I giornalisti, sentinelle della guerra in Ucraina per non abituarsi al male
Andrea De Angelis - Otranto
Un anno fa al Festival di Otranto la guerra in Ucraina era assoluta protagonista. Oggi il tema continua ad essere centrale, ma sono numerose le testate che, con il passare dei mesi, sono chiamate a fronteggiare il rischio di ogni conflitto armato: dimenticarlo. In più occasioni Papa Francesco ha chiesto che non ci si abitui a questa ed altre guerre e, rispetto anche e soprattutto al mondo del giornalismo, il compito è di rispondere a tale appello. I giornalisti, in questo modo, diventano sentinelle e contribuiscono a formare un'opinione pubblica che metta al centro la costruzione, la ricerca della pace. “Corto circuito Mediterraneo. Tensioni e conseguenze della crisi ucraina sul Mare Nostrum” è il titolo del panel che ha concluso la terza e penultima serata della XV edizione del Festival Internazionale dei Giornalisti del Mediterraneo, in corso ad Otranto, e di cui Radio Vaticana - Vatican News è media partner. A moderare il confronto è stato il giornalista Paolo Di Giannantonio, che ha sottolineato in particolare gli effetti della guerra nel Mediterraneo, già teatro di numerose problematiche legate anche, ma non solo, al tema dell'immigrazione.
Le crisi nel Mediterraneo
Dario Giacomin, ammiraglio della Marina presso il comitato militare di NATO e UE a Bruxelles, ha sottolineato come il Mediterraneo abbia un ruolo importante "non solo per risolvere le crisi, ma anche per prevenirle", ma oggi vede un "accumularsi di crisi", si pensi all'Isis. Centrale è poi la questione alimentare. "C'è un obiettivo delle Nazioni Unite, lo Zero Hunger, per arrivare al cosiddetto obiettivo fame zero entro il 2030. In realtà ci stiamo allontando da questo obiettivo perché il numero delle persone malnutrite sta aumentando negli ultimi anni". Dunque non solo è "fondamentale studiare le ragioni", ma comprendere che centrale resta il tema "del controllo da parte delle nazioni delle vie di comunicazione". Questo vale anche per le condotture sottomarine, dove passano ingenti quantità di materie ed è fondamentale proteggerle. Niccolò Zancan, giornalista de “La Stampa”, è intervenuto tra l'altro sul rapporto tra Italia e Libia e sulle tensioni degli ultimi anni. "Il Mediterraneo deve fare presto i conti con quanti morti ci sono in questo mare, persone che partono fondamentalmente proprio dalla Libia e poi dalla Tunisia". Secondo il giornalista l'Italia ha, di fatto, "appaltato la sua frontiera alla Libia", affidando a Tripoli la questione legata alle partenze. Tutto ciò si traduce nella "tremenda questione di chi si deve occupare delle persone che si trovano in mezzo al mare". Secondo il relatore, sono spesso persone inaffidabili, per questo è ancor più dirimente tornare a "interessarsi del confine, del suo controllo". Una soluzione, ha concluso, è rivendicare con forza una missione europea.
Una pace giusta
Marco Peronaci, ambasciatore italiano presso il Consiglio Atlantico NATO a Bruxelles, alla domanda se ci siano speranze di arrivare ad una soluzione in Ucraina, ha risposto che "certamente la pace si fa solamente con il nemico, ma per essere sostenibile deve rispettare la logica di un aggredito e di un aggressore". Il diplomatico ha parlato di "cinismo spudorato" di Mosca nel continuare a bombardare i granai, da cui l'affermazione che "la pace ad ogni costo non può essere sostenibile". Ad essere sostenuti, in tal senso, devono essere gli ucraini e per far questo occorre quella che Peronaci ha definito una "pazienza strategica" che porti alla difesa di un ordine internazionale giusto ed equo. Corrado Zunino, giornalista de “La Repubblica”, ha raccontato la sua testimonianza di inviato in Ucraina, in particolare di un tragico fatto che ha vissuto in prima persona. "Il mio stretto collaboratore in Ucraina, Bogdan Bitik, era diventato un grande amico. Quando andiamo nei luoghi di crisi - ha spiegato - simili persone ci permettono di osservare in profondità, ma anche di avere una memoria storica del Paese dove ci troviamo". Lo scorso 26 aprile Zunino e Bitik si sono recati a Kherson, dove non c'erano militari ucraini, ma i civili. "Non era una città rasa al suolo, abbiamo deciso di provare a fare un servizio". Zunino aveva il giubbotto addosso, Bitik non lo aveva. "Molti poi mi hanno raccontato che è uno degli errori che si fanno spesso". "Ci siamo avvicinati ai piloni del ponte, in quel momento escono due militari ucraini che ci urlano di andare via. Ci allontaniamo immediamente, siamo a un metro l'uno dall'altro, in quell'istante sento bruciare la spalla e cadere lui a terra. Molto probabilmente lo stesso proiettile che l'ha ucciso aveva trapassato, superficialmente, la mia spalla. A quel punto sono andato via ricordando che queste erano le istruzioni in caso di attacco, girandomi per vedere se era a terra il mio amico. Lui era fermo, colpito a morte. Io sono caduto, mi sono rialzato, andando via da quel punto e ho continuato a correre riparandomi poi su un montarozzo, senza essere certo di essere uscito dalla linea di tiro del cecchino russo. Ferito, sono stato portato in ospedale da un passante. Successivamente ho saputo che nella notte gli ucraini avevano tolto dal ponte il suo corpo".
Economia e satira
La serata si era aperta con il panel dedicato al “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Riforme e investimenti”. A fare il punto sull’attuazione del grande intervento approvato nel 2021 dall'Italia per rilanciare l'economia dopo la pandemia di COVID-19 è stato il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il PNRR Raffaele Fitto, intervistato da Mauro Giliberti, inviato di “Porta a Porta”. A seguire il panel “Castigare ridendo. Satira, informazione e politica alla prova della verità”. Ospiti sono stati Federico Palmaroli, autore di “Le più belle frasi di Osho”, Eddie Settembrini, autore di Lercio.it, e Manuel De Rossi, vignettista satirico di “Prugna”. Ha moderato il giornalista Alessio Lasta. Molti dei relatori sono stati ospiti nello studio mobile di Radio Vaticana allestito ad Otranto.
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