta coordinata da Enzo Bianco, presidente ANCI e Vicepresidente CIVEX (Commission for Citizenship, Governance, Institutional and External Affairs di COR – Comitato Europeo delle Regioni) - la Dichiarazione di Firenze.

La Dichiarazione di Firenze

La Dichiarazione è un documento condiviso che contiene impegni e scopi da promuovere per il Mar Mediterraneo. La sua approvazione avviene a Palazzo Vecchio, la firma ha luogo nel Nuovo Auditorium del Maggio musicale fiorentino. I sindaci partecipanti oggi hanno modo di ascoltarsi reciprocamente alla luce degli interventi di Filippo Grandi, Alto Commissario ONU per i rifugiati e di Giampiero Massolo, Presidente ISPI – Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, nonché di Noemi Di Segni, Presidente Unione Comunità Ebraiche Italiane. Il tema - quanto profetico vista la degenerazione della situazione in Ucraina - è quello della diplomazia delle città come ponte tra l’Unione Europea e la Regione del Mediterraneo: pace, sviluppo sociale ed economico, cultura e relazioni interpersonali. 

Manfredi: politica e spiritualità viaggiano insieme

Che il duplice incontro, organizzato dagli amministratori delle città del bacino mediterraneo e dai vescovi dei Paesi bagnati da questo mare nostrum, abbia un alto valore simbolico è una convinzione espressa ai nostri microfoni da Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli, una delle città dove la sfida della convivenza tra culture ed etnie diverse pare stia producendo frutti interessanti:

Ascolta l'intervista a Gaetano Manfredi

"Napoli ha sempre accolto, durante tutta la sua storia, popoli di varie parti del Mediterraneo, con lingua, cultura e religione diverse e ha sempre metabolizzato questo percorso di inclusione", ci dice. "Anche nel suo dialetto ne è espressione". Manfredi spiega che Napoli ha vissuto sempre in modo molto produttivo l’integrazione e precisa: "In questa fase di grande ripresa dei conflitti, il ruolo di Napoli è anche quello di città di riferimento nel Mediterraneo". Il sindaco crede nell’importanza di questo convegno perché offre una rete unita delle città e degli Stati. "Può essere di riferimento per la cooperazione tra le nazioni".

"Le città diventino hub di confronto tra i giovani"

Manfredi ci tiene a dire che "non dobbiamo mai staccare la dimensione politica dalla dimensione spirituale perché il contributo di questa, a fronte dei problemi che stiamo vivendo in questo periodo, è fondamentale". Manfredi è soddisfatto della collaborazione con l'arcidiocesi guidata da monsignor Domenico Battaglia: "Sicuramente, per quanto riguarda i nostri giovani, dobbiamo portare avanti uno scambio permanente tra tutte le città del Mediterraneo che possa valorizzare i loro talenti e formare una nuova classe dirigente. Che le città diventino un hub di confronto tra i nostri giovani".

L'importanza del patto educativo per affrontare le fragilità sociali

L'investimento messo in campo in sinergia tra Comune e Arcidiocesi per contrastare la povertà educativa - di cui ampiamente ha parlato ieri nella sua relazione il professor Giuseppe Argiolas, Rettore dell'Istituto Universitario Sophia - è notevole. Manfredi sostiene che bullismo, disagio giovanile, disoccupazione derivano da questo problema, "fortemente aggravato dalla pandemia in un territorio dove le tante fragilità sociali l’hanno sempre alimentato". E conclude spiegando cosa è l'autentico bene comune: "significa mettere al centro il 'noi' e da parte un po’ l’io. Le grandi disuguaglianze con cui ci dobbiamo confrontare ogni giorno possono esere affrontate con un grande sforzo pubblico e privato per la dignità delle persone in modo che si riducano le grandi sofferenze delle nostre comunità che impediscono uno sviluppo equo". In questo modo si concorre anche a sconfiggere "le piccole prepotenze" che sfociano spesso nella grande criminalità organizzata. "Il disagio è un humus dove trova una sua forza. Una grossa presenza dello Stato può aiutare molto".

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26 febbraio 2022, 08:00