Il detenuto che fa origami per i bimbi malati: "Sono supereroi"
Roberta Barbi – Città del Vaticano
Supereroi. È la parola chiave di questa storia, in cui i protagonisti sono i bambini, quelli più sfortunati che devono lottare un giorno dopo l’altro per sopravvivere, come i bambini malati ricoverati nel reparto di Oncoematologia del policlinico di Bari, che intorno a Pasqua si sono visti recapitare un dono inaspettato, assai più gradito del classico uovo: pupazzi di carta, grandi, bellissimi, orsacchiotti ma anche supereroi e perfino una macchina, realizzata con perizia, quella di chi è profondamente esperto nell’antica arte degli origami. L’altro ingrediente è la pazienza, ma quella ne sviluppa tanta chi vive in carcere perché sta scontando una pena, e ne ha tanta di più se ha dovuto combattere anche lui in prima persona con il male più grande: quello di vedere un figlio soffrire, nello specifico di diabete. Perciò il protagonista è anche lui, il donatore di questi pupazzi: un papà detenuto che ha messo a disposizione la capacità appresa dalle sue mani, facendo fruttificare il tempo, spesso vuoto, della detenzione. “I bambini sono rimasti stupiti e naturalmente contentissimi di questo regalo”, racconta a Vatican News don Raffaele Sarno, cappellano dell’istituto di pena di Trani che ha aiutato il detenuto a realizzare questo sogno, in collaborazione con l’associazione Apleti Ets che ha fatto da tramite.
“Siate forti e coraggiosi, come i vostri beniamini”
Li ha esortati a essere supereroi, come quelli dei cartoni animati che tanto amano, il detenuto di Trani, nella lettera di accompagnamento che ha mandato ai bambini assieme agli origami: “Supereroi era un termine ricorrente nella lettera di questo papà – rileva ancora don Sarno – con questo dono la sua intenzione era alleviare per un poco la sofferenza dei piccoli degenti, spingerli ad essere forti e coraggiosi, desiderosi di guarire, dei veri e propri guerrieri come lo è anche suo figlio che ogni giorno combatte contro il diabete”. Tra i piccoli destinatari, però, una bambina di tre anni, che aveva ricevuto da Trani proprio il suo supereroe preferito fatto di carta, non ce l’ha fatta: “È volata in cielo – prosegue il cappellano – mi piace pensare che i suoi ultimi momenti li abbia trascorsi abbracciata a questo eroe di carta”.
L’empatia nel dolore, occasione di riscatto per chi ha sbagliato
Sono tante le molle che hanno spinto il papà detenuto di Trani al gesto che ha fatto: “Sicuramente c’è la sofferenza del proprio figlio che ha creato empatia verso questi bambini malati – ha spiegato don Raffaele Sarno – ma non credo sia così semplice, ritengo piuttosto che questo gesto semplice, spontaneo e sincero sia da inquadrare in un percorso più ampio di revisione del proprio passato per aprirsi, in futuro, a una nuova mentalità, a un nuovo stile di vita. In questo senso la sofferenza provocata e quella provata, qui si sono trasformate in amore. L’amore provoca riflessione e una spinta positiva verso il domani, almeno io qui i segnali di riscatto li vedo tutti”. Uno di questi segnali è certamente il pianto liberatorio che si è fatto il papà ristretto quando don Raffaele gli ha raccontato la risonanza che aveva avuto, anche sui media, il dono che a lui era venuto dal cuore. E la commozione, ancora più della maxi forza o della velocità supersonica, è un tratto distintivo dei supereroi.
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