Pakistan, dopo l'alluvione aumenta il rischio di malattie infettive
Michele Raviart - Città del Vaticano
Le acque alluvionali si stanno ritirando da 48 ore e si prevede un ritorno alla normalità entro due mesi, ma quello che ha colpito il Pakistan rimane un “disastro epocale”. Così le autorità hanno infatti definito le conseguenze delle inondazioni che da metà giugno hanno colpito un terzo della superficie del Paese asiatico e in particolare le provincie meridionali del Sindh e del Balucistan. I monsoni e l’esondazione dell’Indo e di altri importanti bacini idrici hanno colpito 33 milioni di persone. Oltre 1.500 le vittime, tra cui 552 bambini; 13 mila i feriti, 4 mila i minori.
Il pericolo delle malattie infettive
Oltre ai danni materiali e alla distruzione di case e infrastrutture, il problema maggiore per le centinaia di migliaia di sfollati che vivono da settimane a cielo aperto è quello delle malattie infettive favorite dall’acqua stagnante, come malaria, dengue e dissenteria. Solo nella provincia del Sindh i casi di malaria sono stati 588, oltre 10 mila quelli sospetti e quasi 18 mila quelli di dissenteria. Dal primo luglio le persone che si sono recate negli ospedali da campo nelle zone alluvionate sono oltre due milioni. Ad aggravare la situazione anche le temperature superiori ai quaranta gradi che stanno favorendo malattia della pelle e problemi respiratori.
Più di tre milioni di bambini a rischio
I più vulnerabili sono donne e bambini: 16 milioni le vittime del disastro secondo l’Unicef che indica in quasi 3 milioni e mezzo i ragazzi che rischiano la vita. “Le operazioni di soccorso e salvataggio sono ancora estremamente difficile da portare a termine”, spiega la stessa Unicef in un comunicato, sottolineando l’arrivo di una terza tranche di aiuti da 36 tonnellate di forniture mediche e umanitarie. 110 i voli umanitari partiti da tutto il mondo, la maggior parte dei quali provenienti dagli Emirati Arabi Uniti e dagli Stati Uniti. La distribuzione degli aiuti potrebbe poi migliorare a breve, grazie al ripristino della viabilità nei giorni scorsi di un’autostrada chiave del Balucistan.
Il primo ministro Sharid chiede più aiuti
I danni calcolati sono di 30 miliardi di dollari, con una ripercussione sul Pil calcolata tra il 3 e il 5%. In un’economia che già era in difficoltà, l’inflazione ha raggiunto il 27%. Quasi due milioni le case distrutte, circa 400 i ponti abbattuti. L’aiuto dall’esterno è quindi indispensabile, come ha ricordato il primo ministro pakistano Shahbaz Sharid, intervenuto a Samarcanda al vertice dell’Organizzazione della cooperazione di Shangai, chiedendo aiuto ai Paesi più ricchi, specialmente quelli considerati responsabili del cambiamento climatico.
Le conseguenze del cambiamento climatico
Gli scienziati del World Weather Attribution (WWA) hanno infatti ribadito che a contribuire all’alluvione, considerata un evento rarissimo che aveva l’1% di probabilità di accadere, sono stati gli effetti del cambiamento climatico. ll monsone è arrivato in Pakistan prima del previsto e le piogge di luglio ed agosto sono state più intense del 190% rispetto alla media degli ultimi 30 anni, con medie del 466% nel Sindh, con picchi di precipitazione anche otto volte più pesanti della media nel solo mese di agosto.
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