Ancora violenza in Cisgiordania, cinque palestinesi uccisi in diversi scontri
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Nuova giornata di sangue ieri in Cisgiordania, con cinque palestinesi uccisi dell’esercito israeliano in diversi incidenti e una soldatessa israeliana investita intenzionalmente da un palestinese e ferita un modo grave. La tensione è ancora altissima in Terra Santa dopo gli attentati e gli scontri di mercoledì scorso a Gerusalemme e Nablus. Con le ultime vittime sono salite a 136 quelle palestinesi e 31 le israeliane negli ultimi otto mesi del 2022, numeri drammatici di una violenza che per Israele sarebbe "fomentata in particolare da Hamas e dalla Jihad islamica, che puntano ad una militarizzazione della lotta. Per questo l’esercito israeliano ha dislocato in Cisgiordania ben 26 battaglioni, il doppio rispetto all’inizio dell’anno.
Israele manda più soldati in Cisgiordania
Ma sempre più spesso l’ingresso di queste nuove truppe nei villaggi viene accolta con una forte opposizione popolare, come è accaduto ieri a Beit Umar, alla periferia di Hebron, quando due jeep militari hanno subito un guasto ed i soldati sono stati circondati da una folla minacciosa. Che secondo Israele avrebbe iniziato a sparare e lanciare ordigni, costringendo i soldati a rispondere al fuoco per mettersi in salvo. Così sarebbe stato ucciso un militante di al-Fatah, il 44.ne Mufid Khalil che è stato poi sepolto con onori militari.
I due fratelli ventenni morti vicino a Ramallah
In circostanze simili sono morti poco dopo a Kafr Ayn, nei pressi di Ramallah due fratelli ventenni, Jawad e Zafer Rimawi. Le urla strazianti del padre sono state subito rilanciate dai media palestinesi e hanno forse innescato l'istinto di vendetta in Mamun Fayez Abu Ali, 45 anni e padre di cinque figli, che ha travolto con la sua auto una soldatessa israeliana di 20 anni ed è stato poi ucciso da altri soldati. In serata è morto anche un agente dei servizi di sicurezza palestinesi, Raed Ghazi al-Naasan, 21 anni.
La delicata transizione tra i governi Lapid e Netanyahu
Dura la reazione del premier palestinese Mohammed Shtayeh, che ha fatto appello alla Comunità internazionale per "fermare la macchina per uccidere israeliana". Queste violenze arrivano nel delicato momento del passaggio di consegne tra il governo israeliano uscente di Yair Lapid e quello del premier incaricato Benyamin Netanyahu. Ma gli alleati di Netanyahu di estrema destra accusano l'Autorità nazionale palestinese di Abu Mazen di fomentare il terrorismo, e chiedono di usare maniere forti sia verso i palestinesi, sia verso gli israeliani progressisti che si identificano con la loro causa. Ma ex responsabili della sicurezza israeliana avvertono che il governo compirebbe un grave errore strategico se rinunciasse alla cooperazione di sicurezza con Abu Mazen.
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