Sud Sudan, la tragedia di una sanità devastata dalla miseria
Francesca Sabatinelli - Nyang
Il Sud Sudan paga ancora il prezzo della sua gioventù. Il Paese che tra pochi giorni, il 9 luglio, celebrerà gli 11 anni della sua indipendenza da Khartoum, è ancora uno dei più poveri e sottosviluppati al mondo, qui girano più armi che cibo e non esistono le strutture necessarie alla sopravvivenza del suo stesso popolo. La sanità resta una delle sfide più drammatiche, con livelli di assistenza base quasi inesistenti. E gli allarmi si susseguono. Come quello che in questi giorni riguarda il rischio di una nuova epidemia di colera, dopo la notizia di due mesi fa di un focolaio nello Stato di Unity, nel campo sfollati di Bentiu, che il cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin visiterà il prossimo 6 luglio. Un pericolo che si è ora esteso al confinante Stato dei Laghi, dove l’arrivo degli sfollati potrebbe portare con sé l’infezione. Al Centro sanitario governativo di Nyang, nella contea di Yirol East, a partire dalla prossima settimana partirà una campagna vaccinale, accompagnata da una massiccia campagna informativa.
Una disperata richiesta di aiuto e supporto
Lo sconforto dei 19 operatori sanitari presenti nel Centro di Nyang, sostenuti da Medici con l’Africa Cuamm, cresce con il pensiero rivolto alle persone distanti decine di chilometri che sarà molto difficile raggiungere. È uno degli aspetti più critici: la lontananza delle persone dai centri sanitari, il che vanifica spesso importanti azioni di prevenzione e di pronto intervento. Come a Thian, nella stessa contea, dove l’unica struttura sanitaria esistente è talmente disastrata da non essere in grado di supportare la popolazione, dove i bambini non vengono vaccinati e dove qualunque piccolo problema fisico può portare alla morte. Altro grave problema, la mancanza di personale a fronte di una popolazione in continua crescita che costringe i pochi operatori presenti a Nyang a turni impossibili. “C’è bisogno di aiuto e di supporto”, è la disperata richiesta del dottor Abraham Taban, responsabile sanitario della contea che, all’elenco di patologie come colera, diarrea, polmonite e Hiv, aggiunge il morso dei serpenti, che in Sud Sudan costituiscono un pericolo mortale.
Un’emergenza senza fine
Il Centro sanitario di Nyang, vive in perenne emergenza, oltre a ricevere i pazienti esterni, dagli 80 ai 120 al giorno, nei reparti vengono accolti casi di malnutrizione infantile, si forniscono assistenza prenatale e al parto, supporto ai malati di Hiv e alle vaccinazioni, il tutto in mancanza di farmaci adeguati e di spazio per i posti letto necessari. Robert Chekata, è il coordinatore sanitario del Cuamm a Yirol East, è lui a far irrompere violentemente l’attualità internazionale nei problemi del Sud Sudan: “La guerra in Ucraina ha ricadute sulla consegna di alimenti da parte del World Food Program, il Programma alimentare mondiale, alle persone che sono ricoverate al centro di Nyang, l’unico cibo che ricevono se non arriva quello delle famiglie. E al momento qui ci sono pazienti malnutriti. E questa è solo una delle tante sfide che ci troviamo a dover affrontare”.
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