Juneteenth, per ricordare la fine dello schiavismo ed educare all'antirazzismo
Beatrice D’Ascenzi – Città del Vaticano
Una giornata simbolo di un cambiamento epocale. Ogni anno il 19 giugno negli Stati Uniti si celebra un evento cardine per la storia dei diritti umani, la liberazione degli schiavi afroamericani nel Paese, ricordato con il Juneteenth, meglio conosciuto come il Freedom Day. In questa data infatti nel 1865, le truppe federali del generale Gordon Granger irruppero nella città di Galveston in Texas proclamando l'obbligo di liberare tutti gli schiavi dello stato, ultimo della Confederazione a non aver ancora abolito la schiavitù.
Già nel 1863 il presidente Abraham Lincoln aveva promosso la creazione del tredicesimo emendamento che aboliva lo schiavismo in tutti gli Stati americani. Ma, a causa della guerra civile in corso, la scelta non era stata attuata contemporaneamente nel resto delle federazioni. L’emendamento infatti passò al Senato solo nell'aprile del 1864 ed alla Camera dei rappresentanti nel gennaio 1865. Ma per avere una valenza giuridica l’emendamento doveva essere ratificato da almeno il 75% degli Stati, e per questo motivo la Georgia giocò un ruolo fondamentale nella lotta allo alla schiavitù quando il 6 dicembre del 1865, applicando il tredicesimo emendamento, rese possibili l’estensione del divieto a tutti gli altri Stati americani.
La scelta di Biden
Il Freedom day è considerato dalla popolazione statunitense come la festa afroamericana più longeva della storia del continente, e proprio per la sua importanza e per il suo seguito è stato rinominato "il secondo Giorno dell'Indipendenza d'America". Un evento capace di resistere addirittura alla segregazione razziale, dove ai neri era impedito di utilizzare parchi e strutture pubbliche per celebrare questo giorno coì importante, spingendo la comunità afroamericana a mettere insieme i propri fondi per acquistare terreni per celebrare la loro liberazione. La Juneteenth infatti è una celebrazione dal forte carico simbolico, il cui obiettivo non si limita a quello di celebrare la fine dello schiavismo, ma anche ad educare i giovani all’antirazzismo e a spingere gli americani a riflettere sulle discriminazioni razziali attraverso la memoria storica del recente passato. Proprio per la sua rilevanza, la celebrazione è stata riconosciuta come festa federale nel 2021, dal presidente Joe Biden. Un tentativo di sottolineare l’importanza dei diritti degli afroamericani, che a 158 anni di distanza continuano a confrontarsi con razzismo e discriminazioni.
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