Senegal, le violenze rischiano di minacciare la stabilità del Paese
Sofiya Ruda – Città del Vaticano
Ancora tesa la situazione in Senegal, dove è salito ad almeno 16 morti e più di 350 feriti il bilancio degli scontri tra dimostranti e forze dell’ordine. La polizia ha arrestato 500 persone, alcune delle quali hanno usato molotov e armi. I disordini sono scoppiati dopo la condanna del leader dell’opposizione Ousmane Sonko a due anni di reclusione per corruzione di minori. L’accusa, secondo i manifestanti, è stata costruita per impedirgli di candidarsi alla presidenza il prossimo anno.
La tensione rimane alta
“La condanna di Sonko spinge verso la direzione dell’incandidabilità del leader dell’opposizione e questo ha fatto esplodere la piazza, anche su richiesta dello stesso direttivo del partito di Sonko, il PASTEF”, spiega a Radio Vaticana – Vatican News Roberto Valussi della rivista dei comboniani Nigrizia. “Fino a quando non si delinea internamente il quadro", spiega, "la situazione rimarrà a dir poco in stato di fibrillazione".
I disordini nel Paese
La vicenda in realtà va avanti da marzo 2021, ovvero da quando Sonko è stato chiamato ad andare in questura per i primi accertamenti riguardo a un’accusa di stupro mossa dalla dipendente di un salone di bellezza di Dakar, continua il giornalista. “La piazza si era mobilitata per protestare contro questa manovra in cui si sospettava l’intenzione del governo di tagliare fuori un leader in forte ascesa. In Senegal solo negli ultimi sette anni ci sono stati almeno altri due casi significativi di esclusione di figure dell’opposizione via processi giudiziari, giudicati di natura dubbia da molti osservatori esterni”.
La democrazia in Senegal
“Le prospettive per il Senegal sono tutt’altro che rassicuranti al momento. Da Paese modello di stabilità democratica per decenni adesso si ritrova infuocato da polemiche e da moti di piazza”. La situazione è abbastanza delicata, prosegue Valussi, anche per l’intenzione e le ambiguità del presidente Macky Sall di candidarsi al terzo mandato. “C’è senz'altro il rischio di un acuirsi delle tensioni di piazza con il conseguente rischio di repressioni più poliziesche e brutali da parte delle forze dell’ordine. Questo potrebbe portare ad un impoverimento della legittimità delle istituzioni democratiche in Senegal”.
Un Paese giovane
Le proteste sono guidate principalmente dalla parte giovane del Paese, che ripone molta fiducia in Sonko. “Una grande fetta dell’elettorato di Sonko è a livello di età molto giovane. Il Senegal, in generale, è un Paese con un’età media molto bassa rispetto all’Italia, piuttosto in linea con gli standard dell’Africa occidentale”, sottolinea l’esperto. “Sonko fa appello a quelle masse di giovani che vivono del lavoro e che sono al di fuori dell’establishment, che hanno trovato nel partito PASTEF un’alternativa al potere più costituito e tradizionale di Macky Sall. Sonko è riuscito a guadagnare tanta popolarità anche a discapito dagli altri partiti principali dell’opposizione che erano stati al governo fino a poco tempo fa. Ha una capacità di mobilitazione abbastanza trasversale che fa particolarmente appello sui giovani, ma non solo, perché è riuscito a erodere consenso anche agli altri partiti”.
La società civile
In questo momento le crisi sono piuttosto limitate nel tempo. Le attività economiche si paralizzano, la circolazione e la logistica vengono completamente bloccate e ci sono un numero di feriti significativo, oltre ai morti, prosegue Valussi. La Croce Rossa ha soccorso all’incirca 350 manifestanti e 36 membri delle forze dell’ordine. “Però come impatto generale sull’economia o sulle condizioni di vita, il tutto è abbastanza limitato al momento degli scontri e poi si ritorna alla vita normale subito dopo. Per adesso a Dakar – conclude – sembrano avviati a ritornare verso la normalità che però è molto tremolante”.
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