Medici Senza Frontiere: a Gaza gli ospedali sono al collasso
Leone Spallino – Città del Vaticano
La situazione sanitaria nella Striscia di Gaza è drammatica. Gli ospedali non hanno più personale e rifornimenti medici, devono fare i conti con la distruzione delle infrastrutture e con gli attacchi contro le ambulanze. Le stesse strutture sanitarie sono state oggetto di bombardamenti nei giorni scorsi. Maurizio Debanne, portavoce di Medici Senza Frontiere Italia spiega le condizioni nelle quali stanno operando gli ospedali di Gaza. “Mancano i medicinali - denuncia Debanne - siamo costretti a usare l'aceto e operiamo persone anche senza anestesia. Tutto questo deve finire e può finire solo con un cessate il fuoco che deve essere immediato”.
Gli aiuti bloccati oltre il valico
La situazione è grave perché il personale internazionale e i rifornimenti sono bloccati fuori dal valico di Rafah, in Egitto. “Il valico è stato aperto alcune volte in uscita e, in misura minore, anche in entrata - prosegue Debanne - ma il numero dei camion che hanno portato aiuti all'interno della Striscia dall'inizio del conflitto, il 7 ottobre scorso, è infinitamente minore a quelli che, prima dell'attacco, ogni giorno attraversavano i confini di Gaza per entrare a portare aiuti. Parliamo di una sottilissima striscia di terra dove vivono più di 2 milioni di persone, già molto dipendente dagli aiuti umanitari. E' chiaro che la riduzione di questi aiuti sommata al conflitto sta portando a una crisi umanitaria enorme”. Per il portavoce di Medici Senza Frontiere, ci sarebbero 26 tonnellate di aiuti in attesa di entrare, ma l’intensità del conflitto non permette l’accesso dei camion nella Striscia. “Rimangono scorte ancora per pochi giorni e gli aiuti di molti gruppi umanitari sono pronte oltre il valico. Abbiamo anche noi un’equipe di medici d’urgenza in attesa di entrare, ma ad ora è impossibile per questo chiediamo un cessate il fuoco immediato”.
Le vittime del conflitto
I civili sono sempre più le vittime di un conflitto che non risparmia abitazioni, infrastrutture civili e sanitarie. “Qualche ora fa abbiamo ricevuto una testimonianza di un medico palestinese che lavora all'ospedale di Al-Quds - prosegue Debanne - ha perso la casa e vive e lavora in ospedale, dove sono anche rifugiate tantissime persone civili, non ferite, ma che comunque vi hanno trovato un rifugio che è ritenuto luogo più sicuro rispetto alle loro case o a quel che ne resta”. Per quanto riguarda i pazienti, si registra una forte presenza di minori tra coloro che si recano in ospedale. I bambini uccisi dall’inizio dello scontro armato risultano essere diverse migliaia. Debanne afferma che "all'ospedale di Al-Shifa arrivano in ospedale bambini feriti, a volte senza nemmeno i genitori, gridando e chiedendo del padre o della madre; spesso non sappiamo se si sono persi o se sono morti sotto le bombe". L'afflusso dei pazienti continua senza sosta, e Medici Senza Froniere chiede, così come chiedono le agenzie delle Nazioni Unite e chiede la diplomazia internazionale, un cessate il fuoco immediato, perché, conclude Debanne, "c'è veramente bisogno che non ci siano più bombe e razzi, che si fermi il fuoco delle armi e che si lavori affinché tutte le vite che si possono salvare possano essere salvate immediatamente. Non si può aspettare un minuto di più”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui