L'Ue candida Ucraina e Moldavia: un segno di vicinanza, ma tempi lunghi
Alessandro Di Bussolo e Michele Raviart – Città del Vaticano
Ieri sera, parlando al Consiglio europeo dopo il sì dell’Ue alla candidatura ucraina, insieme a quella moldava, da Kiev il presidente Volodymyr Zelensky ha ringraziato, uno ad uno, tutti e 27 i Paesi membri. Al presidente del Consiglio italiano Mario Draghi, ad esempio, ha detto “L’Italia è al nostro fianco. Grazie mille, signor primo ministro! Grazie per la sua forza, per la sua perseveranza. Grazie per aver dimostrato che i principi delle persone perbene sono davvero il fondamento dell’Europa”.
Ue disponibile anche alla candidatura della Georgia
Annunciando su Twitter l’approvazione dello status di candidato Ue per Ucraina e Moldavia, il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ha definito la decisone “un momento storico”, annunciando che il Consiglio ha inoltre “deciso di riconoscere la prospettiva europea della Georgia ed è pronta a concedere lo status di candidato una volta affrontate le priorità in sospeso. Congratulazioni al popolo georgiano. Il futuro della Georgia è nell’Unione Europea”.
De Leonardis: una sconfitta strategica per la Russia
"È un passo avanti e un ulteriore sostegno verso l’Ucraina", spiega il professor Massimo De Leonardis, direttore del dipartimento di Scienze Politiche dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, "ed è un’altra pesante sconfitta per la Russia, se vogliamo, perché in fin dei conti la Mosca ha iniziato questa crisi sostenendo che era stata provocata dal continuo allargamento della Nato verso est e il risultato è stato che Svezia e Finlandia hanno chiesto ammissione alla Nato." "La precedente crisi tra Russia e Ucraina, quella del 2014, che si è conclusa con l’annessione della Crimea", sottolinea, "era iniziata proprio perché Mosca si era opposta all’accordo di associazione che era stato stretto allora tra Ue e Ucraina e che era propedeutico all’ingresso nell’Unione. Da lì iniziarono gli avvenimenti, con la cacciata del presidente filorusso dell’Ucraina. Adesso vediamo che non solo l’Ucraina, ma anche la Moldavia, ricevono lo status di candidato, quindi direi che strategicamente è una sconfitta per la Russia.
Una scelta politica e strategica
I tempi tuttavia potrebbero essere molto lunghi. "Ci dovranno essere delle corsie preferenziali perché questi Paesi non rispecchiano al momento quelli che sono i criteri abbastanza stringenti che l’Ue pone per diventare membri" , spiega ancora. "Bisognerà quindi essere tolleranti a riprova che questo vuole essere un gesto di natura soprattutto politica e simbolica. Bisogna vedere se questa prospettiva di ingresso nell’Unione Europea possa essere messa sul tavolo del negoziato per ottenere un accordo per il cessate il fuoco", ribadisce. "Che poi questa decisione possa essere interpretata come un passo a favore della pace o meno questo è piuttosto dubbio", conclude, perchp "come sappiamo all’interno dell’Ue ci sono posizioni alquanto differenziate nei confronti di questo conflitto. Alcune più intransigenti, come ad esempio la Polonia o gli Stati baltici e altre che cercherebbero, come Francia, Germania e Italia, una soluzione negoziata".
Mariupol rischia la catastrofe epidemiologica
Intanto Vadym Boychenko, il sindaco di Mariupol, la città ucraina sul Mar d’Azov, simbolo della resistenza all’invasione russa, occupata dall’armata rossa dopo la strenua resistenza dei difensori chiusi nelle acciaierie Azovstal, denuncia il rischio di una catastrofe epidemiologica. Parla di circa 9 mila tonnellate di spazzatura indifferenziata in città, di malattie infettive per le condizioni igieniche precarie, tra le quali non esclude colera e dissenteria Dappertutto sepolture in terra, le fognature fuori uso, manca l’acqua potabile.
I difensori di Severodonetsk forse pronti alla resa
Sul fronte di battaglia, secondo le milizie separatiste filorusse del Lugansk i difensori trincerati nello stabilimento chimico Azot di Severodonetsk sono disposti ad arrendersi se verrà garantita l'incolumità dei civili. In precedenza il governatore ucraino dell'Oblast, Sergiy Gaidai, aveva affermato che i soldati presenti nella fabbrica stavano valutando un ritiro.
Presto nuove armi dagli Stati Uniti
Intanto gli Stati Uniti annunciano che forniranno a Kiev altri 450 milioni di dollari in aiuti militari, tra cui sistemi missilistici avanzati. Dall’inizio dell’invasione russa Washington ha offerto 6,1 miliardi di dollari all’Ucraina in assistenza alla sicurezza.
Lavrov: nelle aree liberate molti non vogliono tornare con Kiev
Da Mosca, il ministro degli esteri Sergei Lavrov afferma che “non ha senso continuare a negoziare con Kiev nelle stesse forme che si sono sviluppate negli ultimi 8 anni” durante i quali gli ucraini avrebbero “rotto l'accordo di Maidan del febbraio 2014 e poi gli accordi di Minsk”. Lavrov spiega che quando si riprenderanno le trattative, la Russia terrà conto della situazione sul campo, perché in molte aree liberate “la maggioranza della popolazione non vuole tornare sotto il controllo di Kiev”.
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