Ucraina, a Izyum si lavora per la ricostruzione. L'appello per le scuole
Giovanni Tonello – Izyum (Ucraina)
A Izjum, città del sud-est ucraino, occupata nel 2022 per sei mesi dalle truppe russe che hanno portato distruzione e morte, oggi si è usciti dalla crisi umanitaria generata dalla guerra grazie all’arrivo di importanti aiuti e si lavora sul sostegno psico-emotivo di chi ha vissuto e subìto violenza. Fondamentale è l’impegno per la ricostruzione delle infrastrutture, grazie anche all’intervento di organizzazioni non governative come la Fondazione Avsi, che opera a supporto degli istituti educativi locali, laddove tutte le scuole sono state danneggiate e molte sono andate completamente distrutte. Lo testimonia con dolore Maksym Strelnyk, vice capo dell'amministrazione militare, titolo che viene utilizzato durante il periodo di conflitto per indicare il vice sindaco.
Come affrontate oggi le conseguenze dell’occupazione russa?
Izyum è stata occupata dall'esercito russo per quasi sei mesi. Durante questo periodo, le infrastrutture della città sono state distrutte in modo significativo, compresi gli edifici residenziali, i servizi pubblici, le infrastrutture sociali, umanitarie e industriali, incluse le imprese private. Molte persone sono state torturate e maltrattate fisicamente, e siamo anche a conoscenza dei crimini di guerra commessi dagli occupanti russi: 447 corpi sono stati riesumati a Izyum, e la maggior parte di essi, come stabilito dalle analisi, purtroppo, testimoniano la violenza. Tutto questo è stato registrato e sarà sottoposto alle autorità internazionali in modo che venga fatta giustizia. Nel periodo dell’occupazione, gli abitanti di Izyum hanno attraversato momenti molto difficili, in città c'è stata una vera e propria crisi umanitaria, le persone soffrivano la fame, non avevano cibo, né acqua, né accesso alle comunicazioni, e neanche la possibilità di essere informati. Dopo la liberazione da parte delle Forze armate ucraine, il 10 settembre 2022, le autorità cittadine hanno iniziato a lavorare per stabilizzare la situazione umanitaria. Siamo grati a tutti i partner internazionali che ci hanno aiutato e oggi, in linea di massima, la situazione umanitaria è stabile. Le istituzioni e le organizzazioni stanno aprendo, le persone ricevono kit umanitari, elettrodomestici e beni per la casa e le farmacie sono operative. C’è però una questione che resta urgente: il ripristino degli alloggi. I 246 palazzi di Izyum che esistevano prima della guerra sono tutti danneggiati, sedici sono completamente distrutti e non possono essere ricostruiti. Più di 3.000 case private sono danneggiate. L'inverno si avvicina e la necessità più sentita è quella di ricostruire le abitazioni. Stiamo inoltrando richieste di materiali edili. Stiamo invitando diverse squadre di tecnici in modo da poter effettuare le riparazioni delle abitazioni. Questa è la necessità più urgente. C'è anche bisogno di attrezzature comunali, perché gli occupanti russi hanno rubato la maggior parte dei trattori, dei bulldozer e dei camion della spazzatura. Anche il settore dell'istruzione a Izyum è stato gravemente compromesso. Prima della guerra c'erano 11 scuole, ora sono tutte danneggiate, non ne è rimasta nemmeno una senza danni, sei sono completamente distrutte e non possono essere ripristinate. L'insegnamento offline per i bambini è vietato, quindi i bambini studiano online. C'è bisogno degli strumenti, dagli smartphone ai tablet, ai laptop, ai computer, che possano permettere ai piccoli residenti di Izyum di ricevere un’istruzione. A Izyum è stata installata la rete Internet, quindi l'accesso non è un problema, il problema è nell'attrezzatura. Oltre a tutto questo abbiamo bisogno di rifugi antiaerei, e per questo chiediamo ai nostri partner internazionali di aiutarci a costruirne. “Tutte le scuole sono danneggiate o completamente distrutte. È necessario aprire istituzioni educative e creare condizioni di sicurezza per il futuro!
Come ha vissuto lei l’occupazione? È rimasto in città? Le è stato impedito?
Ho lasciato la città quando era già circondata dall'esercito russo, il 14 marzo 2022. E’ in quel momento che abbiamo saputo che i russi erano riusciti ad attraversare il fiume Siverskyi Donets e che avevano circondato la città. Il capo dell'amministrazione regionale ha ordinato a tutti noi dipendenti pubblici di lasciare la città, perché potenzialmente poteva essere occupata, come poi è successo sotto l'occupazione. Siamo stati costretti ad andarcene, ma per tutto il tempo siamo rimasti nelle vicinanze, non abbiamo mai lasciato la regione di Kharkiv, eravamo nel distretto di Izjum, ed eravamo in contatto con i residenti che, purtroppo, sono rimasti sotto l’occupazione. Chi riusciva a mettersi in contatto con noi descriveva la situazione e noi ci organizzavamo per fornire loro assistenza, abbiamo persino organizzato diverse evacuazioni, indicavamo le strade che potevano essere utilizzate per passare nel territorio controllato dall'Ucraina. Siamo stati sempre in contatto con gli abitanti di Izyum che erano sotto occupazione, tranne nei momenti in cui i russi annunciavano il coprifuoco di 24 ore e gli abitanti non potevano uscire. Ma accadeva raramente, abbiamo persino organizzato il trasferimento di kit umanitari e medicinali attraverso la diga di Pechenihy, la cosiddetta "strada della vita". All'epoca, il sindaco Valeriy Marchenko forniva aiuti umanitari attraverso questa strada, e si parla di centinaia di chilogrammi di aiuti umanitari e di migliaia di medicinali che sono stati trasferiti a Izyum durante la sua occupazione.
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