Ucraina: pronte le sanzioni europee. La Caritas a Kiev: abbiamo paura
Michele Raviart - Città del Vaticano
Via libera da parte degli ambasciatori dell’Unione Europea al primo pacchetto di sanzioni dopo il riconoscimento da parte della Russia delle repubbliche separatiste di Donetsk e di Lugansk. Secondo le prime indiscrezioni è previsto il bando di importazioni ed esportazioni da e verso i territori separatisti – sul modello di quanto già fatto con la Crimea – e la creazione di una black list economica individuale per politici, militari, operatori economici, esponenti dei meccanismi di disinformazione, come anche per i comandanti delle forze di peacekeeping russe e per i leader secessionisti.
La Germania blocca il gasdotto Nord Stream
Nelle prossime ore previste altre sanzioni “massicce e robuste” contro la Russia, ha dichiarato il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ha annunciato l’interruzione del processo di revisione del gasdotto Nord Stream, necessario per far funzionare il collegamento di idrocarburi tra la Germania e la Russia, senza passare proprio per il territorio ucraino. Nel mirino delle istituzioni europee anche le banche che stanno finanziando le operazioni militari russe. “C’è unità di intenti da parte degli Stati membri”, ha comunicato la presidenza francese, che in questo semestre guida l’Ue, e “c'è determinazione a prendere sanzioni mirate contro le persone coinvolte". La via del dialogo resta essenziale, ma stiamo già definendo nell'ambito dell'Unione Europea misure e sanzioni nei confronti della Russia”, ha confermato anche il presidente del consiglio italiano Mario Draghi.
La Russia archivia gli accordi di Minsk
Putin, intanto, rassicura di “non voler ricostruire un impero” e di poter garantire forniture di gas senza interruzioni. La Russia, poi, fa sapere il portavoce del Cremlino, rimane aperta a tutti i “contatti diplomatici”, perché una rottura renderebbe tutto peggiore. Gli accordi di Minsk-2 sul Donbass - stipulati tra Russia, Ucraina, Francia e Germania e che avrebbero dovuto gestire l’uscita dalla crisi già nel 2015 - tuttavia, ribadisce il portavoce russo, “non sono più in agenda”, perché “le garanzie di sicurezza ora per la Russia sono la priorità massima".
Zelensky: non prenderemo in considerazione le richieste dei separatisti
Mosca “riconosce le repubbliche ucraine separatiste all’interno degli attuali confini”, ha ribadito invece il ministro degli Esteri russo Lavrov, dopo che la Duma, la camera bassa del parlamento russo, ha approvato il “trattato di amicizia, cooperazione e mutuo soccorso” tra la Federazione Russa e le repubbliche separatiste, presentato ieri da Putin dopo il riconoscimento. Gli stessi parlamenti dei separatisti a Lugansk e a Donetsk hanno ratificato l’accordo, durante una riunione straordinaria. Da parte sua il presidente dell’Ucraina Zelensky ha affermato che non prenderà in considerazione le richieste dei separatisti di ritirare le truppe ucraine ancora presenti nelle parti del Donbass ancora sotto il controllo di Kiev. Per la Cnn, poi, l’Ucraina starebbe prendendo in considerazione di rompere le relazioni diplomatiche con Mosca.
La Caritas a Kiev: prepariamo piani di emergenza
È arrivato a circa 90 mila, poi, il numero di civili in fuga dalla regione ucraina del Donbass, che secondo il governo di Mosca sono riparate ore in Russia. “Abbiamo paura, perché non sappiamo che cosa succederà domani”, spiega da Kiev padre Vyacheslkav Grynevych, direttore di Caritas Spes Ucraina, “speriamo che Dio sia con noi e anche la comunità internazionale, ma dopo il discorso di ieri di Putin è tutto più difficile”. “Come Caritas Spes”, spiega, noi continuiamo il nostro lavoro e aiutiamo i poveri, ma vediamo che in questo momento tanti bambini con cui collaboriamo hanno bisogno di un aiuto psicologico per questa situazione”. “Prepariamo diversi piani di emergenza”, sottolinea, qualora la situazione dovesse andare fuori controllo, un piano di evacuazione, ma speriamo che tutto questo rimanga solo sulla carta.
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